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Omicidio dei fidanzati a Padova, Valentina potrebbe tornare ai domiciliari

Anche se condannata per l’omicidio volontario del fidanzato Mattia Caruso (24 anni in primo grado poi ridotti a 20 nel secondo), Valentina Boscaro potrebbe tornare a casa per scontare la pena in detenzione domiciliare.

Un’ipotesi possibile nel leggere le motivazioni della sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha annullato il diniego del tribunale del Riesame agli arresti domiciliari per la donna.

Il ricorso era stato proposto dal difensore, il professor Alberto Berardi. Secondo i giudici romani le cosiddette esigenze cautelari (il pericolo di fuga o di inquinamento probatorio in quanto Valentina era stata condannata pure per calunnia) possono essere soddisfatte con misure diverse dal carcere.

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L’argomentazione della Cassazione è lineare: durante l’indagine prima e il processo poi (non ancora definitivo, manca l’ultimo grado di giudizio), l’imputata ha trascorso un lungo periodo agli arresti domiciliari senza commettere ulteriori reati. Non solo. In quell’arco temporale piuttosto lungo, non ha calpestato le prescrizioni imposte dagli arresti domiciliari nonostante la detenzione (appunto in casa).

Risultato: il tempo trascorso senza violare la legge è un elemento che avrebbe dovuto essere considerato nel giudizio complessivo formulato dal tribunale del Riesame sulla pericolosità sociale dell’imputata. Ecco la principale ragione che ha convinto la Suprema Corte ad azzerare il provvedimento del Riesame, sollecitando una nuova valutazione del caso non in modo generico bensì alla luce delle indicazioni dei giudici di Cassazione.

Il 15 novembre scorso i giudici veneziani del Riesame (competenti a pronunciarsi sulla conferma o meno del carcere) avevano bocciato il ricorso presentato dalla difesa di Valentina Boscaro contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa la sera del 18 ottobre 2023 dalla Corte d’assise di Padova. Ordinanza (confermata nel processo d’appello) contestuale alla sentenza di condanna per l’omicidio volontario di Mattia e la calunnia nei confronti di un amico, inizialmente indicato come il possibile assassino.

Fino ad allora Valentina era stata detenuta nella sua abitazione, un appartamento nel quartiere di Mortise in quanto convivente con la figlioletta all’epoca minore di sei anni.

Un passo indietro. La mattina del 29 settembre 2022, tre giorni e mezzo dopo l’uccisione di Mattia, era arrivata la confessione nella caserma dei carabinieri di Padova: «Stavamo litigando, lui mi tirava le mutande... Ho preso il coltello tra il freno a mano e le marce, e l’ho colpito». Tuttavia l’allora pm Piccione, titolare dell’inchiesta, non aveva spedito in cella la donna.

Il motivo? La legge prevede che, salvo esigenze di particolare gravità, la madre di un figlio di età inferiore ai sei anni possa evitare il carcere. Nel frattempo era intervenuto un fatto nuovo: l’1 aprile 2023 il tribunale civile aveva sospeso la responsabilità genitoriale della mamma, affidando in via esclusiva la piccola al padre che vive in Lazio.

Al termine del processo di primo grado la pubblica accusa (in aula il l’allora procuratore aggiunto di Padova Valeria Sanzari), sollecitando la condanna di Valentina, aveva reclamato l’immediato suo trasferimento in carcere. Richiesta accolta con la pronuncia della sentenza il 18 ottobre 2023. E confermata 27 giorni più tardi dal Riesame. Poi l’intervento della Cassazione che ha annullato tutto di fronte al comportamento dell’imputata.

E così Valentina, che nel carcere veronese si occupa di servire i pasti maneggiando forchette e coltelli, può tornare a sperare. Ben diversi i sentimenti e le speranze della famiglia Caruso che ha sempre lottato per difendere la memoria di Mattia e per far applicare la condanna senza sconti.

La tragedia si è consumata il 25 settembre 2022 ad Abano Terme mentre la coppia rientrava a Padova dopo una serata nel ristorante Laghi di Sant’Antonio a Montegrotto: «Siamo saliti in macchina, è partito a razzo, ha iniziato a strattonarmi e ad avere un atteggiamento punitivo nei miei confronti. Ero stanca, avevo paura di lui e della velocità», raccontò Valentina, «Il coltello era vicino al cambio. L’ho preso, forse con la mano destra, e ho colpito Caruso subito al petto... Non pensavo di averlo ucciso».

Il medico legale aveva accertato che Mattia era stato ferito da una coltellata penetrata per circa 5 centimetri. Era stata Valentina a estrarre l’arma dal petto del compagno cercando di depistare gli investigatori per quattro giorni.

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