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Parigi 2024: il bronzo nell’inseguimento a squadre unica gioia in una giornata devastante per le formazioni azzurre

A Tokyo tre anni fa ci avevano letteralmente fatto saltare dalla sedia. Insieme alle medagli d’oro dell’atletica quella dell’inseguimento a squadre su pista, era stata la medaglia che più aveva emozionato, per come era arrivata, per il record del mondo, per la straordinaria rimonta sulla Danimarca. Ci siamo ritrovati lì, senza record del mondo e senza finale per l’oro ma con la Danimarca a contenderci l’ultimo gradino del podio, quello che vale comunque una medaglia olimpica. E come tre anni fa il quartetto azzurro ha vinto, anzi ha stravinto, battendo i danesi piuttosto nettamente e facendoci di nuovo sobbalzare dalla sedia nell’entusiasmo di una rimonta guidata da Filippo Ganna, Francesco Lamon, Jonathan Milan e Simone Consonni. Molte volte si sente dire di una medaglia di bronzo che vale come un oro; mai come questa volta è vero. E non è un modo di dire fine a se stesso, utile solo a ricercare scusanti: il ciclismo su pista avrà sempre di più specialisti esclusivi alla pista e nessun corridore su strada. L’Italia ha vinto il bronzo con 4 ciclisti su strada. Fate voi.

Brutte anzi bruttissime notizie da due formazioni azzurre impegnate nelle rispettive competizioni. Hanno perso sia la pallavolo maschile che la pallanuoto maschile sconfitte in maniera diversa ma con modalità che fanno male. Tanto male. Senza appello la sconfitta dell’Italvolley che perde con un netto 3-0 con i padroni di casa della Francia. Una partita senza appello, senza storia, giocata fin da subito senza la personalità necessaria per affrontare queste partite in condizioni climatiche piuttosto sfavorevoli; la batosta è arrivata, forte e diretta come una pallonata in faccia ed è una batosta che non sarà facile da smaltire in vista della finale per il bronzo con gli Stati Uniti. L’Italia esce ridimensionata e vede per l’ennesima volta sfumare il sogno di un oro olimpico che resta dunque un tabù.

Brutta sconfitta, dicevamo, anche per la pallanuoto maschile che perde ai quarti di finale con uno degli avversari storici, l’Ungheria, soltanto ai rigori. Partita caratterizzata da una svista arbitrale clamorosa, alla fine del secondo quarto: gol del 3 a 3 di Condemi, gli azzurri esultano, ma l’arbitro annulla. Al numero 6 viene fischiato un fallo violento, reo di aver colpito al volto il suo avversario; il direttore di gara non solo non convalida la rete, ma concede all’Ungheria un rigore, da cui arriva il 4-2 dello scatenato Manhercz, autore di 5 gol, e una superiorità numerica di 4 minuti. Ma attaccarsi a questo sarebbe un un errore altrettanto grave. I tempi regolamentari terminano con il risultato di 9-9, si va ai rigori. Rigori maledetti per l’Italia che negli ultimi anni ha subito il triste epilogo di una storia di rigori andati male e finiti peggio: finale dei Mondiali 2022 contro la Spagna; quarti di finale dei Mondiali 2023 contro la Serbia; finale dei Mondiali 2024 contro la Croazia; quarti di finale delle Olimpiadi 2024 oggi con l’Ungheria. Non può essere solo sfortuna, ma bisogna avere la lucidità di dire che questa generazione di giocatori non riesce a gestire con freddezza i tiri dai 5 metri. Solo in questi quarti di finale ne sono stati falliti 5 su 6. Tanti, troppi.

Carlo Galati @thecharlesgram

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