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Ius scholae, i sindaci veneti dem preparano mozioni per la cittadinanza

A Bologna hanno deciso di concedere la cittadinanza onoraria a tutti i bambini che abbiano concluso almeno un ciclo scolastico, Brescia ha scelto la cittadinanza “comunale” e altri Comuni italiani stanno ragionando in questi giorni su come affrontare nel modo migliore questo tema riemerso con le olimpiadi di Parigi.

Ma qualcosa si muove anche in Veneto e sono ancora una volta i sindaci democratici a proporsi come volano per il cambiamento. Padova, Vicenza e Verona, le tre città sull’asse dell’autostrada A4 che il centrosinistra ha strappato alla destra: da qui si sta originando un moto collettivo che avrà certamente delle conseguenze politiche.

Saranno infatti presentate nei consigli comunali delle mozioni con cui si chiede di impegnare il Governo sul tema dello ius scholae, cioè il riconoscimento della cittadinanza italiana per i giovani con background migratorio, nati in Italia o arrivati prima del compimento dei 12 anni, che risiedano legalmente e che abbiano frequentato regolarmente almeno 5 anni di studio nel nostro Paese in uno o più cicli scolastici.

Verona apripista

In Veneto è stato il Comune di Verona il primo a sollevare la questione. La consigliera comunale del Pd Alessia Rotta ha preparato un ordine del giorno per il prossimo consiglio (a metà settembre), con cui si invitano il sindaco Damiano Tommasi e la giunta a sollecitare Parlamento e Governo ad approvare una norma sullo ius scholae.

«Tutta la maggioranza unita presenterà questa istanza» rivela Rotta. «Noi abbiamo Veronica Atitsogbe in consiglio, che è un simbolo in questo senso».

Lo scatto avanti di Verona ha innescato la pronta reazione anche delle due città vicine, una vicinanza sia geografica che valoriale, dopo le ultime tornate elettorali che hanno premiato in questi tre centri il campo progressista.

E così a Padova hanno annunciato un’iniziativa simile. Con la ripresa dei lavori del consiglio comunale il Pd, attraverso il suo capogruppo Gianni Berno, presenterà un’apposita mozione sullo ius scholae.

«L’Italia è indietro di 20 anni su questo tema decisivo, ed è ora di darsi una mossa per riconoscere diritti e cittadinanza a chi è italiano a tutti gli effetti», sintetizza il sindaco di Padova, Sergio Giordani. «Sono quindi assolutamente d’accordo con questa posizione di buon senso. Se venisse bocciata a causa degli steccati della politica a farne le spese sarebbe l’Italia stessa. Bene che anche forze centriste moderate abbiano aperto la discussione sul punto».

Il sindaco Giordani si riferisce all’apertura fatta da Forza Italia, attraverso il suo segretario Antonio Tajani. E sulle mozioni da presentare in consiglio comunale l’adesione è totale anche da parte di Giacomo Possamai, giovane sindaco di Vicenza.

«È davvero un bel segnale la proposta di Forza Italia sullo ius scholae» dice «perché significa che stavolta c’è la possibilità di arrivare all’approvazione di una riforma che modifichi la legge sulla cittadinanza del ‘92. Ed è importante che anche dai territori e quindi dai Consigli Comunali arrivi una spinta».

E dopo Padova e Verona anche Vicenza vuole fare la sua parte. «Se ci dovesse essere una mozione in tal senso da parte mia non ci potrebbe che essere un parere favorevole» chiarisce Possamai. «A fare le spese di tutti questi anni di discussioni senza risultati sono stati i minori immigrati di seconda generazione: un provvedimento di questo tipo aiuterebbe non soltanto sul fronte della tolleranza e dell’inclusione, ma avrebbe una funzione importantissima in un paese che ha i tassi di natalità fra i più bassi del mondo».

Un po’ di numeri

A Venezia, nell’area metropolitana, gli studenti stranieri sono 17.168 su 104.947, a Verona 22.183 su 129.266 , a Padova città 5.978 su 35.166. Si parla dunque di numeri importanti, anche perché dietro i numeri ci sono le persone, le famiglie.

«Basta andare in una delle nostre scuole, io lo faccio regolarmente, per rendesi conto che quello che avviene in quei luoghi» continua Giordani, sindaco di Padova. «Non solo è assolutamente spontaneo e normale, visti gli occhi privi di ideologie e di pregiudizi dei nostri bambini, ma è anche un piccolo miracolo quotidiano per il lavoro della scuola e degli insegnanti».

«Ottenere la cittadinanza aiuterebbe l’integrazione dei giovani neoitaliani, il loro rendimento scolastico e le loro traiettorie lavorative», conclude Possamai.

Barricate

Ma c’è anche chi respinge l’onda emotiva. È sicuramente il caso di Raffaele Speranzon, veneziano, senatore di Fratelli d’Italia e molto vicino alla premier Giorgia Meloni.

«Noi non abbiamo un approccio dogmatico né preconcetto sulla legge sulla cittadinanza» premette «ma entreremo nel merito quando e qualora ci sarà una proposta di legge scritta, per valutarla nel dettaglio. Non replico ad Antonio Tajani che ha fatto un ragionamento condivisibile rispetto alla società italiana che cambia. Ma non essendo stata prevista nel contratto di governo e nelle proposte fatte agli elettori, un’eventuale riforma della cittadinanza non si può discutere alla cieca».

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