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Nuova epidemia di virus Chandipura: già 52 casi e 19 morti. Gli esperti: “L’allarme va preso molto seriamente”

Nuova epidemia di virus Chandipura: già 52 casi e 19 morti. Gli esperti: “L’allarme va preso molto seriamente”

Il virus, scoperto a metà degli anni Sessanta nel villaggio di Chandipura, viene trasmesso da zanzare, zecche, pappataci. Causa una malattia simil-influenzale, che può diffondersi al sistema nervoso e al cervello, arrivando ad essere anche letale

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In India è in corso un’epidemia causata dal virus Chandipura, un patogeno che può provocare febbre con dolore articolare, sindrome di Reye (rara forma di encefalopatia acuta) e la paralisi cerebrale infantile. Secondo quanto riporta la stampa locale, al 31 luglio sono stati confermati 53 casi e ben 19 decessi, e al momento gli Stati interessati sono il Gujarat e il Rajasthan. Il virus, scoperto a metà degli anni Sessanta nel villaggio di Chandipura, viene trasmesso da zanzare, zecche, pappataci. Causa una malattia simil-influenzale, che può diffondersi al sistema nervoso e al cervello, arrivando ad essere anche letale. Colpisce soprattutto bambini e ragazzi e, a oggi, non esistono cure risolutive. In una risposta scritta alla Camera Alta del Parlamento, il ministro della Salute J. P. Nadda ha detto che è già stata attivata una Task force per supportare le autorità locali nel contrasto all’epidemia e per indagare l’origine dei focolai. Sono state rafforzate le attività di disinfestazione e avviate campagne di informazione alla popolazione. Per l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, docente di Igiene all’università del Salento, questa epidemia “va preso molto seriamente”. Ma precisa subito: “Ovviamente non è il caso di allarmarci in Italia, ma le autorità sanitarie internazionali sono giustamente preoccupate”. L’esperto spiega che “si tratta di un virus trasmesso da zanzare ma che, a differenza di altri come West Nile o Dengue, comporta un livello di letalità molto alto. L’attenzione delle autorità sanitarie è decisiva”.

Uno studio internazionale in fase di pubblicazione – coordinato da Francesco Branda, Unità di Statistica medica ed epidemiologia molecolare dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – ha realizzato una piattaforma per monitorare al meglio i casi e dare “un quadro globale completo dell’epidemia in corso con risposte tempestive e coordinate”. Secondo i ricercatori, dietro questo focolaio in India ci sono anche i cambiamenti climatici che possono “influenzare la diffusione e la prevalenza di varie malattie infettive, alterando potenzialmente gli habitat dei vettori e i modelli di trasmissione delle malattie, come il virus Chandipura”.

“I sintomi inizialmente assomigliano a quelli dell’influenza – descrivono gli autori dello studio – ma possono progredire rapidamente fino all’encefalite, al coma e alla morte entro 24-48 ore, colpendo soprattutto i bambini di età inferiore ai 15 anni. L’esatto meccanismo attraverso il quale il virus entra nel sistema nervoso centrale non è ancora del tutto chiaro. Tuttavia, si ritiene che produca una fosfoproteina nelle cellule cerebrali entro 6 ore dall’infezione, il che potrebbe spiegare la sua rapida letalità”. Gli scienziati avvertono anche che “sfortunatamente non sono disponibili farmaci antivirali o vaccini”. E aggiungono: “Il controllo dei vettori, parliamo infatti una arbovirosi, l’igiene e la sensibilizzazione sono le uniche misure disponibili contro la malattia”.

L’obiettivo del lavoro è “armonizzare le informazioni raccolte, garantendo che i dati provenienti da diverse fonti possano essere efficacemente confrontati e combinati”. E’ stata quindi creata una piattaforma per monitorare i contagi in diversi stati e pianificare risposte rapide e concertate. Partendo dal virus Chandipura, una sorta di ‘case study’, i ricercatori hanno creato l’Health Data Southeast Asia “che mirerà a raccogliere e integrare dati dettagliati sui virus emergenti e riemergenti in Asia”. In questo modo sarà disponibile “una piattaforma centralizzata per l’analisi epidemiologica e genomica, consentendo il monitoraggio in tempo reale della diffusione e delle caratteristiche di questi agenti patogeni”, concludono gli studiosi.

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