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La svolta green nei Balcani frenata da Usa, Ue e Russia

/ Belgrado

Una regione fortemente dipendente dal carbone, anzi, dall’ancor più nefasta e inquinante lignite – e dunque avvelenata da smog fuori controllo – guarda al futuro. E il gas, quello russo insieme ai combustibili fossili occidentali, dovrebbe avere un ruolo da protagonista nella transizione cosiddetta “verde”. Ma la strada sarebbe sbagliata, perché in realtà l’area potrebbe essere un Eldorado per un’energia veramente pulita – non inquinante come il metano – energia prodotta dal sole e dal vento, con un risparmio enorme per le casse pubbliche.

È quest’ultima la via che dovrebbero percorrere i vicini Balcani occidentali, una delle aree più inquinate in Europa, secondo il suggerimento di un importante studio recentemente reso pubblico dal “Global Energy Monitor”, un think tank con sede negli Usa che si occupa di ambiente, energia e transizione. E per degli esperti della materia appare naturale cercare di dare una mano ai Balcani, polmone nero del Vecchio continente, che continua ancora purtroppo a puntare sul gas – anche di provenienza russa – per la produzione di energia e riscaldamento.

Soluzioni molto più pulite e meno impattanti, anche dal punto di vista geopolitico, sarebbero invece già in casa, volendo. Il Global Energy Monitor, infatti, ha calcolato che i parchi solari ed eolici progettati nella regione per una futura realizzazione potrebbero garantire una «produzione di energia elettrica di 23 GW», un’enormità. Di questi 23,7 GW – il 30% – potrebbero essere realizzati già entro il 2028, mentre i restanti 16 sono iniziative ancora in fieri, spesso senza finanziamenti già assicurati o asolo nnunciati. E solo il 6% (1,3 GW) dei parchi è al momento in costruzione.

Cosa rappresentano, per i Balcani, 23 GW? È di fatto «la produzione prevista in Germania» per i prossimi anni derivante da solare ed eolico, dunque una quota enorme, per una regione che, dal punto di vista dei bisogni energetici e del sistema economico, è ben lontana dalle necessità della “locomotiva” economica europea. In pratica, i Balcani «possono risparmiare miliardi di euro e garantire un’aria più pulita ai propri cittadini, a condizione che ci sia la volontà politica di spostare risorse verso l’eolico e il solare, integrando queste fonti nel mix energetico, ma evitando al contempo le false promesse del gas», hanno avvisato i ricercatori americani.

Ma cosa impedisce la vera svolta verde, nei Balcani? L’ostacolo maggiore sono in realtà le potenze che si contendono una maggiore influenza nell’area, presentandosi come amici e alleati, ossia «Usa, Ue e Russia», si legge nello studio. Il quadro è così chiaro. Da una parte c’è la Russia, da cui la regione da sempre dipende per forniture di gas. Ma dall’altra ci sono anche gli «interessi Ue e Usa» nei Balcani, con massicce attività di «lobby» messe in campo non per accompagnare i Balcani verso la transizione verde, ma per altri fini. L’obiettivo, infatti, sarebbe quello di creare una nuova «dipendenza» della regione, questa volta dalle «energie fossili» di Ue e Usa. Se i Balcani fossero però abbastanza forti da respingere le lusinghe o le pressioni di tutti gli agenti esterni, ci sarebbe un vero miracolo: 103 milioni di tonnellate di Co2 risparmiate (l’87% delle emissioni nel 2022 nella regione) e 9 miliardi di euro in meno di costi per l’energia. —

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