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Meloni con la figlia in Cina? “Altro che modello. Per le comuni mortali portare i bimbi al lavoro non è una scelta”

Meloni con la figlia in Cina? “Altro che modello. Per le comuni mortali portare i bimbi al lavoro non è una scelta”

Intervista alla blogger e attivista Francesca Fiore, che ha creato la pagina Instagram "Mammadimerda" insieme a Sara Malnerich

L'articolo Meloni con la figlia in Cina? “Altro che modello. Per le comuni mortali portare i bimbi al lavoro non è una scelta” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Vedere una bambina nei luoghi del potere è sicuramente qualcosa di innovativo, che giudico anche positivamente. Ma ergere questa scelta a modello di conciliazione tra vita e lavoro per tutte le donne è assurdo. Quello di Meloni è soprattutto un privilegio”. Francesca Fiore, blogger e attivista che ha creato la pagina InstagramMammadimerda” insieme a Sara Malnerich, commenta così l’intervista a Chi della premier Giorgia Meloni. “Una commessa non può portarsi i figli sul posto di lavoro. Oppure a volte succede il contrario, che siamo costrette a lavorare con bambini in braccio a casa in smart working, faticando il doppio quando vorremmo lavorare in pace. Insomma, per noi comuni mortali non è mai una scelta”.

La vita delle donne, secondo lei, è diversa dall’ immagine che esce dall’intervista?
Esatto. La metà delle donne che lavora non ha diritto a niente, mentre le donne che lavorano come dipendenti fanno i salti mortali. Ci sono famiglie che hanno acceso dei finanziamenti per pagarsi i centri estivi che ormai hanno raggiunto cifre da capogiro. La conciliazione non è insomma una fantastica copertina di giornale che, ripeto non è un modello per nessuna: è solo un capo di Stato che può portarsi la figlia in Cina su un aereo di Stato e con uno stuolo di baby sitter. Ci fa molto piacere per lei e per sua figlia, ma è incredibile che non si accorga del suo vantaggio. È come se Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, ci venisse a dire di fare più figli. Forse potremmo però rinfrescarle le idee su cosa serve davvero a noi donne.

A cosa si riferisce?
Essere davvero pari ai blocchi di partenza, senza essere zavorrate da congedi di maternità lunghi cinque mesi contro i dieci giorni dei padri; estendere i congedi parentali fino a 14 anni e non 12, visto che la legge tra l’altro vieta di lasciare a casa i figli fino ai 14 anni; aggredire davvero questo famoso gender gap a cui è stata messa una toppa dalle grandi aziende, ma che affligge la maggior parte di noi.

Nell’intervista Meloni dice che il suo gesto dovrebbe spingere soprattutto i datori di lavoro a non discriminare le donne con figli.
Ma allora sarebbe stato molto più rivoluzionario che lei avesse invitato gli altri uomini di potere maschi a portarsi i figli! Come ho detto all’inizio, a me fa simpatia vedere una bambina in un aereo di Stato. Ma non ho mai visto, mi pare, i figli di Conte o di Renzi, cioè di uomini di potere: quello sì che sovvertirebbe i luoghi comuni, cioè che gli uomini includessero e rivendicassero il diritto alla loro paternità. Avete mai sentito un capo di Stato uomo, o un uomo famoso in generale, dire che si sente in colpa perché vede troppo poco i figli?

Nell’intervista la premier elenca i provvedimenti per le madri varati dal suo governo.
Su questo ci arrivano tantissime segnalazioni veramente atroci. L’asilo gratis per il secondo figlio è sottoposto ad alcuni paletti assurdi; quanto alla decontribuzione molte ci dicono che hanno dato da una parte ma tolto dall’altra perché il bonus mamme aumenta l’aliquota e quindi le tasse, tanto che molte ci hanno rinunciato; ma poi, soprattutto, sono misure per donne dipendenti con due figli, che escludono tutte le precarie e partite Iva. Queste donne non hanno alcun tipo di aiuto: pensi che io in 14 anni di vita di mia figlia non ho avuto nessun sostegno, anzi il regalo di benvenuto quando è nata mia figlia è stata la Tari maggiorata. Se vogliamo che le donne possano fare i figli che desiderano non sono i bonus che servono.

Cosa servirebbe?
Asili nido davvero gratuiti, centri estivi calmierati, cambiamento del calendario scolastico (su cui abbiamo lanciato la nostra petizione). Insomma strumenti a tempo indeterminato, perché altrimenti nessuno fa un figlio e soprattutto il secondo figlio, perché è davvero troppo oneroso. Costa, sia a livello di soldi che di sogni e ambizioni delle donne, perché tutto è troppo sbilanciato su di noi. E sicuramente, comunque, non serve rendere difficoltoso l’aborto e obbligare le donne ad avere figli, ça va sans dire.

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