“Ti prego Erik, smettila” poi un urlo strozzato: l’audio che ha convinto i carabinieri che la morte di Nicoleta Rotaru era un femminicidio
Ciò che viene riportato in questo articolo è una sintesi di quello che l’opinione pubblica non ha potuto sapere per più di un anno. Si tratta di quattro fatti, concatenati tra loro, accaduti a Monteortone, una frazione di Abano Terme, nel Padovano, i cui contorni sono rimasti blindati in base a una interpretazione rigorosissima delle norme del segreto investigativo, contestata con una presa di posizione ufficiale dal presidente dell’ordine dei Giornalisti del Veneto.
Per un anno nessuno ha saputo che esistevano sospetti fondati per ritenere che la mamma di due ragazzine, Nicoleta Rotaru di 39 anni, fosse stata strangolata dal marito nella notte tra l’1 e il 2 agosto 2023. Il secondo fatto: l’uomo, Erik Zorzi, un camionista di 42 anni, avrebbe inscenato il suicidio, lanciando l’allarme dopo la morte della donna, il cui corpo era stato trovato nel bagno, apparentemente chiuso a chiave, con una cintura attorno al collo. Terzo fatto: Zorzi è in carcere dal 22 marzo scorso (in attesa dell’udienza preliminare del 17 settembre), senza che la notizia sia stata divulgata, anche se a chiedere l’arresto, sulla base delle indagini dei carabinieri, è stata la Procura della Repubblica di Padova e il provvedimento è stato adottato dal giudice per le indagini preliminari. Il quarto aspetto di questa vicenda di cronaca nera e giudiziaria, con delicati risvolti che attengono al diritto d’informazione giornalistica, è costituito dalla agghiacciante prova-cardine che ha portato il camionista in carcere: esiste una registrazione effettuata con il cellulare (attivato dalla vittima all’insaputa del marito) del litigio avvenuto in camera da letto e culminato – secondo il pubblico ministero Maria Ignazia D’Arpa – nello strangolamento della donna, che chiedeva drammaticamente all’uomo di fermarsi. I rumori successivi proverebbero il tentativo di far passare l’omicidio per un suicidio. In una parola, un femminicidio tra le mura domestiche rimasto occultato, come se non fosse mai accaduto.
“Una relazione difficile”
Erik e Nicoleta si erano conosciuti nel 2004 in chat. Poi lui era andato in Moldavia a trovarla e ne era nata una relazione molto seria. Infatti, due anni dopo si erano sposati e avevano avuto due figlie. Lui fa il camionista, lei lavorava come cameriera in un albergo della zona termale. Negli ultimi anni la relazione si era fatta tesa, difficile. Per sette volte i carabinieri erano intervenuti, tra il 2021 e il 2023, perché erano scoppiate liti furiose tra i coniugi. All’inizio del 2023 si erano separati, anche se lei aveva continuato a vivere nell’appartamento, in attesa di un’assunzione a tempo indeterminato e la possibilità di trovare una nuova casa. Nicoleta aveva un fidanzato ed era uscita proprio con lui nella serata in cui è morta. Erik sostiene di aver registrato una conversazione in auto tra la moglie e il nuovo amico e di averle contestato quella che gli appariva come la prova di una relazione. Al mattino del 2 agosto Erik aveva chiamato il 118 chiedendo un intervento perché la moglie era chiusa in bagno da due ore. Quando era stata aperta la porta, il corpo della donna giaceva a terra, con una cintura attorno al collo.
“Ti prego Erik, smettila”
Inizialmente l’episodio sembrava un suicidio, ma i carabinieri conoscevano la storia della coppia e quindi hanno cominciato ad indagare con circospezione. Ci sono volute però mesi ed alcune istanze presentate dai legali della famiglia di Nicoleta per ottenere una perizia sul suo cellulare. Solo all’inizio del 2024 una perizia ha portato alla luce la registrazione, che era stata avviata come forma di autodifesa da Nicoleta, quando era andata a letto per dormire.
Il litigio comincia dopo la mezzanotte. Zorzi “roso dalla gelosia” (scrive il gip Laura Alcaro) rinfaccia alla moglie “la sua nuova vita sentimentale”. Dopo alcune ore si sentono i rumori del letto. L’aggressione sarebbe avvenuta poco prima delle 4.30. Nicoleta grida: “Erik ti prego smettila”. Lui: “No, ti prego tu, perché ci siamo ridotti così”. Lei comincia a piangere, la voce si fa più flebile. Poi si sente un urlo strozzato e comincia ad ansimare. A quel punto l’uomo pronuncia frasi riguardanti l’amore tradito. “Perché l’hai fatto, io ti amavo, ti amavo, ti prego, liberaci, ti scongiuro”. Passano alcuni minuti ed è il marito a chiamarla: “Nico, Nico, sveglia, lasciati andare, ti prego non distruggermi… volevo solo amarti, non volevo tutto questo, te lo giuro, non so cosa fare, ti scongiuro, liberaci, vattene, Nico vattene mi stai distruggendo”. Ormai tutto si sta compiendo. Non ci sono più parole, solo respiri affannati e rantoli.
La messinscena
“Una volta che la donna ha cessato di respirare – scrive il gip – i rumori chiaramente indicano lo spostamento del corpo dal letto e l’ingresso nel bagno e l’utilizzo di attrezzi o simili: l’azione dunque continua per inscenare il suicidio”. Secondo la ricostruzione, l’uomo avrebbe staccato un pannello della porta, riuscendo ad uscire, dopo aver lasciato all’interno il corpo. Poi avrebbe riattaccato il legno e avrebbe chiamato i soccorsi, alle 6.41 del 2 agosto. Il gip parla di “un piano diabolico, la simulazione del suicidio”, attuato “con estrema lucidità, la stessa con la quale accoglierà i soccorritori e i carabinieri”. La registrazione “permette di seguire passo-passo tutte le sue macchinazioni e la predisposizione di quanto necessario ad inscenare il suicidio, con la donna, all’inizio, ancora agonizzante”.
“Non l’ho uccisa io”
Interrogato dal pm, Erik ha detto: “Non l’ho uccisa io”. Ha ricordato di aver conosciuto vent’anni prima Nicoleta su una chat anonima, poi un primo viaggio in Moldavia nel 2004, il matrimonio nel 2006. Ha spiegato di aver saputo della relazione della donna nel luglio 2023, per caso. È stata ipocrita”, il suo commento. Poi ha confermato che la sera dell’1 agosto aveva piazzato in macchina un Mp4 per registrare i dialoghi tra la moglie e il suo nuovo compagno. Per questo era cominciata la discussione notturna. “Non so quanto sia andata avanti perché era già tarda sera e l’indomani dovevo andare a lavorare. Le stavo contestando che avevo questa registrazione e sapevo esattamente come era andata la sua serata… La provocavo… È stata una nottata movimentata, ma Nicoleta non è morta nel suo letto”. Di fronte alla registrazione degli attimi fatali, ha spiegato che forse aveva preso una medicina per addormentarsi, forse si era addormentato per davvero”. A domanda, ha risposto: “Non ho ucciso Nicoleta e lei da sola si è chiusa in bagno”. Ha ammesso però di aver cercato di avere un rapporto sessuale e di averla abbracciata, stringendola forte. “Ero fuori di testa ma non le ho tolto il respiro fino ad ucciderla e non l’ho chiusa in bagno. Io non l’ho uccisa… non mi ricordo”.
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