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Peste suina, la Procura indaga sulla diffusione del virus

Peste suina, la Procura indaga sulla diffusione del virus

Pavia, l’emergenza sanitaria. Non solo i cinghiali come vettori della Psa, sotto accusa comportamenti umani scorretti

PAVIA. Sulla nuova ondata di contagi di peste suina africana indagano i carabinieri dei Nas di Cremona e la Procura della Repubblica che sta accertando, o almeno provando a farlo, l’origine del contagio di un virus altamente trasmissibile e verificando eventuali responsabilità penali. Ancora non si conosce quale sia la Procura competente ma molto fa supporre che si tratti di quella di Pavia, visto che il primo focolaio è stato individuato a Mortara, territorio di cui si occupa Ats Pavia, e che proprio Pavia ha i Nas di Cremona come riferimento.

Le indagini sono scattate in seguito ai nuovi casi di Psa e sembra che stiamo cambianto “bersaglio”: da quello animale, i cinghiali come vettori della malattia, all’uomo, con comportamenti scorretti . Il virus infatti, nel giro di quindici giorni, ha travolto, solo in provincia di Pavia, sei allevamenti, a Mortara, Gambolò, Torrevecchia Pia, Santa Cristina e Bissone, Marzano e Tromello, e comportato l’abbattimento di 33.980 maiali. Stando ad indiscrezioni dal Pirellone, in seguito agli sviluppi delle indagini epidemiologiche e agli approfondimenti in carico all’autorità giudiziaria che si sta occupando di questa nuova ondata di contagi, Regione Lombardia sta anche valutando l’opportunità di imputare i danni sanitari ed economici a coloro che – al termine delle indagini penali e di quelle amministrative-sanitarie di Ats e Regione stessa, verranno ritenuti responsabili della diffusione della malattia o che, in qualche modo, abbiano ostacolato o ritardato le azioni finalizzate a contrastare la diffusione del virus.

Insomma mancano i risultati ufficiali delle indagini epidemiologiche a dirlo, ma l’ingresso della Psa negli allevamenti potrebbe non essere stato determinato da contatti diretti con i cinghiali. La causa potrebbe essere la non rigorosa applicazione delle norme di biosicurezza rafforzata imposte da mesi dall’ente regionale. L’indagine epidemiologica è effettuata dal Dipartimento veterinario di Ats, dall’Unità operativa veterinaria di Regione Lombardia e dall’Istituto zooprofilattico della Lombardia e dell’Emilia Romagna ed è fondamentale per capire come sia avvenuto il contagio che può verificarsi attraverso il contatto diretto con animali malati o tramite alimenti di origine suina oppure attraverso l’uomo con la contaminazione di automezzi aziendali, attrezzature, cibo di origine o contenente carne di maiale. Le attività di rintraccio prevedono il sequestro cautelativo di ogni allevamento a contatto e il campionamento di tutti i suini morti.

«I tecnici di Ats Pavia continuano a lavorare in stretta sinergia con Regione Lombardia e gli allevatori delle strutture, che hanno immediatamente segnalato i casi di mortalità anomala al Dipartimento veterinario – dicono da Ats -. L'indagine epidemiologica per risalire alla fonte di infezione è in fase di svolgimento e le operazioni di spopolamento, le cui modalità operative sono state concordate con gli allevatori nel rispetto del benessere animale e della sicurezza degli operatori, sono attualmente in corso».

Sempre Ats ricorda che la peste suina africana non è trasmissibile all'uomo né attraverso il contatto diretto con animali malati, né tramite alimenti di origine suina. «L'uomo può però essere veicolo di trasmissione del virus attraverso la contaminazione di veicoli, indumenti, attrezzature, cibo di origine o contenente carne suina, anche stagionata – precisano -. Per questo è fondamentale informarsi sui canali ufficiali, come Ministero della Salute e Regione Lombardia».

Nelle ultime due settimane in Lombardia sono scoppiati otto focolai, di cui due nel Milanese. L’Unità operativa veterinaria regionale diretta da Marco Farioli, ha istituito le aree di protezione e sorveglianza. Quella di protezione riguarda i Comuni in un raggio di 3 chilometri dal luogo del focolaio. La zona di sorveglianza comprende i centri entro 10 chilometri dagli allevamenti in cui sono stati riscontrati casi di Psa e prevede lo stop della movimentazione dei suini, fatta eccezione se inviati direttamente ai macelli designati. —

Stefania Prato

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