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Tutti pazzi per Jonathan Milan, medaglia di bronzo a Parigi. Nonno Eligio: «Sono così orgoglioso di lui»

BUJA. Stesso posto, stesso bar. Ovviamente "Da Ugo" a Buia, punto fermo di ritrovo e sede del fans club di Jonathan Milan, dove anche si sono ritrovati in tanti, tantissimi per guidare il loro beniamino alla conquista di un'altra medaglia olimpica.

Arrivata puntuale, sebbene di un altro colore, come tre anni fa: da Tokyo a Parigi l'entusiasmo e la passione, a Buja, non sono cambiati. E te ne accorgi arrivando da Ugo, perché all'incrocio che dalla strada principale porta a quella del bar, ma anche alla casa natia di Jonathan, trovi subito il primo striscione corredato dai cerchi olimpici: "Jonathan orgoglio di Buja".

Ti avvicini e ai bordi della strada ci sono bandiere, foto e striscioni fino a quello, gigante, che campeggia di fronte al bar: da un lato un toro, dall'altro Jonathan braccia al cielo al termine di una delle sue volate, al centro la scritta "Milan, il Toro di Buja".

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Manca mezz'ora allo start della finalina, ma il bar è pieno, con il fratello Matteo e i nonni in prima fila, emozionati. Le telecamere inquadrano Jonathan ai nastri di partenza, il boato è assordante. No, Jonny non puoi tradire la tua gente, è lì per te. Parte la gara, non è la migliore partenza per gli azzurri, ma il boato è ancora più forte quando il primo piano è ancora per Jonathan al comando del quartetto. Volano i nostri, si sfalda la Danimarca ed ecco che tutti si alzano in piedi, saltano, si abbracciano ed esultano per un bronzo che è comunque qualcosa di straordinario. Matteo va ad abbracciare nonna Marcella, faticano a trattenere le lacrime, arriva la video chiamata di mamma Elena e papà Flavio che sono in tribuna a Parigi.

Non potevano mancare, non volevano mancare. Sperando, un giorno, perché no, di seguire a una olimpiade anche Matteo, il fratello di Jonathan: anche lui corre per la Trek, nella Future Racing. «Chissà – sorride Matteo – di certo vorrei arrivare lassù. Ci confrontiamo sempre, rivediamo le corse, le volate e faccio tesoro della sua esperienza. Gli sono grato di quanto fa per me».



E per lui ha fatto molto nonno Eligio, l'uomo che l'ha visto crescere e seguito fin da quando è salito per la prima volta sulla sella dell'amata bicicletta. «Sono orgoglioso di lui – dice emozionato – e sono contento della grande partecipazione del paese: forse i cittadini gli danno ancora più affetto di noi. Andavo a prenderlo a scuola e gli portavo la bicicletta per allenarsi secondo i programmi, poco importava se magari era stata una giornata lunga di studio. Lui partiva sempre forte, non sapeva cosa fosse il riscaldamento: accendevo l'auto e dovevo rincorrerlo. Adesso si goda questi successi, se li merita».

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