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Monfalcone, dal 2018 a oggi accertati 1.109 casi di residenze fittizie tra cittadini stranieri

MONFALCONE. Dal 2018 a oggi i controlli effettuati a Monfalcone sulle pratiche di residenza hanno prodotto la segnalazione per la cancellazione all’Anagrafe di 1.109 persone risultate ancora residenti pur avendo lasciato la città.

Residenti fittizi, quindi, che non avevano comunicato la loro partenza. Ha preso le mosse da questo dato la conferenza stampa indetta in Comune per accendere i riflettori su quelle che, a detta della giunta municipale, sono le storture dell’attuale sistema del welfare. Sì perché, secondo il sindaco reggente Antonio Garritani e l’assessore Anna Cisint, pur non risiedendo più a Monfalcone, molti cittadini stranieri finiscono per usufruire di contributi e assistenza erogati dal Comune di Monfalcone.

«Fino a che punto l’Isee rappresenta la “fotografia” reale di un nucleo familiare di origini extracomunitarie residente in città?», si sono chiesti i rappresentanti dell’esecutivo. «I contributi pubblici erogati sono “compatibili” al loro effettivo “status”? E come accertarllo se a sostegno viene portata solo la dichiarazione sostitutiva di certificazioni? Interrogativi che prendono le mosse da un’altra considerazione: oltre il 90% del welfare locale, dalla Carta famiglia ai sostegni per gli affitti, alle mense scolastiche fino al bonus bebé, è appannaggio di stranieri extra-Ue.

Ciò è dovuto al fatto, secondo Cisint, che «è impossibile accertare lo “status”, circostanza che crea una vera disparità rispetto ai connazionali, quindi ai nostri cittadini, situazione che investe l’intero Paese». Una «iniquità che deriva su tutto dal meccanismo dell’Isee, alla base della formazione delle graduatorie relative alle contribuzioni».

La dirigente dell’Area sociale e dell’assistenza, dottoressa Roberta Tarlao, lo ha spiegato il meccanismo che presiede alle verifiche della Pubblica Amministrazione nell’ambito dei bandi per l’accesso ai benefici economici.

«Ogni accesso a prestazioni agevolate richiede l’Isee, ossia la capacità economica del nucleo familiare. Questo indicatore combina più elementi: il principale è il numero dei componenti della famiglia, i familiari a carico, i figli che vivono altrove, ma anche i coniugi che abitano in due case diverse, le separazioni e i relativi assegni di mantenimento. Attraverso le banche dati si verifica il carico fiscale. Tutto questo non emerge però quando si tratta di un cittadino extracomunitario». A far testo, quindi, è l’autocertificazione. «Gli uffici comunali non hanno strumenti per accertare la correttezza dei dati», ha aggiunto la dirigente.

Da qui il ragionamento: il nucleo familiare contenuto nell’Isee può essere difforme dai componenti effettivamente residenti in città. Tarlao ha posto poi l’attenzione sui dati relativi agli strumenti finanziari: anche in questo caso, non è accertabile l’esistenza di conti correnti aperti in area extra-Ue, piuttosto che immobili, eventuali partecipazioni finanziarie e societarie.

Voci che “sfuggono” al controllo del Comune, essendo impossibile giungere alla fonte documentale. La Polizia locale, da parte sua, procede con le verifiche programmate nelle abitazioni, al fine di individuare possibili anomalie rispetto a quanto registrato in Anagrafe. Un piano di controlli da intensificare, secondo Cisint e Garritani, per fronteggiare i “corto circuiti”dell’attuale situazione.

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