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Caso Arianna Meloni, Renzi e i suoi attacchi ad orologeria. Adesso è pronto ad abbracciare (persino) Salis

Matteo Renzi ce l’ha questa tendenza a essere come il barone di Munchausen. La deve sparare grossa ogni giorno, ad esempio citando la sua lite con Obama e i suoi ruoli internazionali. Eppure, l’ex presidente del Consiglio, che a dicembre del 2016 annunciò il suo esilio definitivo dalla politica dopo la sconfitta sonora al referendum costituzionale, è ancora lì. Si è preso il seggio del Pd il 2018, salvo lasciarlo un anno dopo, si è ripreso il seggio il 2022 con un’alleanza con Calenda durata più o meno quando duravano i matrimoni di Liz Taylor, e oggi tenta disperatamente di rientrare nel centrosinistra, riabbracciando Schlein e Salis, anche se in quel campo lì, come ha confermato ieri Fratoianni, non lo vuole nessuno.

Renzi e il teorema che oggi smentisce

Rispondendo ad Alessandro Sallusti che ieri su Il Giornale ha tirato in ballo Italia Viva come co-protagonista di uno scenario politico e giudiziario inquietante su Arianna Meloni, Renzi ha fatto lo sdegnato, ma anche(come gli ha ricordato stamattina lo stesso direttore del quotidiano) lo smemorato. Nel suo libro, “Il Mostro”, Renzi scrive, riferendosi ai casi di malagiustizia affrontati, che : “hanno arrestato i miei genitori con un provvedimento subito dopo annullato, hanno sequestrato i telefonini ai miei amici non indagati, hanno cambiato nomi nei documenti ufficiali per indagare sulle persone a me vicine, hanno scritto il falso in centinaia di articoli, hanno pubblicato lettere privatissime tra me e mio padre, mi hanno fotografato negli autogrill e mentre uscivo dal bagno di un aereo, hanno controllato e pubblicato tutte le voci del mio estratto conto, hanno violato la Costituzione per controllare i miei messaggi di WhatsApp”. Ed è vero, considerando che proprio la Corte Costituzionale ha dichiarato nulle le conversazioni intercettate nei suoi confronti, essendo parlamentare, censurando pesantemente l’azione della procura di Firenze.

Ma Sallusti gli ha ricordato anche un’altra cosa e cioè il suo continuo attacco alla stampa, a certa stampa, accusata di far parte di un sistema di complotti che egli oggi definisce paranoideo.

Un garantista ma solo per se stesso

Renzi sta dimostrando che il suo passato di garantismo era evidentemente riferito alle vicende giudiziarie personali e familiari. Vicende sulle quali non è vero che Fratelli d’Italia ha usato la clava. Lo confermano i tweet di congratulazioni del ministro Crosetto per l’assoluzione dei genitori in uno dei processi, supportati da altri deputati di primo piano.

Abbattere i governi, la sua unica missione

Renzi è noto perché ama abbattere i governi in corso, senza vincere le elezioni. A febbraio del 2014 si insediò da segretario del Pd e rassicurò l’allora premier Enrico Letta, con la famosa frase: “Stai sereno”: un mese dopo lo fece fuori e prese il suo posto.

A settembre del 2019, dopo che Zingaretti aveva dato la sua parola d’onore a Matteo Salvini che si sarebbe andati al voto a seguito della caduta del primo governo Conte, fu lui a mettersi in mezzo e a far nascere il Conte bis.

Ma anche questa cosa gli stava stretta e cosi ad inizio 2021 si adoperò per far cadere Conte e far nascere il governo Draghi.

Oggi ci sta riprovando e lo ha detto testualmente in un’intervista a Repubblica qualche settimana fa quando ha preconizzato la caduta del governo Meloni e la nascita di una grande coalizione. Con la differenza che oggi c’è una maggioranza coesa, nata dalle elezioni politiche, e non si vede come la si possa far cadere.

Un partito che oggi vale poco e che a sinistra non vogliono

Italia Viva, insieme a +Europa, ha superato di poco il 3% alle ultime elezioni europee non raggiungendo il quorum. Quanto vale oggi il partito di Renzi? Poco, molto poco sulla carta. Ma il punto è anche un altro. i Cinquestelle non lo vogliono, Nicola Fratoianni ieri ha ribadito in un’intervista a Il Fatto Quotidiano che con il centrosinistra non ha niente da spartire e nel Pd la gran parte dei dirigenti lo vuole tenere fuori.

La captatio benevolantiae di Matteo

Gli attacchi ad orologeria ad Arianna Meloni somigliano molto a una captatio benevolantiae del senatore di Rignano. Che, dalla Liguria, si vede escluso dal campo largo e vede a rischio il suo seggio e quello dei suoi pochi fedelissimi. Uscire ad alzo zero contro la premier, seppure indirettamente, con un argomento risibile gli serve a guadagnare un pò di credito. Dopo avere votato la riforma Nordio insieme alla maggioranza e dopo avere detto che le distanze tra lui e il centrosinistra su fisco, politica estera e altro erano incolmabili. In fondo, come pare abbia scritto Sun Tsu, “il nemico del mio nemico è mio amico”, vero Matteo?

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