Corsa al Porto di Trieste: Seganti e Cisint si sfilano, nel toto-nomi spunta Musolino
TRIESTE La nomina del presidente del porto di Trieste ha bisogno di tempo per entrare nel vivo. Il governo è alle prese con la scelta della data delle elezioni in Liguria (snodo per la designazione nello scalo di Genova) e la raccolta delle candidature da parte del ministero si concluderà il 30 settembre. Tutto tace nei 9 porti interessati e, se i giochi sono aperti, la politica dovrà prima cercare gli equilibri sia fra partiti di governo, sia con le Regioni chiamate a condividere la designazione. Qualche nome per Trieste comincia però a emergere e, soprattutto, si manifestano passi indietro che cancellano alcune opzioni circolate finora.
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Autoesclusioni
In questi mesi è spuntata più volte l’ipotesi Federica Seganti, leghista, presidente della holding Friulia e componente del cda di Eni. La manager si sfila: «Il bando per le Autorità portuali – dice al Piccolo – prevede l’esclusività e, visti i miei incarichi su vari fronti, non è percorribile. Ho assunto impegni ed è mio uso essere affidabile».
Seganti è vicina al governatore Massimiliano Fedriga, ma c’è pure un’altra leghista, stavolta di osservanza salviniana. Anna Cisint, ex sindaca di Monfalcone e componente del Comitato portuale dell’Authority ci ha pensato prima dell’elezione a eurodeputata, ma ora si chiama fuori. «In questi anni – dice – ho imparato molto sulla portualità, che va governata da persone preparate, con visione e capacità relazionale: non mi sarebbe dispiaciuto, ma non sono la persona giusta perché mi sono impegnata a far sentire la voce dell’Italia in Ue e ho cominciato a farlo proprio sulla crisi del Mar Rosso».
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L’endorsement
La paladina della battaglia anti Islam resterà a Bruxelles, insomma, ma spinge sulla continuità per il dopo D’Agostino. «Sarebbe sbagliato pensare di replicare figure e caratteristiche – dice Cisint – ma per i porti di Trieste e Monfalcone serve chi saprà continuare i progetti e ampliare la connessione con retroporti e filiere produttive. Il commissario Vittorio Torbianelli ha già costruito una leadership e spero faccia richiesta per la presidenza».
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La continuità
L’accento su Vittorio Torbianelli arriva da una politica stimata dal ministro Matteo Salvini. Torbianelli assicurerebbe in effetti continuità nella gestione dei progetti Pnrr e non dovrebbe ambientarsi: scontato l’invio del curriculum e forse non solo per Trieste.
L’altro nome interno che circola è quello di Antonio Gurrieri, oggi segretario generale facente funzioni e uomo ascrivibile al centrodestra, senza affiliazioni di partito. Ha già reso noto in Autorità portuale la volontà di candidarsi: lo farà indicando solo Trieste come luogo di destinazione.
Da più parti negli ambienti della portualità nazionale si ritiene che il ticket Torbianelli-Gurrieri abbia chance, per conoscenza della macchina, per appartenenza politica trasversale e perché – non essendoci una personalità preponderante – potrebbero essere spesi a piacimento, essendoci l’alta probabilità che il designato presidente scelga l’altro come braccio destro.
Il genovese
Un terzo nome garantirebbe la prosecuzione delle strategie di questi anni. Si tratta di Mario Sommariva, segretario generale nel primo mandato di D’Agostino, poi presidente alla Spezia. Ma il genovese Sommariva guarda al Tirreno: «Non presenterò domanda per Trieste», dice l’ex dirigente della Cgil, puntando al secondo mandato spezzino e coltivando il sogno di Genova, se le nomine slittassero e le regionali liguri vedessero vincere il centrosinistra.
Gli esterni
Qualcosa si muove anche all’esterno. Interessato a Trieste potrebbe essere ad esempio Pino Musolino, già presidente a Venezia e Civitavecchia, asceso in quota centrosinistra ma spostatosi a centrodestra. Altro nome che rimbalza da fuori è quello di Federica Montaresi: probabile che la segretaria generale del porto della Spezia indichi anche Trieste nelle sue preferenze per il bando.
Rimanendo sulla sponda ligure, avanza un cognome noto a Trieste: Maresca. In ambienti di porto si vocifera su entrambi i figli dell’ex presidente dello scalo di Trieste. Da una parte Francesco, assessore al Porto del Comune di Genova in quota Lega. Dall’altra il fratello Davide, avvocato esperto di trasporti, vicino al viceministro Edoardo Rixi: è stato tuttavia consulente di molte società operanti a Trieste e ciò solleverebbe conflitti d’interesse.
I tempi
Nomi a parte, resta aperta l’incognita dei tempi. Rixi ha detto che la scelta a Genova sarà fatta con il nuovo governatore e ciò farebbe arrivare a scadenza tutte le 9 Autorità da rinnovare, con insediamenti che avverrebbero nella prima parte del 2025. Ma nel governo potrebbe pure maturare la volontà di forzare, trovando un nome per Genova prima della non impossibile vittoria del centrosinistra in Liguria.
Dipenderà da molti fattori e anche dalla trattativa che a settembre decollerà tra i partiti di governo e dal confronto che le forze di maggioranza dovranno parallelamente avere con il centrosinistra, decisivo per le nomine in Emilia Romagna (Ravenna), Toscana (La Spezia) e Puglia (Bari e Taranto). Qualcosa dovrà essere ceduto all’opposizione. Quanto al Friuli Venezia Giulia, il governatore leghista Fedriga tiene il profilo basso, non ha parlato con nessuno degli aspiranti locali e attende che dal ministero arrivino segnali prima o dopo il 30 settembre. —
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