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Mercati e volatilità



Visto che il mercato ci ha appena “consegnato” un episodio di grande volatilità concentrato, almeno per ora, in pochissimi giorni, crediamo che possa essere simpatico contestualizzarlo andando indietro nel tempo. Non tanto per capire se sia terminato o meno, cosa come ben sappiamo impossibile da fare, quanto per mostrarvi episodi curiosi.

Anzitutto occorre dire che post grande crisi finanziaria abbiamo vissuto un periodo in cui gli episodi di volatilità sono stati pochi con le banche centrali in campo con il loro quantitative easing a fare da “guardiani” ai mercati. Il grafico di Algebris ci mostra appunto come la volatilità del mercato azionario americano (VIX index per i tecnici, in rosso), parametro sovente preso a riferimento, sia fortemente scesa nel periodo 2009 – 2017. Questo fenomeno è andato di pari passo con l’aumento dei bilanci delle banche centrali dei paesi sviluppati, con il calo dei tassi fino a valori negativi (che assurdità a vederlo oggi ex post) e con il desiderio di “mantenere la calma sui mercati” ed è proseguito per ben 12 anni fino al febbraio del 2020.

Questa fase storica è terminata con lo shock del Covid che ha portato molta volatilità sui mercati (primavera 2020) e poi con la normalizzazione dei tassi (2021- 2023) che ha riportato le regole del gioco verso modalità più consone. L’unica aberrazione ancora in atto è quella della mancanza del term premium lato obbligazionario (curve dei rendimenti piatte o invertite), ma anche qui i mercati ci stanno lavorando.

Quindi episodi di volatilità potranno tornare a essere più frequenti e forse anche più rapidi. Per la cronaca il VIX ha toccato un valore intraday in area 55 nel recente episodio, inferiore solo ai picchi Covid (60) e grande crisi finanziaria (quasi 80) come il grafico di Bloomberg / The Economist ci fa vedere. La rapidità della salita è ciò che ha stupito di più visto che non eravamo di fronte né a una pandemia, né al più grande rischio corso dal sistema finanziario dalla seconda guerra mondiale in poi. Probabilmente mercati sempre più guidati nel breve termine da algoritmi e computer, sviluppo dell’AI e poca liquidità presente sono le spiegazioni più logiche che possiamo dare oggi.

Quali episodi di volatilità del passato possiamo raccontarvi? Tramite il grafico di Bloomberg (volatilità normalizzate degli ultimi 20 anni) vediamo che non esiste solo la volatilità dei mercati azionari, ma ogni asset class ha la sua, basta misurarla. Osserviamo che il picco di volatilità più elevata spetta al petrolio che nell’aprile 2020 esplose nel momento in cui il prezzo del petrolio divenne negativo scendendo fino a -40 Usd al barile negli Stati Uniti; ricordate? Mondo fermo causa Covid, navi piene di greggio parcheggiate con nessuno che voleva accettare le consegne, gente disposta a pagare per vendere petrolio, un fatto più unico che raro.

Possiamo poi ricordare il 2008 anno in cui la volatilità delle valute raggiunse livelli molto elevati, per intenderci pari a 3 volte i valori attuali che restano molto bassi (la coppia di valute più importanti Euro/Dollaro Usa è in un canale laterale molto ridotto da ormai 18 mesi). Per ricordare cosa successe allora parliamo dello Yen Giapponese, molto citato in questi giorni come concausa della volatilità vista sui mercati, che passò in meno di 6 mesi da livelli pari a 170 Yen per Euro fino a 115 con un apprezzamento vicino al 50%. Oggi il movimento è stato del 10% circa e quindi molto più limitato.

Infine vi riportiamo alla mente un ultimo episodio di volatilità e torniamo alle azioni: il 19 ottobre del 1987, un lunedì, oggi noto a tutti come il “Black Monday”, il Dow Jones scese del 22,61% in un solo giorno, un record ancora oggi imbattuto. Dopo aver toccato i massimi assoluti il 25 agosto la borsa americana iniziò a scendere arrivando al giorno fatidico già in calo del 12% circa; in quel giorno nero fu vero panico e la FED dovette intervenire il giorno dopo iniettando enormi quantità di liquidità nel sistema finanziario. Come vedete qualcosa di molto simile a quanto succede ancora oggi. Per la cronaca il mese di ottobre 1987 si chiuse male non solo per la borsa americana, ma per tutte quelle degli altri paesi con cali superiori al 40% per Australia, Singapore e Hong Kong.

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