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Grande festa a Buja per Jonathan Milan: «Questa medaglia è per la mia fidanzata e la mia famiglia»

Il volo arriva a Venezia con due ore di ritardo. E cosa saranno due ore di ritardo per togliere il sorrisone a Jonathan Milan, che torna dalle Olimpiadi un’altra volta con una medaglia? Ad attenderlo a Venezia c’era, emozionatissima, la fidanzata Samira, poi via in auto a far festa in piazza Buja.

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Presenti ai festeggiamenti di bentornato, tra gli altri, il padre di Jonathan, Flavio Milan, il nonno Eligio, classe 1941, entrambi ciclisti - come il fratello Matteo - e suoi primi tifosi, l'amministrazione comunale di Buja, guidata da Silvia Maria Pezzetta, tanti tifosi e concittadini. A Buja è arrivato anche il il vicepresidente con delega allo Sport del Friuli Venezia Giulia Mario Anzil.

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Jonathan, tre anni dopo di nuovo una medaglia: differenze?

«Vero, quello era un oro e questo è un bronzo, ma è una medaglia olimpica, meravigliosa. Vero, abbiamo lavorato duramente perchè sognavamo di ripeterci, ma abbiamo dato il 110 per cento in tutti gli allenamenti e tutte le gare e quindi prendiamo questo terzo posto come una vittoria. Siamo stati battuti da un avversario fortissimo e gli altri nostri competitors erano di grande livello, del resto lo sapevamo alla vigilia».

Vi immaginavate un’Australia così forte?

«Sapevamo che sarebbe stata una squadra competitiva perchè ha una grande tradizione. Certo, nelle prove di Coppa del Mondo non aveva mai fatto tempi neanche avvicinabili al 3’40” con cui ha battuto il nostro record del mondo, ma si sono dimostrati rivali forti. Hanno anche aggiornato i materiali presentandosi con bici nuove».

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Rifareste tutto quello che avete fatto durante la lunga preparazione a Montichiari?

«Sì, abbiamo lavorato duro e con grande spirito di gruppo».

Dopo il ko nel primo turno con l’Australia come avete reagito?

«Confrontandoci assieme ai tecnici. E gettando le basi per la finale vinta con la Danimarca. Per questo alla fine abbiamo gioito come se avessimo vinto l’oro: volevano tornare a casa confermandoci ai vertici e con una medaglia e ci siamo riusciti».

Questo quartetto ha chiuso un ciclo. Cosa rappresentano per lei Ganna&co?

«Semplicemente sono la mia seconda famiglia. A partire dal ct Marco Villa, che ha sempre creduto in me, ai ragazzi, ma anche ai tecnici e massaggiatori: tutti. E lasciami dire una cosa...».

Prego.

«Abbiamo corso in 4 a Parigi, ma eravamo in 5: Manlio Moro era la riserva, ma ci ha sempre sostenuto, ha un grande talento e il futuro è tutto suo».

Farai ancora pista? Un pensierino a Los Angeles 2028?

«Farò ancora la pista, in che modo non so ancora, vedremo a fine stagione se andrò ai Mondiali in Danimarca, dipenderà da condizione e motivazioni perchè adesso mi aspettano diverse gare con la mia Lidl Trek a partire dal Giro di Germania e fino agli Europei di metà settembre in cui voglio sfruttare la bella condizione che mi ha lasciato questa avventura olimpica. Lo Angeles? Piano, ci penserò».

Jonathan, Buja mercoledì si è fermata forse più di quando vi siete giocati l’oro a Tokyo...

«La mia gente è fantastica, mi sostiene sempre, non smetterò mai di ringraziarla».

A chi dedica quest’ennesima medaglia?

«Alla fidanzata, ai genitori, alla famiglia. Ma innanzi tutto alla Nazionale: è una vittoria di squadra, senza quei ragazzi non avrei vinto. E che brave Vittoria e Chiara che hanno vinto l’oro nella Madison».

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