Sgombero di una colonia felina a Pordenone, ma vengono catturati anche gatti dei residenti
PORDENONE. Talmente diligenti, da essere scivolate nell’eccesso di zelo. È quanto riferisce un residente in vicolo Molinari, che si è visto ingabbiare la sua Micetta di 15 anni da due operatrici della cinovigilanza, impassibili di fronte al collarino fucsia che la gatta indossava, con tanto di numero di telefono dei proprietari.
L’episodio ha preso le mosse nella tarda mattinata di mercoledì 21 agosto tra via e vicolo Molinari, dove Comune e Asfo hanno disposto lo sgombero della colonia felina da anni in quell’area. La decisione, per tutelare la salute di un cittadino immunodepresso che abita nei paraggi, sensibile a potenziali trasmissioni di virus da parte dei felini.
Felini, si sa, che restano dove sono soltanto se vivono in un appartamento blindato, mentre non hanno confini e timori quelli delle colonie o con case munite di giardino. Micetta rientra in quest’ultimo caso.
All’arrivo di due cinovigilesse con tanto di gabbie per la cattura, invece di tagliare la corda e filarsela a casa, la temeraria è caduta in tentazione, commettendo un peccato di gola. Munite di snack per attirare i gatti in gabbia, le due operatrici hanno tratto in inganno anche Micetta, che alla vista del bocconcino si è infilata da sola dietro le sbarre.
Caso ha voluto che furgone, cinovigilesse, gabbie e quant’altro nel vicinato non siano passati inosservati. Tra quanti hanno messo il naso in strada, anche il padrone di Micetta, che si è subito accorto del “rapimento”.
Se già prima poco di bello c’era da vedere, ciò che ne è seguito ha rincarato la dose. «Quando ho detto alle due ragazze che la gatta in gabbia era la mia e che me la restituissero, mi sono sentito rispondere che non avevo le prove – racconta il proprietario di Micetta –. Ma quali prove? Una gatta con un collare fucsia col numero di telefono, con me che insistevo che era mia, con l’elenco dei codici dei microchip dei gatti da portar via dove di Micetta non c’era traccia, di che altre prove c’era bisogno? Nossignori, non volevano darmela. L’ho spuntata mostrando vecchie foto della gatta».
Alla fine, il riscatto che ha pagato per riavere Micetta «è stato un gran fastidio verso questi modi di operare e quanti li dispongono. Ma mi hanno rilasciato regolare ricevuta: un verbale indirizzato al sindaco con le circostanze dell’episodio». Micetta si è salvata, gli altri gatti chissà.