World News in Italian

Il figlio va allo stadio con il pugnale, i genitori fanno ricorso al Tar contro il Daspo (e perdono)

Ci hanno provato entrambi a farla franca – uno tirando in ballo un incauto amico pescatore, l’altro alzando le mani di fronte alla svista del figlio. Anzi, difendendolo, sebbene il ragazzino fosse entrato allo stadio letteralmente armato.

Alla fine, però, il Tar non ha concesso sconti e ha confermato il Daspo al 17enne, e al padre di 43 anni, che lo scorso 8 gennaio si sono introdotti nello stadio Euganeo di Padova con un pugnale occultato nell’asta di una bandiera. L’occasione era un match di campionato, Lega Pro, tra il Calcio Padova e il Mantova 1911; i due erano ultras dei lombardi, giunti in Veneto con un gruppo organizzato di tifosi.

Quel giorno, nel corso dei controlli effettuati durante le fasi di accesso nel settore curva nord-ospiti degli oltre 1.200 sostenitori mantovani, i poliziotti della Questura e gli stewards impegnati nelle operazioni di filtraggio si sono insospettiti di fronte all’atteggiamento di un ragazzino intento a entrare nell’impianto in possesso di una bandiera con asta. Timori confermati poi dal ritrovamento dell’arma bianca, un pugnale di 23 centimetri – con lama a doppio taglio di 9 – sapientemente occultato all’interno dell’asta. La stessa era stata modificata con un apposito incastro nel tappo filettato che chiudeva il manico dell’asta: lì era incastrato il coltello.

Il giovane, oltre a varie denunce, si è visto affibbiare dal questore di Padova, Marco Odorisio, un Daspo di 3 anni. Al padre, anch’egli denunciato per più reati, non ultima l’omessa vigilanza sulla condotta del figlio minore, è stato attribuito un Daspo di 5 anni. La coppia ha fatto ricorso al Tar, che però qualche giorno fa ha respinto l’istanza e confermato i due provvedimenti.

Nel ricorso del minore, avanzato dal padre e dalla madre del ragazzino, la colpa viene scaricata su un amico: l’occultamento del coltello sarebbe stata il frutto di un’improvvida dimenticanza di quest’ultimo, ultras mantovano, appassionato di pesca. Lo stesso ha dichiarato di aver inserito l’arma nell’impugnatura di una vecchia canna da pesca, per poi ricavare da quest’ultima l’asta di una bandiera da esporre in terrazzo per celebrare la vittoria della propria squadra, dimenticando di avervi celato il pugnale. La bandiera sarebbe stata portata allo stadio e poi ceduta al diciassettenne. Tesi respinta per mancanza di efficaci riscontri e condanna confermata.

Anche il padre del minore ha avanzato vari argomenti per annullare il proprio Daspo, tutti respinti dal Tar. Il tribunale, in particolare, ha spiegato come sarebbe stato compito del papà prevenire un episodio come quello che ha visto protagonista il figlio, in ragione del dovere di vigilanza proprio di un genitore, specie in un contesto particolarmente sensibile e strettamente vigilato come uno stadio. Il padre, in realtà, sarebbe entrato all’Euganeo senza nemmeno aspettare il figlio minorenne. Difficile, secondo il Tar, ritenere in ogni caso il 43enne estraneo al comportamento del figlio. Avrà 5 anni per riflettere sulle proprie responsabilità.

Читайте на 123ru.net