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La madre di Saman Abbas a Rebibbia: sconterà l’ergastolo, ma prima “intende rilasciare dichiarazioni”

La madre di Saman Abbas Nazia Shaheen, estradata dal Pakistan dopo la condanna all’ergastolo per l’omicidio della figlia, è atterrata all’aeroporto di Fiumicino alle 14.30. Poi, la donna è stata portata nel carcere di Rebibbia, dove ha incontrato i suoi avvocati.

Nazia Shaheen era stata arrestata meno di tre mesi fa, il 31 maggio, rintracciata in un villaggio al confine con il Kashmir. Era ricercata da tre anni, dal primo maggio 2021, quando era volata in patria col marito dopo la scomparsa di Saman, che aveva “disonorato” la famiglia. Nel dicembre scorso la 51enne era stata condannata alla massima pena in contumacia. Il marito Shabbar è invece arrivato in Italia un anno fa e quasi 10 mesi dopo essere stato arrestato.

Nazia Shaheen è scesa dall’aereo scortata da carabinieri e polizia vestita in un lungo abito nero e un velo, anche questo nero, che copriva integralmente anche il volto, mostrando solo gli occhi, al braccio una borsa rossa.

La madre di Saman sconterà l’ergastolo in un carcere emiliano

Portata in carcere a Rebibbia, la madre di Saman sarà trasferita in un istituto penitenziario emiliano. Il suo arrivo, dopo l’arresto nel Punjab a fine maggio, è il secondo capitolo di un procedimento che non aveva precedenti. Fino all’estradizione del marito, completata il 31 agosto di un anno fa, non era mai infatti successo che un pachistano venisse consegnato dalle autorità del suo Paese all’Italia, in assenza di accordi.

“Si tratta di un risultato – ha detto il ministro della Giustizia Carlo Nordio – frutto di una intensa e proficua collaborazione del ministero della Giustizia con il ministero dell’Interno e il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, che rappresenta un efficiente esempio di sinergia istituzionale a servizio della giurisdizione. A nome del governo italiano – ha concluso – voglio ringraziare le autorità pakistane per aver compreso l’importanza per il nostro Paese di assicurare una piena risposta di giustizia per un delitto che ha sconvolto le nostre coscienze”. Con l’estradizione, “si compie un fondamentale passo in avanti per il percorso di giustizia per la giovane diciottenne di origini pakistane barbaramente uccisa il primo maggio del 2021”.

Il procuratore di Reggio Emilia Calogero Gaetano Paci ha aggiunto che “la stessa Nazia in alcune circostanze della procedura estradizionale in Pakistan ha anticipato che intenderà rendere dichiarazioni e quindi sarà importante capire cosa vorrà dire”.

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