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Lavori da 62 milioni all’ospedale Civile di Venezia: casa di comunità e nuovi macchinari

Una sanità all’altezza di Venezia e della sua popolazione. Una sanità che sappia rispondere alle necessità di questo tempo, che sappia diagnosticare e curare usando tecniche all’avanguardia.

Questa la sfida che il direttore generale dell’Usl 3 Edgardo Contato si è posto con il progetto approvato dalla Regione per un maxi intervento sull’ospedale Civile di Venezia, tra ammodernamento, messa in sicurezza e predisposizione dell’ospedale e della casa di comunità.

«Siamo stati nei tempi, ora il progetto è rientrato ufficialmente in una delibera regionale» spiega Contato.

Per l’intervento di ristrutturazione, sul tavolo ci sono ben 62 milioni, di cui una parte arriva dal Pnrr. «Si tratta di un insieme di fondi che arrivano per riallineare la sanità su una serie di obiettivi, dalle case di comunità al rinnovamento tecnologico» prosegue.

Il polo tecnologico

Della somma complessiva, 20 milioni sono già stati spesi per la sistemazione del blocco tecnologico, quella parte in cui si trovano i macchinari strettamente necessari per la gestione dell’ospedale, dai gas medicali ai vari impianti riscaldatori e ventilanti.

«Di questi soldi, due milioni li abbiamo spesi per i nuovi macchinari» aggiunge Contato, anticipando le novità. Entro fine anno, infatti, verranno installati un macchinario per la tac e uno per la risonanza magnetica, mentre è già stato installato un radiografo polivalente. Tutte strumentazioni all’avanguardia, per una diagnostica più precisa.

I padiglioni Semerani e Mendicanti

Gli altri 42 milioni verranno usati per degli interventi strutturali che interesseranno i padiglioni Semerani - sede della chirurgia e cardiologia - e Mendicanti - sede della reumatologia, medicina trasfusionale e camera ardente.

«Sicuramente la priorità è il Semerani» conferma Contato, «dove non tutte le stanze sono provviste di bagno, cercheremo di aumentare il comfort della struttura. Il secondo piano dei Mendicanti, poi, non è facilmente accessibile, per questo metteremo degli ascensori» anticipa.

Anche i chiostri dietro i Mendicanti saranno oggetto di restauro e sistemazione.

Ospedale di comunità

«Dobbiamo rendere delle opere funzionali in termini di ambulatori e percorsi di accesso, soprattutto in funzione dell’ospedale e della casa di comunità» aggiunge.

Il progetto, che oltre a essere approvato dalla Regione ha già ottenuto anche il via libera della Soprintendenza, comprende anche l’ospedale e la casa di comunità che, nel concreto, troveranno posto nella zona dei Mendicanti.

L’ospedale avrà 24 posti letto e sarà una struttura di degenza post ospedaliera che potrà ospitare quei pazienti che potrebbero ricevere cure a domicilio ma che hanno bisogno di una sorveglianza sanitaria e infermieristica continuativa, anche notturna, e non possono contare sulla rete familiare.

La casa di comunità, invece, conterà di una serie di servizi, dai medici di base ai pediatri, fino alla continuità assistenziale e all’integrazione dei servizi sociali.

«La medicina di gruppo sarà al piano terra nell’area dei Mendicanti verso il canale del Pianto» spiega il dg, « si dovranno studiare le modalità di accesso».

Via i tunnel

Inoltre, spariranno anche i tunnel di plastica che oggi portano in Pronto soccorso e collegano i padiglioni San Domenico e Semerani.

«Saranno rivisti e corretti, verranno realizzati percorsi ad hoc. Nel complesso, si tratta di un intervento che in termini storici crea i presupposti per una sanità pubblica all’altezza della città».

Procedono anche al Lido i lavori per la predisposizione della casa di comunità, per cui sono già stati spesi 200 mila euro.

Il tema è caldo: mentre comitati e associazioni annunciano una mobilitazione per il 28 agosto che avrà al centro anche la difesa del Monoblocco, mentre i Verdi presentano un’interrogazione per chiedere il riconoscimento di Venezia zona disagiata anche e soprattutto per la difficoltà di accesso ai servizi sanitari e la Municipalità inserisce l’argomento nel prossimo ordine del giorno, Contato rassicura: «Non c’è alcun intento di dismettere il padiglione Rossi, anzi, lo vogliamo sistemare. Voci contrarie sono semplici fantasie».

Resta il padiglione rossi

La conferma, per il dg, è nei fatti: «Fino a un anno e mezzo fa non c’era nemmeno un medico di base al Monoblocco, ora ce ne sono quattro e stiamo lavorando anche per far entrare i pediatri» anticipa, «tutto questo perché non possiamo pensare di creare dei contenitori senza il contenuto».

Contato sta con i lidensi. «L’importante è che i cittadini del Lido abbiano un punto di riferimento per i servizi sanitari. Io sono cresciuto con la sanità pubblica, vorrei che i miei figli avessero le stesse possibilità di salute che ho avuto io» commenta, «non è che devo dichiarare di voler la sanità pubblica, devo farla» conclude.

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