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Minsk, la strada di Putin verso Kiev?

Secondo il ministero degli Esteri bielorusso l'Ucraina avrebbe schierato circa 120.000 uomini lungo i confini con la Bielorussia. La risposta non si è fatta attendere e nella mattinata di domenica 18 agosto il presidente Aleksandr Lukashenko ha dichiarato al canale televisivo Rossiya di aver schierato quasi un terzo delle sue forze armate lungo l'intero confine. Difficile stimare il numero dei soldati, ma secondo il Military Balance 2022 pubblicato dall'International Institute for Strategic Studies, citato dal Guardian, i professionisti bielorussi sarebbero 48.000, dunque si potrebbe trattare di almeno 12.000-15.000 unità. Il presidente bielorusso, alleato di Vladimir Putin, ha affermato: “Vedendo la politica aggressiva di Kiev abbiamo riposizionato in determinati punti il nostro esercito lungo l'intero confine per essere pronti in caso di guerra.” Dorsa Jabbari, inviato a Mosca per Al Jazeera, riferisce che Lukashenko starebbe “rivolgendo minacce molto serie ai funzionari di Kiev”, preannunciando di fatto che qualsiasi sconfinamento ucraino in territorio di Minsk scatenerebbe una reazione offensiva. Da qui nascono alcuni dubbi sulle strategie russe e ucraine. Anche se l'attacco in territorio russo del sei agosto scorso nella regione di Kursk potrebbe far pensare a un cambio di passo da parte di Kiev, l'apertura di un secondo fronte sarebbe insostenibile e otterrebbe l'unico effetto di allargare il conflitto verso ovest ma soprattutto verso nord, dove a separare Ucraina e Bielorussia c'è il lago formato dal fiume Dnepr e dove la distanza del confine – la zona di Chernobyl – dalla capitale ucraina è di soli 120 chilometri in linea d'aria. Quindi a Zelensky non converrebbe affatto. Peraltro, una piccola parte del lago, ricompreso tra due parchi nazionali, è in territorio bielorusso, così uno scontro potrebbe portare facilmente a un diretto aiuto russo aprendo la strada alle truppe di Mosca verso la cittadina di Chernihiv e quindi verso Kiev dall'autostrada E95.C'è però un'altra visione della situazione: Putin non ha finora potuto usare la posizione strategica del territorio bielorusso per invadere l'Ucraina, ma è chiaro che qualsiasi scaramuccia renderebbe più facile questa eventualità. Lukaschenko potrebbe infatti dichiarare di volersi difendere da un'avanzata ucraina, ma la presenza sul confine delle truppe di Kiev è proprio stata organizzata per evitare che da quella parte potessero entrare soldati russi, presenti in territorio di Minsk dall'inizio del conflitto, possibilità creata “dall'amicizia” tra Putin e Lukaschenko. Ufficialmente, dal marzo 2022, Mosca ha posizionato in Bielorussia armi nucleari tattiche in base a un accordo di “condivisione” schierando anche sistemi missilistici 9K-720 Iskander, sui quali sono stati addestrati anche reparti di Minsk. Al tempo di questi eventi, l'allora leader dell'opposizione bielorussa, Sviatlana Tsikhanouskaya, dichiarò che l'iniziativa missilistica “contraddiva la volontà del popolo”, mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy disse che si trattava di un passo grave verso la destabilizzazione interna del Paese. Le forze bielorusse sul fronte sud possono contare su tre basi militari dell'aviazione: Biaroza, dove sono schierati reparti equipaggiati con droni; Luniniec, con reparti per difesa aerea e, più a nord, in quella di Babrujsk con velivoli ed elicotteri. Le truppe terrestri hanno una base a Brest, nella parte sud-occidentale del Paese, in una zona troppo distante dalla parte più “calda” del confine, dove invece sono presenti tre grandi centri logisitici per il munizionamento, nelle cittadine di Prybor e Dobrus. Le maggiori brigate hanno fino a oggi avuto base nel nord, quasi al confine con Polonia, Lituania e Lettonia, secondo lo schema risalente alla Guerra Fredda. La stessa rifondazione delle forze armate, con a capo il presidente della Repubblica, è avvenuto ufficialmente il venti marzo 1992 con materiali e dottrine sovieti

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