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San Vito di Cadore, la giunta dichiara ineleggibile l’opposizione per le cause ambientali. Ma a querelarli è stato anche il Comune

San Vito di Cadore, la giunta dichiara ineleggibile l’opposizione per le cause ambientali. Ma a querelarli è stato anche il Comune

Fuori dal consiglio comunale di San Vito di Cadore tutta la minoranza, per ineleggibilità dei suoi tre componenti. La colpa? Hanno fatto causa in passato contro gli espropri di terreni da parte dell’Anas, che sta costruendo la contestatissima variante del paese, e sono stati citati per danni dal commissario prefettizio che ha retto il Comune […]

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Fuori dal consiglio comunale di San Vito di Cadore tutta la minoranza, per ineleggibilità dei suoi tre componenti. La colpa? Hanno fatto causa in passato contro gli espropri di terreni da parte dell’Anas, che sta costruendo la contestatissima variante del paese, e sono stati citati per danni dal commissario prefettizio che ha retto il Comune fino alle elezioni dello scorso giugno. La decisione è stata adottata a maggioranza nel corso di una seduta segreta che si è svolta nel municipio ad un passo da Cortina d’Ampezzo. Un colpo di mano della maggioranza del sindaco Franco De Bon, che con la sua lista Nuova Generazione 3.0, aveva sconfitto la Lista Bucaneve di Anna Rosa Martinelli De Bona? O soltanto la doverosa applicazione della legge?

Già le vicende di San Vito avevano scatenato polemiche, nei mesi scorsi, facendo diventare il piccolo Comune un caso nazionale, per la richiesta di risarcimento danni intentata a 25 cittadini, per eccesso di cause di fronte alla giustizia amministrativa. Adesso il voto del consiglio contribuirà a creare un nuovo caso, perché i tre consiglieri di minoranza rischiano di non poter essere eletti, proprio sulla base della causa intentata contro di loro dal Comune.

La convocazione del consiglio in seduta segreta aveva suscitato curiosità ai piedi dell’Antelao. Era indicata solo la motivazione all’ordine del giorno: “Incompatibilità alla carica ex art. 63 del Decreto legislativo 267/2000 e successive modificazioni – Dichiarazione definitiva di incompatibilità ai sensi dell’art. 69, comma 4, del DLgs 267/2000”. Era bastata la consultazione della legge citata (Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali) per capire che qualcosa di grosso stava bollendo in pentola.

L’articolo 63 prevede, infatti, che non può ricoprire la carica di consigliere comunale (incompatibilità) “colui che ha lite pendente, in quanto parte di un procedimento civile od amministrativo, con il comune”. L’articolo 69 prevede che il consiglio comunale contesta agli interessati la causa di ineleggibilità e questi hanno 10 giorni di tempo per fornire spiegazioni. Poi il consiglio comunale “ove ritenga sussistente la causa di ineleggibilità… invita l’amministratore a rimuoverla”. Se non lo fa, il consiglio lo dichiara decaduto. Contro la deliberazione si può presentare ricorso in Tribunale. La seduta del consiglio ha cristallizzato, con il voto dei sette consiglieri di maggioranza, questo iter.

È un caso piuttosto anomalo perché riguarda tutti i tre consiglieri di minoranza: Annarosa Martinelli, Paolo Brovedani e Silvia Darsiè De Sandre. I tre sono stati molto attivi nelle iniziative di un folto gruppo di cittadini che ha presentato ricorsi contro la variante di San Vito, dalla procedura tormentata. Solo nel 2023 sono stati avviati i cantieri per la nuova strada di attraversamento, a valle del paese, sopra l’argine del Boite. I cittadini avevano cercato inutilmente di fermare i lavori a colpi di carte bollate. In un primo tempo era stata Anas ad essere in ritardo, visto che la variante era prevista per i Mondiali di sci di Cortina del 2021, ma non se ne era fatto nulla. L’anno scorso l’improvvisa accelerazione, grazie anche alle Olimpiadi Milano Cortina 2026.

A maggio il commissario prefettizio Antonio Russo, come aveva raccontato ilfattoquotidiano.it, aveva fatto causa ai cittadini, sostenendo che il Comune dal 2020 in poi aveva dovuto sostenere spese legali per 64mila euro e aveva subito un danno d’immagine per 80mila euro. In totale, 144mila euro. Sembra essere questo, ora, l’intralcio per i tre consiglieri che si sono visti citare, loro malgrado, in una azione giudiziaria avviata dal Comune. Possono rinunciare personalmente ai vecchi ricorsi amministrativi avviati con la pubblica amministrazione, il che farebbe venir meno la causa di ineleggibilità, ma non possono sottrarsi al procedimento civile avviato da Russo, al cui posto è ora subentrato il sindaco De Bon.

Essendo segreta, non è trapelato nulla sulla discussione avvenuta nella seduta del consiglio comunale, dove però gli interessati hanno replicato alle contestazioni spiegando di essere stati tirati in ballo nella vicenda civile dalla stessa amministrazione comunale.

Alle elezioni di giugno la lista di De Bon aveva preso l’81,85 per cento dei voti, le minoranze il 18,15 per cento. Ma l’astensione è stata altissima, avendo votato solo 478 persone, il 55,39 per cento degli 863 aventi diritto. Inoltre le schede bianche erano state 25 e quelle nulle 37. Se invece di inserire una scheda bianca o nulla, gli elettori avessero disertato i due seggi, il numero dei votanti si sarebbe fermato al 48,2 per cento. La capogruppo alla Camera dei Deputati di Alleanza Verdi Sinistra, Luana Zanella, ha presentato tempo fa un’interrogazione al ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, chiedendo spiegazioni sulle cause intentate ai cittadini dal commissario prefettizio.

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