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Stellantis, Urso si accorge della presa in giro: “Non rispetta gli impegni”. A fine maggio sosteneva che l’accordo sull’auto era in arrivo

Alla fine se n’è accorto anche Adolfo Urso. Mentre neanche tre mesi fa sosteneva che l’accordo con Stellantis era quasi cosa fatta, questione di settimane, ora il ministro delle Imprese e del Made in Italy torna a nutrire dubbi sull’affidabilità del gruppo franco-italiano: “Tocca alla Fiat assumersi la responsabilità sociale, tocca a Stellantis rilanciare l’auto in Italia e noi aspettiamo una risposta da tempo. Il governo ha fatto la sua parte, Stellantis no”, ha detto al Meeting di Rimini prima di ripercorrere l’epopea del tavolo sull’automotive che, garantiva a giugno 2023, avrebbe portato a un’intesa rapida per la produzione di un milione di veicoli in Italia.

A distanza di oltre un anno, Stellantis non si è mai vincolata e, anzi, ha visto crollare i volumi nei primi sei mesi dell’anno scaricando la crisi su lavoratrici e lavoratori tra contratti di solidarietà, migliaia di esodi incentivati e cassa integrazione (l’ultima infornata, annunciata poche ore fa, riguarderà la Sevel di Atessa a settembre). Un pasticcio di fronte al quale Urso ha compiuto numerose strambate. La più clamorosa è datata 28 maggio, quando il ministro si era bevuto le promesse di Tavares sulla 500 ibrida a Mirafiori dalla seconda metà del 2026 e la Jeep Compass a Melfi. “Il clima è cambiato” grazie alle “pressioni” del governo, aveva sentenziato. “Credo che tavolo Stellantis possa concludersi con la solennità di Palazzo Chigi”, aveva aggiunto. Quando? “A giugno”, era stato il suo auspicio.

Tre mesi dopo e qualche ulteriore segnale negativo, ora ammesso anche dallo stesso ministro, l’obiettivo resta appeso a mezz’aria. Così l’esponente di Fdi torna a martellare, spiattellando le prese in giro di Tavares: “Nel primo incontro lui mi chiese due cose per progettare lo sviluppo dell’auto italiana per raggiungere l’obiettivo di un milione di veicoli. La prima di rimuovere l’ostacolo dell’Euro 7, e ci siamo riusciti, per questo Stellantis ha annunciato il prolungamento di alcuni modelli. Poi ci chiese un piano incentivi commisurato alla produzione in Italia e abbiamo fatto il più grande piano incentivi sull’auto, un miliardo di euro”. I desiderata dell’azienda sono stati soddisfatti dal governo con i soldi pubblici, mentre il resto è ancora un miraggio.

Così – dopo essere tornato a brandire l’opzione di portare un costruttore cinese in Italia – Urso va all’attacco anche sulla gigafactory di Termoli, il cui progetto – finanziato con 400 milioni di euro dallo Stato – è stato sospeso negli scorsi mesi: “Stellantis deve dare una risposta a breve, perché se non risponde positivamente, le risorse del Pnrr saranno destinate ad altri. Non possiamo perdere le risorse del Pnrr perché Stellantis non mantiene gli impegni. E la scadenza è nelle prossime ore”, ha minacciato.

“Deve dirci – ha continuato il ministro – come vuole realizzare la crescita del sistema dei veicoli nel nostro paese per raggiungere l’obiettivo del milione di veicoli, con cui Tavares disse di essere d’accordo. Devono rispondere in quali stabilimenti, se davvero faranno la quinta auto a Melfi, se davvero investono su Pomigliano, se davvero intendono realizzare a Cassino, se intendono fare la 500 ibrida a Mirafiori”. Un rosario di lamentele dopo diverse promesse che al ministero si sono ‘bevute’: “Deve dirci anche con quali investimenti, perché non può presentarci contratti di sviluppo, come è successo, in cui richiede risorse allo Stato per ridurre l’occupazione – ha concluso Urso – È Stellantis che deve capire che i contratti di sviluppo si fanno con chi crea occupazione, non con chi la riduce”.

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