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Mini idroelettrico, Agcm apre un'istruttoria su segnalazione della Provincia di Belluno

La questione del mini idroelettrico approda all’Agcm. Dopo la delibera del consiglio provinciale del 30 luglio, in cui l’amministrazione provinciale di Belluno chiede regole uniformi, l’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato ha deciso di aprire un’istruttoria.

«Il fatto è sicuramente significativo perché un anno e mezzo fa, alla prima segnalazione da parte della Provincia, la risposta era stata molto più laconica. E senza specifiche» spiega il consigliere provinciale delegato al demanio idrico, Massimo Bortoluzzi. «Il rischio da una parte di bloccare l’attività delle piccole centraline idroelettriche e dall’altra di incorrere in sanzioni era e rimane concreto. La risposta di Agcm rende merito all’operato della Provincia, che è stata quasi pionieristica nel porre una questione non facile da dirimere».

La questione infatti è quella dell’idroelettrico, in particolare rispetto all’esercizio delle centraline di potenza inferiore ai 3 MW (vale a dire i piccoli impianti, perlopiù di proprietà dei Comuni, per quanto riguarda il territorio bellunese). Al momento sul territorio bellunese sono una trentina gli impianti con concessione già scaduta (un terzo dei quali di proprietà comunale) mentre altre sono di prossima scadenza. E secondo la Direttiva Servizi 2006/123/CE (la cosiddetta Bolkestein) queste centraline andrebbero messe in concorrenza. Significa indire una gara per il rinnovo delle concessioni. Tuttavia, manca un quadro normativo e non risulta chiaro se l’oggetto da mettere a gara sia la concessione idrica con l’impianto di produzione idroelettrica oppure solo la concessione. E resta da chiarire anche la questione della proprietà degli impianti esistenti e delle regole di indennizzo, argomenti sui quali è necessaria una normativa statale di riferimento.

In questa situazione, il 30 luglio scorso il consiglio provinciale di Bellluno ha approvato un ordine del giorno che garantisce lo stato di fatto per l’esercizio delle centraline di potenza inferiore ai 3 MW con concessione scaduta o in scadenza, così da non bloccare l’attività degli impianti, mettendo in difficoltà i Comuni proprietari e creando possibili danni - a fronte di uno stop improvviso - alla sicurezza e all’ecosistema dei corsi d’acqua interessati. Nel contempo, l’atto approvato sollecitava le strutture statali rispetto all’emanazione di regole certe e chiare per le procedure di rinnovo.

«La lettera arrivataci qualche giorno fa da Agcm è significativa, perché in risposta al nostro ordine del giorno l’Autorità ha aperto una pratica, assegnandola per competenza alla Direzione Trasporti, Energia e Ambiente del Dipartimento Concorrenza» spiega il consigliere Bortoluzzi. «La comunicazione dice chiaramente che “la Direzione valuterà i fatti segnalati dalla Provincia di Belluno ai fini dell'applicabilità delle disposizioni di legge e avrà cura di comunicare il seguito che l'Autorità intenderà dare alla segnalazione”. È proprio quello che chiediamo: regole certe e chiare per poter esercitare al meglio le funzioni assegnate. Sarebbe molto importante che si riconoscesse un ruolo di finanziamento dei servizi di interesse economico generale per quanto riguarda le concessioni in capo alle amministrazioni locali, attente anche alla tutela del corpo idrico in quanto componente essenziale del paesaggio, creando le condizioni per una sorta di autogoverno della risorsa acqua. La Provincia di Belluno potrebbe fare da apripista su un tema di vitale importanza per tutta la montagna».

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