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Netanyahu si scusa per la prima volta per il 7 ottobre, poi precisa: “Resterò in carica”

Per la prima volta dagli attacchi del 7 ottobre il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è scusato. Lo ha fatto in un’intervista al Time nella quale ha detto anche che è sua intenzione rimanere in carica il più a lungo possibile. Nel corso dell’intervista gli è stato chiesto se avesse intenzione di scusarsi per non essere riuscito a prevenire il massacro: “Certo, certo. Mi dispiace, profondamente, che sia successo qualcosa del genere. E ti guardi sempre indietro e dici: Avremmo potuto fare qualcosa che avrebbe potuto impedirlo?”, ha risposto Netanyahu.

Netanyahu si scusa per la prima volta per il 7 ottobre

È stata la stessa rivista americana, nell’introduzione al colloquio, a ricordare che in questi 10 mesi Netanyahu ha sempre rifiutato di scusarsi per aver lasciato Israele vulnerabile a un attacco di quella portata da parte di Hamas. Il premier israeliano ha però anche precisato che non è questo il tempo delle riflessioni su ciò che è accaduto. “Penso che esamineremo quella questione, e la esamineremo in dettaglio. Cosa è successo esattamente? Come è successo? Come è avvenuto questo fallimento dell’intelligence, della capacità operativa e di altre politiche che hanno contribuito? Ci sarà abbastanza tempo per affrontarlo”.

Una commissione d’inchiesta quando sarà finita la guerra

“Ma penso che affrontarlo ora sia un errore”. “Siamo nel mezzo di una guerra, una guerra su sette fronti. Penso che dobbiamo concentrarci su una cosa: vincere”, ha poi aggiunto, anticipando che a guerra finita chiederà un’indagine sui fatti di quel giorno tramite “una commissione indipendente, che esaminerà tutto quello che è accaduto prima” e “tutti dovranno rispondere a domande pesanti, me incluso”.

Nessuna intenzione di fare un passo indietro

Netanyahu poi ha chiarito la sua volontà di rimanere in carica il più a lungo possibile. “Resterò in carica finché crederò di poter aiutare a guidare Israele verso un futuro di sicurezza, sicurezza duratura e prosperità”, ha detto, rivendicando che “preferisco avere cattiva pubblicità piuttosto che un buon necrologio”. E se lui fosse all’opposizione cosa penserebbe del governo? “Dipende da cosa fanno. Sono in grado di guidare il paese in guerra? Possono condurlo alla vittoria? Possono assicurare che la situazione del dopoguerra sarà di pace e sicurezza? Se la risposta è sì, dovrebbero restare al potere”.

L’obiettivo di “distruggere le capacità militari e di governo di Hamas” e il futuro di Gaza

“Il nostro obiettivo è distruggere completamente le capacità militari e di governo di Hamas”, ha proseguito il premier israeliano, che per il futuro di Gaza senza Hamas vede “un’amministrazione civile gestita da cittadini di Gaza, forse con il supporto di partner regionali. Smilitarizzazione da parte di Israele, amministrazione civile da parte di Gaza”. Ma nessun interesse per la nascita di uno Stato palestinese: “Non voglio incorporare i palestinesi in Giudea e Samaria come cittadini di Israele”, ha detto il premier riferendosi al nome biblico della Cisgiordania. “Dovrebbero gestire le proprie vite. Dovrebbero votare per le proprie istituzioni. Dovrebbero avere il proprio autogoverno. Ma non dovrebbero avere il potere di minacciarci”.

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