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Polveriera Bangladesh

Come si temeva la rivolta in Bangladesh ha dato modo agli estremisti islamici di cavalcare le proteste e di colpire gli indù che sono sotto attacco in 27 distretti del paese.La Jamaat-e-Islami del Bangladesh è l'organizzazione sorella della Jamaat-e-Islami del Pakistan.è uno degli istigatori e dei beneficiari locali delle rivolte e del colpo di Stato che ha costretto alla fuga Sheikh Hasina che ha lasciato il Bangladesh lunedì pomeriggio e al momento si trova in India per decidere i suoi prossimi passi.Mentre la Jamaat in Pakistan ha perso il favore dell'establishment pakistano, la Jamaat in Bangladesh è ancora estremamente vicina all'establishment pakistano (e questo è un eufemismo).

Intanto il governo degli Stati Uniti ha revocato il visto per gli Stati Uniti all'ex premier del Bangladesh Sheikh Hasina come hanno confermato fonti vicine al Dipartimento di Stato.Il figlio di Hasina, Sajeeb Wazed Joy, vive in Virginia, negli Stati Uniti ma non è chiaro se Hasina avesse in programma di recarsi negli Stati Uniti. I resoconti hanno suggerito che Hasina stava considerando di presentare domanda di asilo nel Regno Unito, dove vivono sua sorella (Sheikh Rehana) e sua nipote (Tulip Siddiq MP) . Lo stesso ha fatto il Regno Unito dove secondo le norme non è possibile richiedere asilo dall'esterno quindi l’unica possibilità è Sheikh Hasinarichieda prima asilo in qualsiasi paese terzo sicuro in cui si rechi, che in questo caso è l'India. Per cercare di capire cosa sta davvero accadendo in Bangladesh abbiamo intervistato Giovanni Giacaloneanalista, saggista ed esperto di terrorismo, profondo conoscitore delle dinamiche del subcontinente indiano.

Che idea si è fatto di quanto accade in Bangladesh, protesta spontanea poi degenerata in protesta islamista oppure gli islamisti (come qualcuno pensa), si sono nascosti dietro agli studenti?

La questione è complessa. In sintesi, le proteste sono scoppiate in seguito al reinserimento del sistema di quote per gli impieghi pubblici riservate ai familiari dei reduci della guerra d’indipendenza dal Pakistan del 1971. Ogni anno circa 3mila posti di lavoro sono aperti a circa 400mila laureati, ma molti restano esclusi. Questo sistema era stato sospeso nel 2018 proprio dal governo Hasina in seguito a numerose proteste. A inizio giugno 2024 però la Corte Suprema ha dichiarato illecito il provvedimento, su richiesta dei familiari dei reduci, reintroducendo il sistema.Dunque, la questione non riguardava il governo Hasina, anche se la risposta governativa è stata molto dura e controproducente.Come già avvenuto in Egitto e Tunisia durante le “primavere arabe”, gli islamisti hanno infiltrato e cavalcato delle manifestazioni legittime ed inizialmente pacifiche con lo scopo di avvicinarsi al potere.

Possibile che il premier sia stato costretto alle dimissione e alla fuga proprio perché ha usato il pugno di ferro contro gli estremisti islamici?

E’ molto probabile. Teniamo conto che nel 2009 il governo laico della Awami League istituiva l’“International Crimes Tribunal” con lo scopo di perseguire gli islamisti della Jamaat attivi con l’esercito pakistano e i suoi collaboratori durante il genocidio del 1971. Durante il suo governo, ben cinque leader islamisti sono stati giustiziati con l’accusa di aver commesso crimini contro i bengalesi.Inoltre, nel 2010 la Awami League ha reintrodotto il laicismo come uno dei pilastri della propria Costituzione, pur riconoscendo l’Islam come religione nazionale.

Tutti fattori mai digeriti dagli islamisti che hanno accusato la Hasina di miscredenza e di perseguitare i musulmani.

Chi sono questi estremisti, quanti sono e cosa vogliono?

La Jamaat e-Islami del Bangladesh è nata come branca bengalese della Jamaat pakistana; molti dei suoi vecchi membri hanno combattuto a fianco del Pakistan nella guerra di indipendenza del Bangladesh nel 1971.Difficile fare una stima di quanti siano, ma nelle elezioni del 2008 la Jamaat prese circa 3,186,384 (4,3%).Nel 2013 la Corte Suprema proibì alla Jamaat di partecipare alle elezioni dell’anno successivo.Nel 2018 però, emerse che ben 22 candidati arruolati dall’opposizione alla Hasina erano membri della Jamaat, al punto che lo stesso leader della National Unity Front, Kamal Hossain, definì tale mossa “un errore”. Di fatto, la Jamaat ha sempre cercato di infiltrare l’arena politica bengalese, come del resto sanno fare i Fratelli Musulmani, di cui la Jamaat è espressione ideologica locale.

Dopo l’attentato di Dacca del 1º luglio 2016 dove morirono 22 civili e 5 attentatori (tra i quali c’erano nove italiani), sul jihadismo in Bangladesh è calato il silenzio. In realtà sappiamo che la situazione è gravissima.

La situazione è estremamente grave. In seguito alla formazione del ramo bengalese dell’ISIS nel 2015, gli attacchi contro apparati di governo, stranieri e minoranze religiose, in particolare quella Hindu, sono aumentati notevolmente. Dal 1998 è inoltre attivo il gruppo Jamaat-ul-Mujahideen, legato ad al-Qaeda.Basti pensare che dal 2013, oltre 40 laicisti sono stati assassinati da questi gruppi locali.Dal 2015 le autorità bengalesi hanno lanciato una politica di “tolleranza zero” nei confronti dell’estremismo e del terrorismo islamista. Non a caso Sheikh Hasina e il suo governo sono diventati nemici dell’Islam radicale nel Paese.

Il governo degli Stati Uniti ha revocato il visto per gli Stati Uniti all'ex premier del Bangladesh Sheikh Hasina e lo stesso hanno fatto in Inghilterra. Perché? Forse temono le proteste dei bangladesi ?

La Gran Bretagna ha una diaspora bengalese vastissima, la più vasta in Europa e in questo momento è anche in seria difficoltà con gli scontri tra bande islamiche e britannici. Accogliere la Hasina getterebbe ulteriore benzina sul fuoco. Gli Stati Uniti invece stanno facendo esattamente quello che hanno fatto durante le “primavere arabe” in Egitto e Tunisia, sostenendo l’islamismo radicale. Non sorprende visto che molte delle alte cariche dell’amministrazione Biden sono le stesse dell’era Obama e sappiamo tutti molto bene come Obama abbia svolto un ruolo fondamentale nello sdoganare l’islamismo radicale in politica.

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