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Ippodromo di Montebello, parte la corsa dei privati: «Poco sfruttato, si cambi»

TRIESTE Una cittadella dello sport nell’area dell’attuale ippodromo di Montebello. È il progetto che l’imprenditore pugliese e triestino d’adozione, Pompeo Tria, propone all’amministrazione comunale attraverso la formula della manifestazione d’interesse. A illustrare nei dettagli l’idea, senza mezzi termini, è lo stesso numero uno del Gruppo Fintria, nonché presidente dalla scorsa primavera della Trieste Atletica.

Attualmente l’ippodromo di Montebello, con un’area complessiva di 85 mila metri quadrati, è di proprietà comunale ed è stato dato in concessione, per la durata di nove anni, a partire dal 1° gennaio 2023, alla Nordest Ippodromi.

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Impianto poco sfruttato

«Questo impianto sportivo è attualmente molto poco sfruttato – premette Tria – ma rappresenta una grande opportunità per la promozione dello sport e della socialità nella nostra città. Il mio progetto prevede una gestione responsabile e attenta dell’impianto, con l’obiettivo di renderlo un punto di riferimento per l’intera comunità locale. Attualmente l’area è in stato di semiabbandono, ma con adeguati interventi potrà diventare un luogo multifunzionale dedicato allo sport, all’educazione e all’inclusione sociale».

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Un progetto che divide

Un progetto a suo modo rivoluzionario, che non manca già di dividere gli attuali fruitori dell’ippodromo, che Tria collega al rinnovamento vissuto in questa fase dalla città. Il programma d’intervento prevederebbe una partnership pubblico-privata, all’interno della quale si inserirebbe un pool di imprenditori cittadini. «La mia idea sta riscuotendo un grande consenso anche fra di loro – assicura Tria – in molti mi hanno garantito la loro partecipazione nella realizzazione del progetto». E precisamente il 51% della compagine necessaria a realizzare «una struttura riqualificata, unica nel suo genere, che possa diventare un esempio per futuri progetti ambiziosi e rafforzare il rapporto tra scuola e sport».

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I punti chiave per il nuovo ippodromo

Ma quali sono i punti chiave per il possibile nuovo ippodromo di Montebello? La rivisitazione degli spazi di ingresso e ristorazione, con la creazione di una reception unica, un’area bar e relax; la costruzione di nuovi spogliatoi e docce in prossimità delle tribune per una fruibilità degli spazi interni ed esterni; la riqualificazione di ristorante e bar con l’adeguamento agli standard di sicurezza. E poi la ristrutturazione dei box per il ricovero dei cavalli, che vedrebbero la trasformazione in albergo per ospitare atleti e accompagnatori; la rivisitazione delle tribune con la creazione di palestre multisport e aule didattiche per corsi e aggiornamenti; la costruzione di una pista di atletica e di attigue aree verdi da destinare a varie discipline sportive e, infine, la creazione di un parco giochi per i più bambini.

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Una cittadella dello Sport inclusiva

«Il mio obiettivo è quello di creare una Cittadella dello Sport inclusiva – ribadisce Tria – un luogo accogliente dove tutti possano praticare lo sport, sia gli atleti che i cittadini, ma dove si possa anche studiare e socializzare. La struttura potrà ospitare anche eventi culturali, rendendola un punto di riferimento per l’intera città». Tria assicura che c’è stato già un primo informale passaggio istituzionale, e del progetto nelle sue linee di massima ne sono già a conoscenza gli assessori competenti, sia regionali sia comunali. «La strada è lunga – ammette – ma se questo progetto vedesse la luce trasformerebbe Trieste da città con problemi di impiantistica per l’atletica a un’eccellenza transfrontaliera, che attirerebbe atleti non solo regionali, ma anche da Slovenia e Croazia».

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Le voci contrarie

«Di progetti di ristrutturazione non ho notizie. L’area è in concessione a noi della Nord Est ippodromi spa per nove anni, due dei quali sono trascorsi, perciò ne abbiamo davanti ancora altri sette. E qui si fanno e si faranno le corse al trotto». È categorico Stefano Bovio, presidente della spa che gestisce l’impianto di Montebello davanti a ipotesi che definisce «di fantasia». «L’unica richiesta che mi è stata fatta, a livello ufficioso – precisa – è relativa a un utilizzo parziale del prato situato in mezzo alla pista, per poter effettuare dei lanci, credo del peso o simili. E ho risposto che se ne può parlare. Eventuali interessati percorrano le vie ufficiali e cioè ci chiedano formalmente un colloquio, al termine del quale potremmo valutare una proposta, restando in ogni caso gli unici a decidere il da farsi. Di certo l’ippica ha bisogno di collaborazioni, ma esistono contratti di cui siamo firmatari e che vanno rispettati. La Trieste atletica non la conosco».

Sancin: "Atletica incompatibile con i cavalli”

«L’attività dei cavalli, sia del trotto sia dell’equitazione, non è compatibile con i lanci dell’atletica leggera». È molto secca nella sua affermazione Alice Sancin, presidente del Circolo ippico “Volontari dell’Alpe Adria per la solidarietà”, che opera dal 2012 a Montebello, nel prato circondato dalla pista. «E la spiegazione è semplice – sottolinea – e cioè i cavalli non possono stare tutto il giorno nei box, hanno necessità di pascolare e lo fanno proprio nella parte del prato dove non ci sono gli ostacoli per gli allenamenti del salto. Fra l’altro siamo titolari di un contratto d’affitto con la Nord Est ippodromi, titolare della concessione, che ha la stessa durata di quest’ultima e cioè nove anni. Non vedo perché l’atletica leggera che ha altri impianti a disposizione in città debba essere ospitata proprio qui». Il Circolo di Sancin svolge anche una funzione sociale: «Oltre alle gare – spiega – facciamo ippoterapia gratuita e lezioni di equitazione per bimbi e adulti».

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