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Rivolta islamista di una prigione di Volgograd: otto morti, quattro guardie e quattro rivoltosi

Otto morti, di cui quattro guardie carcerarie e quattro rivoltosi, è il bilancio di un ammutinamento avvenuto in una colonia penale della regione russa di Volgograd. Altre sette persone, tra le quali il direttore dell’istituto di pena e quattro detenuti, sono rimaste ferite dagli assalitori, che secondo diversi media si sono dichiarati seguaci dell’Isis.

Secondo il Servizio penitenziario federale, i rivoltosi hanno ucciso a coltellate tre membri dello staff del carcere, nella città di Surovikino, e ne hanno feriti quattro, oltre ad altri quattro detenuti. Una delle guardie ferite è deceduta più tardi in ospedale. Successivamente si sono barricati nell’edificio chiedendo, secondo notizie diffuse da alcuni canali Telegram ma non confermate ufficialmente, due milioni di dollari e un elicottero per poter fuggire. Ma dopo alcune ore le forze speciali della Guardia nazionale hanno dato l’assalto alla struttura e li hanno «liquidati», secondo quanto annunciato dalle autorità.

Le fonti ufficiali non hanno fatto riferimento a una matrice jihadista dell’azione. Ma due video diffusi da media online hanno mostrato gli assalitori mentre si dichiaravano «Mujaheddin dello Stato islamico». Il canale Telegram Readovka, in particolare, ha postato un video, impossibile da verificare, in cui si vede uno dei rivoltosi in un ufficio mentre punta un coltello alla gola di una guardia in ginocchio, mentre sul pavimento, coperto da pozze di sangue, giacciono i corpi di altre tre guardie apparentemente senza vita.

Secondo il Servizio penitenziario federale, l’attacco è avvenuto durante una seduta della commissione disciplinare del carcere, la colonia penale 19. Fonti sanitarie citate dall’agenzia Ria Novosti hanno detto che tra i feriti vi è il direttore della struttura carceraria, Andrei Devyatov.

Fonti giudiziarie hanno affermato che i quattro autori dell’attacco, tra 23 e i 29 anni di età, erano originari delle ex repubbliche sovietiche dell’Uzbekistan e del Tagikistan e che tre di loro erano stati condannati per reati legati al traffico di stupefacenti. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto di essere stato tenuto informato sull’evoluzione degli eventi dal ministro dell’Interno durante una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale.

Nel giugno scorso altri sei detenuti che si erano dichiarati jihadisti dell’Isis, armati di coltelli e asce antincendio, avevano preso in ostaggio due funzionari carcerari in un centro per arrestati in attesa di giudizio nella regione di Rostov, nel sud della Russia, ma erano stati anch’essi uccisi in un’operazione delle forze speciali. L’Isis aveva rivendicato l’attacco compiuto da uomini armati alla sala da concerti Crocus City Hall di Mosca nel marzo scorso, che è costato la vita a 144 persone.

Putin e le altre autorità russe non hanno messo in discussione che gli autori della strage siano estremisti islamici, ma hanno chiamato in causa i servizi segreti ucraini come possibili mandanti. Una ventina di persone sono state arrestata nell’inchiesta, tra cui i quattro presunti esecutori, tutti originari del Tagikistan. 

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