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Sono lacrime che fanno male: Gianmarco Tamberi eliminato a 2.27 alle Olimpiadi, sfogo inconsolabile

Gianmarco Tamberi ci ha voluto provare, con il cuore, la grinta, la caparbietà, il carisma che da sempre lo contraddistinguono. Il Campione Olimpico di Tokyo 2020 ci ha voluto credere in una situazione ai limiti del fisicamente possibile, dopo essere stato in ospedale per due volte nel giro di sei giorni (l’ultima poche ore fa), dopo aver letteralmente vomitato sangue, dopo essere stato fortemente debilitato prima da un presunto calcolo renale e poi da una colita renale. Debilitato e ai limiti del presentabile, in una condizione che avrebbe sconsigliato a chiunque di presentarsi a una finale delle Olimpiadi ma non a chi ha sempre fatto dell’ardore agonistico e della tigna i suoi punti di forza.

Gianmarco Tamberi ha lottato contro un destino avverso, che si è abbattuto su di lui nel momento più importante del triennio, quando voleva scrivere una pagina di antologia dello sport: diventare il primo saltatore in alto a conquistare due medaglie d’oro ai Giochi Olimpici. Un problema fisico beffardo gli ha impedito di lottare ai vertici come avrebbe fatto in condizioni ideali: l’anno scorso vinse i Mondiali in maniera perentoria, due mesi fa dominò gli Europei di Roma offrendo la miglior prestazione mondiale stagionale (2.37), nella capitale francese avrebbe tranquillamente battagliato per una medaglia e per il bersaglio grosso.

Gianmarco Tamberi si è presentato allo Stade de France, ma non aveva nulla del suo talento: mancava la rincorsa, lo stacco era assente, la potenza necessaria per valicare l’asticella era ai minimi termini, il viso era comprensibilmente spento e a poco sono serviti gli incitamenti del pubblico che ha gremito l’impianto nella zona di Saint Denis. Ha onorato l’impegno, ha onorato la maglia azzurra da capitano della Nazionale di atletica leggera, ha onorato il suo ruolo di portabandiera: ha superato 2.22 metri al terzo assalto per puro talento insito, poi la quota superiore di 2.27 si è rivelata improba e ha dovuto abbandonare la scena all’undicesimo posto.

Gianmarco Tamberi è stato accompagnato dagli applausi degli appassionati presenti sugli spalti e poi si è diretto verso la sua curva, gremita dagli amici presenti con indosso le maglie apportanti la scritta “Here for a reason” (“Qui per un motivo”, n.d.r.): è stato abbracciato mentre scoppiata in un pianto sconfinato, inconsolabile, senza limiti. Dovette rinunciare a Rio 2016 a causa di un infortunio rimediato a Montecarlo nella notte del record italiano, nei fatti non ha potuto esprimersi nemmeno a Parigi 2024, nel mezzo l’oro memorabile a Tokyo 2020, salendo sul gradino più alto del podio insieme al qatarino Mutaz Essa Barshim.

Gianmarco Tamberi ha compiuto 32 anni lo scorso 1° giugno e ha più volte dichiarato che quella in terra transalpina sarebbe stata la sua ultima avventura a cinque cerchi, ma visto l’epilogo non è detto che non ci possa ripensare in vista di Los Angeles 2028. Se ne avrà voglia il prossimo anno ci sarà il titolo iridato da difendere, ma ora bisognerà superare questa botta per poi guardare al futuro. La sfida per le medaglie è proseguita poi tra il già citato Barshim, il neozelandese Hamish Kerr, lo statunitense Shelby McEwen, il giapponese Ryoichi Akamatsu, l’ucraino Oleh Doroshchuk e uno strepitoso Stefano Sottile.

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