Strage di Bologna, la destra di governo ha superato la linea rossa
Sulla strage di Bologna la destra di Governo ha superato la linea rossa. La presidente del consiglio Meloni che non si reca a Bologna e polemizza addirittura con i familiari delle vittime e poi uno degli uomini di punta della maggioranza di destra, il deputato Federico Mollicone presidente della commissione Cultura (come se non bastasse il ministro della cultura Sangiuliano) che attacca i giudici, non più solo i pm, sostenendo che le sentenze sulla strage di Bologna sono un teorema per attaccare la destra al governo arrivando a preannunciare l’intervento del ministro della Giustizia Nordio (altro nemico della giustizia uguale per tutti) per colpire i giudici complottisti.
Dichiarazioni farneticanti che dimostrano come questa destra, qualora ci fossero ancora dubbi, sia figlia della destra neofascista stragista e sia ontologicamente fuori dalla Costituzione. Nelle sentenze di Bologna si è accertato, tra mille difficoltà e ostacoli, che la più sanguinosa strage di civili dal dopoguerra fu responsabilità di esponenti della destra neofascista, della P2 di Licio Gelli e dei servizi. Se Mollicone si sente colpito dalla verità giudiziaria e storica vuol dire che la sua storia politica passa proprio da quei poteri eversivi e stragisti dai quali non hanno mai preso veramente le distanze. Altrimenti dovrebbe essere solo contento che grazie alla lotta dei familiari delle vittime, all’impegno di magistrati autonomi e indipendenti, al lavoro di forze di polizia leali, alle inchieste di giornalisti coraggiosi, alla passione civile di associazioni, di cittadine e cittadine, al coraggio di donne e uomini onesti delle istituzioni e nonostante depistaggi e menzogne di Stato, si sia giunti ad una verità giudiziaria.
Ed è per questo che la destra di governo e la politica dalle mani sporche vogliono l’impunità del potere e una magistratura non più autonoma e indipendente, perché il potere non può e non deve essere giudicato. La maggioranza di governo e il governo stanno attuando il disegno della P2 sulla giustizia e sullo stato: così tra i vari effetti nefasti non sapremo mai più la verità sugli scandali del nostro Paese. Non basta però chiedere le dimissioni di Mollicone o di altri esponenti di questa destra sempre più inqualificabile: sono in troppi e Meloni stessa è garante di questo sistema marcio. Bisogna agire quindi in ogni luogo e con la giusta forza per mandarli fuori dalle istituzioni e instaurare però non il governo delle opposizioni fotocopia, ma un governo e una nuova maggioranza che siano in grado di portare ossigeno democratico al nostro Paese.
In tanti siamo preoccupati e nauseati dei fascisti al potere, ma anche stanchi di un’opposizione politica che così com’è non ci porta lontano, non appassiona e non entusiasma. I professionisti della politica sono al lavoro per costruire l’alternativa che va da Schlein a Calenda, da Conte a Renzi, da Fratoianni a Santoro, da Bonelli a Mastella e chi più ne ha più ne metta. Con questa macedonia politica si può anche vincere un’elezione o un referendum, ma non si cambia il Paese. Va attaccato invece il sistema di potere, ci vuole una forte spinta dal basso di matrice popolare, si deve costruire un’alternativa politica, sociale, culturale ed economica con soggettività coerenti e credibili.
Ora è il momento giusto per colpire il sistema, è il momento di agire con tutte le armi previste dalla Costituzione, nessuna esclusa, in particolare rimuovendo gli ostacoli all’attuazione dei diritti fondamentali. E se i fascisti ritornano scatta l’antidoto dell’artiglieria pesante costituzionale: sovranità popolare per l’agitarsi della repubblica. Se i traditori sono nelle istituzioni vanno rimossi: se non ora quando?
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