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Suor Maria, omicidio senza colpevoli. Due anni dopo i killer non hanno volto

Suor Maria, omicidio senza colpevoli. Due anni dopo i killer non hanno volto

foto da Quotidiani locali

«Mia zia? Mi trovo spesso a invocarla perché interceda per qualche grazia. Che sia una martire della fede, per noi familiari non ci sono dubbi». La testimonianza è di suor Gabriella Bottani, comboniana, come lo era la zia suor Maria De Coppi, nata a Santa Lucia, e uccisa il 6 settembre 2022 nella missione di Chipene, in Mozambico, durante un attacco terroristico.  

Quella sera, quando l’hanno uccisa, sua zia era al telefono con lei...

«Ho ancora nella memoria quel colpo di pistola. L’ho sentito distintamente. Non so se le hanno sparato per uccidere proprio lei. Non so se, avendola vista al telefono, temevano che stesse chiedendo aiuto, o se il colpo sia partito per caso. L’hanno ammazzata».

Che cosa le disse la zia, pochi istanti prima di essere uccisa?

«Mi disse che che la situazione a Chipene non era buona, era molto tesa. Che quel gruppo, che chiamavano al-Shabaab, gli “insorgenti”, fosse molto vicino al villaggio. Che erano armati, che avevano già rapito e ammazzato persone. “Dove passano, fanno stragi”: proprio così mi disse. Al-Shabaab, nome con cui viene indicata l’organizzazione jihadista Ansar al-Sunna aveva generato il panico. “Qui tutto il popolo è in fuga, sta scappando. Il Signore protegga noi e protegga anche questo popolo” aggiunse mia zia. E poi quel colpo».  

Chi ha sparato è mai stato identificato? Hanno arrestato qualcuno?

«Non risulta, purtroppo. Si è parlato, in questo caso, di “soggetti irregolari” del cosiddetto Stato islamico (Is), appartenenti a gruppi radicalizzati. I quali temevano che nel territorio si costituissero delle comunità, cattoliche o musulmane. Alcuni attentati sono stati compiuti anche contro islamici. Mia zia operava in sintonia con la comunità islamica».

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A due anni di distanza, la missione di Chipene è stata riaperta?

«Ancora no, perché la situazione resta instabile. Il territorio è molto ricco di materie prime».

Le indagini sono state quindi concluse senza esito?

«Sì, stando alla comunicazione data ai famigliari più diretti di mia zia. Non so se l’intelligence le sta continuando per suo conto. Non abbiamo avuto alcuna informazione».

Il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha definito quella di sua zia “un’esistenza spesa per il Vangelo e per gli ultimi” e la sua morte “un estremo sacrificio d’amore che ci ricorda il mandato missionario della Chiesa”. La premessa per il processo di beatificazione?

«Il cardinale è intervenuto ad una celebrazione a Roma, alla presenza anche di mio zio, Paolo de Coppi, fratello di suor Maria. E significativamente, in questa circostanza, si è pregato davanti ad una reliquia della zia. Va detto che l’eventuale processo di beatificazione va introdotto dalla diocesi mozambicana di appartenenza della parrocchia di Chipene».

Il vescovo di Nacala ha già espresso questa disponibilità. E la beatificazione l’ha auspicata anche il vescovo vittoriese Corrado Pizziolo...

«Io sono la nipote. È evidente la considerazione che ho per mia zia. Certamente la prego come martire per la fede».

E come martire per la fede non avrebbe bisogno neppure di un miracolo per certificare quanto si merita gli onori degli altari...

«Non lo diciamo noi parenti. Lo lasciamo dire ai tanti cristiani che l’hanno conosciuta in Mozambico. Alla zia è stata già dedicata una chiesa». Sarà un libro a raccontare la sua vita con tanti atti di eroismo cristiano, scritto da suor Donata Pacini. Sarà presentato anche a Vittorio Veneto, con l’Ufficio Missionario.

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