Veliero affondato, la disperata fuga in cerca di bolle d’aria, il giallo dei portelloni: i pm su cosa è accaduto e cosa non torna
Sedici minuti d’inferno d’acqua e di mancanza d’aria; sedici minuti di disperata fuga in cerca di un’area franca in cui mettersi al riparo e sfuggire all’incubo; sedici minuti per provare a trovare una via di fuga e non finire risucchiati dalle profondità marine… Hanno tentato di salvarsi in tutti i modi, cercavano bolle d’aria, vagando per diversi minuti da una cabina all’altra, mentre il veliero stava affondando. Ma alla fine in sette hanno dovuto arrendersi. Perché l’evento «è stato repentino e improvviso». E sono morti annegati nel veliero Bayesian, nel naufragio di Porticello (Palermo).
Per la prima volta parla il procuratore capo di Termini Imerese (Palermo) Ambrogio Cartosio, a distanza di 5 giorni dalla «gravissima tragedia», come la definisce lui stesso. In una affollata conferenza stampa, il capo della Procura, insieme al giovane pm Raffaele Cammarano, ha quindi annunciato pubblicamente che, come anticipato dall’Adnkronos nei giorni scorsi, la Procura indaga per naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. «Al momento – ha sottolineato – contro ignoti».
Veliero affondato, si indaga per omicidio plurimo e naufragio colposi
Una ipotesi accusatoria che l‘autopsia sui corpi delle vittime – saranno conferiti domani, o al massimo martedì, come apprende l’Adnkronos, dalla Procura di Termini Imerese, gli incarichi per eseguire le autopsie sui corpi dei sette naufraghi che viaggiavano a bordo del veliero Bayesian – potrebbe cambiare, ha spiegato Cartosio. «Quando e se iscriveremo delle persone nel registro degli indagati non dipende esclusivamente dal recupero del veliero. Ci sono delle valutazioni che vanno fatte – ha detto –. Ci si deve rendere conto che un procuratore che acquisisce degli elementi che provengono da accertamenti di vario tipo ha la necessità di conoscerli bene e rifletterci sopra».
L’inferno d’acqua, la disperata ricerca di bolle d’aria: cosa è successo quella notte?
E allora, nel proseguo delle indagini si ritorna a quella notte: «Alle 4.38 quando un razzo rosso ha avvertito la Guardia costiera che c’era un problema a mare – ha detto ancora Cartosio –. La Guardia costiera con un mezzo nautico è arrivata sul posto, ma il veliero era già affondato. C’erano dei naufraghi che sono stati soccorsi da un’altra imbarcazione ancorata a circa 200 metri dal Bayesian. Il comandante dell’imbarcazione ha soccorso gran parte dei naufraghi. Ma sette di loro erano scomparsi». Il primo cadavere, quello del cuoco di bordo, Recaldo Thomas, 37enne di Antigua, è stato trovato all’alba di lunedì, poche ore dopo il naufragio. «Mancavano all’appello sei passeggeri, la cui identità, è inutile che ce lo nascondiamo, è uno degli elementi principali dell’interesse internazionale, direi mondiale, che c’è sulla vicenda: cioè personaggi di rilievo internazionale nel campo degli affari», dice. I cadaveri sono stati recuperati. Prima quelli del banchiere Jonathan Bloomer e della moglie, dell’avvocato Chris Morvillo e della moglie.
«Portelloni aperti? Servono ulteriori esami del relitto»
E poi nella ricostruzione di dinamica e tempistica dei drammatici eventi c’è il fianco scoperto di uno o più portelloni a poppa della barca affondata. Erano aperti? «Si tratta di elementi che non possiamo rivelare – ha detto ancora il pm – per il semplice motivo che si tratta di informazioni che necessitano di essere confermate dal successivo esame del relitto. Fornirle adesso potrebbe essere pregiudizievole ai fini della indagine».
Una sola certezza: l’affondamento è stato repentino
Quel che è certo è che gli eventi si sono sviluppati in pochi minuti. L’affondamento è stato «repentino e improvviso». Dunque, sicuramente l’attività di indagine che si fonderà «prima sul recupero, e poi sugli accertamenti sul relitto, ci permetterà di fornire delle risposte a quesiti al momento non conosciuti», ha risposto il pm alle domande su «come mai l’equipaggio si è salvato quasi per intero, mentre sei degli ospiti sono morti». E poi c’è un altro interrogativo inquietante ancora in attesa di risposte: perché il comandante non ha prima salvato i passeggeri? «Le indagini si stanno concentrando anche su questo aspetto», conferma il pm, senza però aggiungere altro.
Sotto la lente degli inquirenti passeggeri e equipaggio
La Procura di Termini Imerese non ha eseguito il test antidroga né il test per l’assunzione di alcol né sull’equipaggio né sugli ospiti, ha aggiunto ancora il pm, sottolineando in calce: «In quel momento erano feriti e sotto choc, quando si doveva capire cosa fosse successo ci si è concentrati sulla cura di quei soggetti. In merito alle condotte stanno venendo esaminati, non solo i passeggeri. Ma anche i membri dell’equipaggio».
Veliero affondato, l’incrocio delle testimonianze
C’è da considerare, poi, che le vittime sono rimaste indietro nel veliero «perché dormivano. Stiamo cercando di appurarlo – spiega Cammarano – incrociando le testimonianze e verificando cosa emerge. È un punto focale delle indagini», ha continuato il pm. «La notte del naufragio c’era in plancia di comando un uomo dell’equipaggio», ha poi aggiunto il magistrato parlando con i giornalisti. «L’attività di indagine è tesa proprio a capire cosa sia successo». Il veliero affondato, ha aggiunto ancora, si è inabissato di poppa, in pochi minuti».
Il “mistero” della scatola nera
Poi, entrando più nello specifico dell’inchiesta, il magistrato, rispondendo alle domande dei giornalisti arrivati da tutto il mondo ha ribadito che «al momento non abbiamo la certezza che ci sia una scatola nera – ha affermato sollevando un po’ di sconcerto tra i presenti – ma, ha quindi specificato, in questa fase si era puntato sulla ricerca. Dobbiamo attendere il recupero del veliero».
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