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Cannaregio, abitanti  raccolgono firme per combattere lo spaccio

Si sentono abbandonati a loro stessi, i cittadini di Cannaregio che vivono tra San Giobbe e San Girolamo, fino a qualche mese fa una zona tranquilla, ora diventata una piazza di spaccio a cielo aperto. La percezione di scarsa sicurezza è tale che, sul finire di giugno, un gruppo di genitori parrocchiani di San Giobbe ha lanciato una petizione per chiedere un rafforzamento dei controlli. Petizione a cui ha aderito anche Padre Pierantonio, responsabile del centro estivo della parrocchia.

«Alcuni genitori ci hanno chiesto di poter mettere un banchetto per la raccolta firme durante la serata conclusiva del grest» spiega il Padre, «e ci sembrava giusto aderire, perché il sentimento comune qui è quello di una grande mancanza di sicurezza» aggiunge. Ascoltando i genitori, Padre Pierantonio si è accorto di come molti si sentano in difficoltà a lasciar uscire i ragazzi la sera, visto il clima che si respira.

«È una zona isolata, si presta bene a questo tipo di traffico» fa notare, per poi sottolineare, come, d’altronde, di forze dell’ordine sul territorio non ce ne siano. «Gli unici controlli che ho visto», ironizza, «sono stati quelli legati al ticket d’accesso». La battuta, tuttavia, è la stessa che fa Giuliana Armani, una cittadina residente ai piedi del ponte dei Tre Archi.

«Ci vorrebbe poco per tenere sotto controllo il territorio», fa presente, «Venezia è una città piccola, come hanno fatto per il ticket potrebbero farlo anche per risolvere questa situazione, che sicuramente complica la vita a noi residenti» Di agenti, però, chi vive nella zona non ne vede, soprattutto di sera. «Di tanto in tanto qualcuno passa in barca, fanno il loro giretto lagunare e basta, che comunque serve a poco» aggiunge, sottolineando come i pusher si aggirino nelle calli interne e nei sottoporteghi. «In lockdown, quando la città era deserta, le forze dell’ordine erano tutte in giro, ora i controlli sono inesistenti e noi non ci sentiamo sicuri». La cittadina, e come lei tanti altri, dubita che la situazione possa risolversi: «Manca la volontà politica», dice.

Intanto, una residente agli Ormesini lancia una proposta: esporre dei drappi alle finestre con delle scritte per rivendicare la sicurezza a Cannaregio «e far sì che “i soliti noti” non possano più girarsi dall’ altra parte, o far finta che la sicurezza, punto centrale della loro campagna elettorale, non sia stato un fallimento su tutta la linea» commenta.

Diversi cittadini puntano il dito anche su alcuni locali in fondamenta Cannaregio, noti per chiudere alle prime luci dell’alba. «Sappiamo tutti che, alla fine, diventano un punto di ritrovo per lo spaccio», fa presente Giuliana Armani che scrolla le spalle delusa dal fatto che questi bar non vengano controllati come si deve e, quindi, la presenza di spacciatori e acquirenti sia ormai una costante con cui i residenti si ritrovano a dover convivere, tanto che diversi negli ultimi mesi hanno installato le telecamere. «In qualche modo ci dobbiamo tutelare», dicono.

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