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Caccia ai medici di base, emergenza estiva: non si trovano sostituti

«È così da anni, ormai. Ma ogni estate è peggio. E questa estate, in particolare, è peggiore di quelle precedenti».

Lo racconta così il fenomeno, Maurizio Scassola, segretario veneto della Fimmg, il primo sindacato dei medici di famiglia. Parla della situazione degli ambulatori medici d’estate. I dottori che, giustamente, decidono di andare in vacanza, ma che non trovano colleghi disponibili a sostituirli. E allora, come extrema ratio, provano a rivolgersi alle rispettive aziende sanitarie, perché subentrino nella ricerca di un sostituto. «Noi, a quel punto, ci attiviamo, cercando di dirottare i pazienti su altre medicine di gruppo. Ma la responsabilità di trovare un sostituto è dei singoli medici di base» spiega Massimo Annicchiarico, direttore della sanità veneta.

Ma, in una regione che conta 656 zone carenti di assistenza primaria, è come cercare un ago in un pagliaio. «La sola cosa sicura è che tutti i pazienti devono avere un medico al quale rivolgersi. Altrimenti, sarebbe interruzione di pubblico servizio» dice Scassola.

Medicine di gruppo e piccoli ambulatori

Alla fine, quindi, i medici vengono sempre individuati. Il più delle volte, si tratta di colleghi che lavorano all’interno dello stesso ambulatorio del dottore che va in ferie. Ed è un fenomeno sostenibile quando si parla delle medicine di gruppo. «In questi casi, i pazienti del dottore in vacanza vengono suddivisi tra i colleghi che prestano servizio all’interno dello stesso ambulatorio» spiega Scassola.

Ma i problemi, chiaramente, aumentano, nel caso dei piccoli studi medici, retti da soli due camici bianchi. «In questi casi, l’intera platea dei pazienti assistita da un singolo dottore viene riversata sull’altro, che si vede quindi raddoppiare dall’oggi al domani il numero di pazienti» spiega ancora il segretario della Fimmg.

E non è un fenomeno così raro, visto che – dati dello scorso anno – i medici che lavorano singolarmente corrispondono al 49% dell’intera platea, negli ambulatori del Veneto.

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La richiesta del sindacato

Per questo, i sindacati dei medici chiedono da tempo un cambio di passo nella gestione della medicina generale, per farle imboccare la strada della medicina di gruppo: più professionisti, fianco a fianco, nello stesso ambulatorio, con il supporto della segreteria, per la gestione delle agende e l’adempimento di ogni onere burocratico.

Per il momento, però, i problemi restano e riguardano soprattutto le aree del Veneto meno raggiungibili, n elle quali quindi è più difficile trovare la disponibilità di medici, pronti ad assumere l’incarico, provvisorio o definitivo che sia. Si pensi che, delle 658 zone carenti che si contano in tutto il Veneto, 202 si trovano nella sola provincia di Verona. Qui, soltanto tra i comuni di Verona, Buttapietra, Castel d’Azzano, San Giovanni Lupatoto servirebbero 43 medici.

La situazione

E sono poi in crisi i piccoli centri del Bellunese: servono 9 medici tra il capoluogo, Limana, Ponte nelle Alpi e Soverzene. E poi altrettanti tra Cesiomaggiore, San Gregorio nelle Alpi, Santa Giustina, Sedico e Sospirolo. È critica la situazione anche in certe aree della provincia di Treviso: si cercano 12 medici tra Treviso, San Biagio di Callalta e Silea, altri 9 tra Cessalto, Chiarano, Gorgo al Monticano, Meduna di Livenza, Motta di Livenza e altrettanti tra Castelfranco Veneto, Resana e Vedelago.

Intanto, la scuola di medicina generale della Regione continua a lavorare. L’ultimo triennio attivato – dal 2024 al 2027 – dovrebbe preparare 248 dottori, anche se è prevedibile che una buona parte di questi abbandonerà durante il corso o deciderà di dedicarsi a un’altra specialità, anche una volta ottenuto il “diploma” da dottore di base. Insomma, la crisi della medicina di famiglia sembra lontana dal potere essere risolta. —

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