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Un abito, tre donne: la mamma sarta, i dubbi di Elena e quell’aiuto inaspettato per il vestito da sposa

TRIESTE Alcuni abiti hanno il potere di raccontare delle storie. Quello della triestina Elena Crosilla, da oggi esposto nel museo della moda ITS Arcademy, parla di tre donne: una madre sarta, una figlia che vuole celebrarla e una giovane artigiana della moda che si offre di darle una mano.

Tre vite che si intrecciano in un legame così forte, da meritare un posto d’onore negli spazi di via Cassa di Risparmio 10. «Forse – afferma Elena Crosilla – può sembrare scontato dire che si ama il proprio vestito da sposa. Ma secondo me questo abito ha una storia davvero particolare. Da bambina, passavo ore ad ammirare mia madre intenta a confezionare prodotti di sartoria. La imitavo, creando abiti per le mie bambole con i suoi avanzi di stoffa! La mamma lavorava in casa ed era una sarta esperta, dallo stampo su carta alla realizzazione del vestito. Da piccola immaginavo che, quando sarebbe venuto il momento di sposarmi, avrei indossato un abito fatto da lei».

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La mamma di Elena però viene a mancare quando la ragazza ha solo 23 anni. Così, quando nel 1992 si avvicina la data del matrimonio, scegliere il vestito diventa una scelta complessa. «Per onorare il ricordo di mia madre – aggiunge Elena – avevo pensato di riutilizzare il suo abito da sposa, ma le nostre taglie erano troppo diverse. Oppure, avrei potuto usare un abito bianco, non da sposa, che lei aveva confezionato per me… ma anche questa soluzione non mi convinceva». Alla fine, il caso porta Elena davanti alla vetrina di un piccolo atelier, Axis. «In vetrina – continua Elena – incredibilmente c’era l’abito perfetto per me! Elegante, ma al tempo stesso spiritoso. Un vestito bianco e rosa con la gonna sopra il ginocchio. Entrai e venni accolta da una ragazza con i capelli rossi, che mi accolse amabilmente e confezionò il capo su misura per me».

La sarta dai capelli rossi era Barbara Franchin, oggi presidente di Fondazione ITS e ideatrice del museo della moda dove l’abito di Elena rimarrà esposto per un mese. «Qualche settimana fa – conclude Elena – ho letto sul giornale che, all’interno della mostra “Le molte vite di un abito”, esiste una sezione dedicata all’“abito amato”. Così, ho contattato la Franchin, che ha accolto a braccia aperte la mia proposta. Oggi sono molto emozionata di vedere il mio vestito dentro una teca così prestigiosa (la foto è di Andrea Lasorte, ndr). Ma soprattutto, sono felice di poterne condividere la storia con tutti i triestini». L’abito di Elena Crosilla resterà esposto per un mese, poi lascerà spazio a un nuovo vestito e a una nuova storia. Il Museo è aperto ogni giorno, tranne i martedì e i mercoledì, mentre la domenica l’ingresso è libero e gratuito.

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