Ecco la storia dell’orsetto Kuma, salvato a Gorizia e restituito alla natura in Germania
foto da Quotidiani locali
GORIZIA Un lieto fine, come nelle favole. A volte accade anche nella realtà. La favola di cui parliamo è quella di Kuma, che era diventato celebre in passato come l’orsetto di Gorizia e oggi è un giovane orso adulto, tornato a respirare i profumi della foresta e della libertà. Da ieri infatti Kuma si trova in Germania, e per la precisione a Bad Fussing, in un centro di recupero specializzato, immerso nei boschi della Baviera, dove l’orso bruno sta affrontando una fase di controlli e adattamento, per poi finalmente riappropriarsi di una vita degna della sua natura e della sua specie.
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Starà in un’ampia area boschiva in uno stato di semi libertà, con altri simili, dopo essersi lasciato alle spalle lo spavento e lo smarrimento dei suoi giorni da cucciolo, prima in Slovenia e poi a Gorizia, e il lungo percorso di cura affrontato al Bioparco di Roma per via delle sue precarie condizioni di salute. Il tutto, nel giro di poco meno di tre anni.
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Risale infatti all’autunno del 2021 la notizia dell’eccezionale recupero dell’orsetto, avvenuto nel cuore di Gorizia. Kuma fu trovato spaventato, debole e denutrito, aggrappato disperatamente ad un alberello di via Giustiniani, a poche decine di metri in linea d’aria dal confine con la Slovenia. Proprio da oltreconfine, secondo le ricostruzioni degli esperti, era arrivato nel capoluogo isontino, perdendo contatto con la madre lungo il loro cammino nei boschi della Valle del Vipacco.
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Fu immediatamente trasportato al centro di recupero della fauna selvatica di Terranova a San Canzian d’Isonzo, e ci volle poco a capire che la sua salute era tutt’altro che buona. In particolare, le successive analisi svelarono che Kuma – questo il nome con il quale intanto era stato ribattezzato – soffre di una patologia renale congenita, e questa circostanza suggerì che al di là di quelle che erano le speranze e le intenzioni di un primo momento era invece impossibile reintrodurlo in natura, dove non sarebbe riuscito a sopravvivere. In sinergia con l’Università di Udine, l’orsetto venne allora trasferito al Bioparco di Roma, dove il lavoro del direttore Yitzhak Yadid e del suo team veterinario ha permesso a Kuma di continuare a vivere sotto stretto controllo, di crescere e di irrobustirsi. Sembrava che la città eterna e il suo Bioparco dovessero essere la casa definitiva dell’animale, ma la vita sa regalare delle belle sorprese e ne è arrivata una anche per Kuma.
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Il tempo e le cure hanno fatto il loro dovere, l’orso sta meglio e si è dimostrato in grado di essere introdotto in un ambiente ancora protetto, ma molto più vicino a quella libertà alla quale ogni essere vivente ha diritto. Un successo, anche per l’Ente nazionale protezione animali (Enpa), che da tempo si è presa a cuore la vicenda dell’orsetto e ha voluto accompagnare questo trasferimento con il lavoro delle volontarie Valentina Perin e Giusi D’Angelo, che hanno affiancato lo staff del Bioparco di Roma nelle delicate fasi di organizzazione del “trasloco” di Kuma. L’animale ha viaggiato su uno speciale mezzo attrezzato per il trasporto di grandi carnivori, «ed è stato un’insieme di bellissime emozioni vedere come dalla collaborazione tra enti ed associazioni possono nascere soluzioni per garantire il diritto alla vita degli animali», racconta Valentina.
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E la storia di Kuma veicola un messaggio più ampio anche secondo la presidente dell’Enpa Carla Rocchi: «Ogni giorno ormai, purtroppo, rispondiamo a continui attacchi in Trentino dove è in atto una vera guerra agli orsi. Il viaggio di Kuma verso la libertà è la prova che le soluzioni alternative alle politiche ursicide del Trentino ci sono e noi da sempre ci siamo resi disponibili ad individuarle».