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Autovelox, avvocato multato fa causa al Comune e attacca: «Fate cassa»

Autovelox e vigili piazzati in un punto poco visibile in via Cortina a Tai di Cadore, per “fare cassa” a spese dei turisti lungo l’Alemagna. Anche dopo che una sentenza del Giudice di pace ha annullato una multa comminata proprio in quel punto.

A contestarlo è Silvio Carlo Cadel, automobilista veneziano ma anche avvocato del Foro di Padova: dopo aver preso la multa a Tai con l’autovelox, l’ha impugnata davanti al Giudice di pace di Belluno, vincendo il primo round. Ma con ancora aperto in Tribunale il ricorso poi presentato dal Comune di Pieve di Cadore, gli agenti della polizia locale – contesta il legale – hanno piazzato ancora l’autovelox proprio lì.

Una contestazione che viene respinta con sdegno dalla sindaca di Pieve di Cadore, l’avvocato Sindi Manushi: a parte che, dopo la sentenza della Corte costituzionale sugli autovelox, i vigili hanno lasciato l’apparecchio nell’armadio, «il Comune è assolutamente legittimato a fare controlli in quel punto a Tai, dove si corre troppo e si rischiano ogni giorni incidenti».

La vicenda parte quando il legale veneziano del Foro di Padova, appassionato di montagna e frequentatore delle Dolomiti, riceve una multa di 561,55 euro con sospensione della patente da uno a tre mesi per una violazione al codice della strada rilevata il 3 febbraio, un venerdì, alle 18,16.

L’auto dell’avvocato, secondo il verdetto dell’autovelox, viaggiava a 94 km/h in tratto con limite 50 km/h.

«La violazione così come mi era stata contestata destava in me diverse perplessità», spiega il legale, «soprattutto perché mi risultava piuttosto difficile comprendere come fosse possibile che nel luogo dove si dichiarava era stata accertata l’infrazione (via Cortina numero 50) una pattuglia si potesse essere lecitamente posizionata (ovvero, come potesse essersi resa visibile come richiesto dal Codice della Strada). In altre parole, nel luogo dichiarato nel verbale appariva piuttosto improbabile che ci fosse lo spazio necessario per la pattuglia. Decidevo quindi d’impugnare il verbale innanzi all’ufficio del Giudice di pace di Belluno lamentando proprio, in via principale, tale presunto vizio: la pattuglia si era nascosta».

Il Comune, rappresentato dall’avvocato bellunese Francesco Rasera Berna, ha difeso il buon operato dei vigili, sostenendo la regolarità della postazione utilizzata e la visibilità della pattuglia.

Una tesi che non ha convinto il Giudice di pace Gianni Bortoli, che il 20 dicembre ha accolto il ricorso dell’avvocato Cadel, annullando la multa. Il Comune di Pieve, a questo punto, il 12 febbraio ha fatto ricorso al Tribunale di Belluno. La questione è ancora aperta, visto che l’udienza è fissata per il 25 settembre.

Ma, contesta il legale del Foro di Padova, nel frattempo la piazzola contestata è stata usata ancora dai vigili: il 22 marzo di quest’anno, racconta, «fatalità sempre di venerdì e nelle ore serali», transitava per la stessa strada dove era stata accertata la violazione impugnata: «i vigili erano là, esattamente dove avevano accertato la violazione del 3 febbraio 2023». E la postazione era sempre poco visibile, contesta il legale, che imputa al Comune di Pieve di Cadore l’obiettivo di «fare “cassa” sanzionando - in modo illegittimo vista la condotta nel suo complesso - gli ignari automobilisti che transitano per il Cadore».

Dura la replica della collega del Foro di Belluno, la sindaca di Pieve Sindi Manushi: «Una polemica insussistente», dice, «da quando ad aprile c’è stata la sentenza della Cassazione sugli autovelox non abbiamo più usato l’apparecchio. L’ultimo servizio con l’autovelox risale al 30 marzo. Ma i vigili sono comunque fuori a fare controlli anche senza autovelox, per mia espressa disposizione, per garantire la sicurezza sulla strada, perché la gente corre troppo. Soprattutto sul rettilineo di Tai».

«L’amministrazione di Pieve è totalmente libera di agire senza patire pressioni dai privati», ribatte dunque la sindaca, «e, detto che con gli introiti dell’autovelox non ripaghiamo nemmeno le divise dei vigili, tutti i servizi che abbiamo fatto fino al 30 marzo sono assolutamente a termini di legge. Nessun “agguato”, dunque: se questo signore avesse guidato entro i limiti di velocità non saremmo qui a parlarne».

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