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Cibo della mensa non gradito: l’Ospizio Marino di Grado ricorre ai “pasti d’emergenza”

GRADO Il servizio mensa lascia a desiderare, per usare un eufemismo visto che c’è chi l’ha definito con termini più pesanti. Per quanto i pasti siano composti dalle canoniche portate, una volta serviti in tavola già di primo acchito non predispongono al meglio. Basta guardare nel piatto, infatti, per “frustrare” l’appetito.

Cibi senza sapore, consistenza della materia prima «inadeguata», se non anche «improponibile», rispetto alla tipologia del cibo. Sono di questo tenore le segnalazioni mosse a più riprese da diversi ospiti dell’Ospizio Marino di Grado e da loro familiari.

Segnalazioni giunte anche al Piccolo da parte di persone che, a fronte della richiesta dell’anonimato, hanno descritto un servizio quantomai deludente sia per la qualità sia per la quantità dei cibi messi sui piatti. Perché, riferiscono i diretti interessati, l’assemblaggio delle pietanze, unitamente alla quantità dei cibi, non certo generosa, comunicano che se non ci si alzerà dalla sala a digiuno, poco ci manca. Tanto che, chi se lo può permettere, ha preso l’abitudine di andare a mangiar fuori sempre più spesso. «E la ristorazione - aggiunge qualcuno - fa il paio poi con la pulizia, altrettanto opinabile».

Eppure, spiegano gli ospiti delusi, lo scorso anno i servizi in tal senso non avevano suscitato perplessità, anzi. L’offerta era stata definita di effettivo gradimento da quanti, nell’agosto 2023, avevano trascorso all’Ospizio marino il loro periodo di cure.

In tanti cioè hanno notato una «differenza notevole». Come si spiega?L’interrogativo è girato tra i pazienti come una sorta di passaparola. Una struttura così preziosa e all’avanguardia, di riconosciuta eccellenza quanto alle prestazioni riabilitative, fisioterapiche e medico sanitarie, garantite da professionisti di grande capacità ed esperienza, ha lasciato gli utenti interdetti di fronte a quanto sperimentato in termini di alimentazione e di igiene.

Qualcosa è realmente cambiato. Lo scorso primo agosto la cooperativa che, per anni, ha gestitola ristorazione, ha infatti “dato forfait”. Ha ritirato in blocco il proprio personale, lasciando scoperti i servizi come spiega lo stesso direttore dell’Ospizio Marino, Massimo Mascolo: «Purtroppo, l’impresa appaltatrice dei servizi in questione, comunque internalizzati e in simbiosi con gli approvigionamenti delle derrate alimentari e quant’altro necessario ai fini operativi, con l’inizio di agosto ha interrotto l’attività. Di punto in bianco ci siamo trovati ad affrontare una situazione di emergenza». Niente cuochi, né personale per servire le colazioni, pranzi e cene, pulizia compresa. «Tutto è stato bloccato – ha osservato il direttore –. A quel punto, ci siamo trovati davanti a due possibilità: chiudere l’Ospizio Marino o assumere procedure d’urgenza per rimediare alle problematiche, soprattutto rispetto alla ristorazione».

Per il dirigente dell’Ospizio, peraltro, è stato come un fulmine nel cielo sereno delle sue vacanze, costretto a dover provvedere e a segnalare la difficile circostanza. Andava infatti risolta il prima possibile. Il giorno successivo, in una sorta di corsa ad ostacoli considerato il periodo agostano, Universiis, gestore operativo della struttura riabilitativa, ha contattato il Gruppo Sodexo Italia Spa, ben presente anche in regione, specializzata nei servizi di ristorazione a istituzioni, aziende, scuole e ospedali. La società ha accolto l’esigenza prospettatale assumendo il compito di approvvigionamento esterno dei pasti e delle derrate alimentari, nella sua consueta e propria attività, quindi al netto della “dietoterapia” impostata dall’Ospizio Marino.

«In questa modalità di particolare urgenza, siamo riusciti a sopperire l’assenza del servizio, risolvendo temporaneamente la problematica», ha aggiunto il dottor Mascolo. Rispetto alla provvisorietà di una gestione a carattere emergenziale, è in itinere un nuovo contratto di affidamento dei servizi a valere da settembre. Il direttore ha argomentato: «È stato creato un problema grave, una vera e propria interruzione di servizio».

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