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Degrado in stazione, i ferrovieri: «Servono subito azioni più incisive»

Dopo i tassisti, escono allo scoperto anche i ferrovieri di TrenItalia e d’Italo di Ntv, in particolare gli addetti alla biglietteria ed all’assistenza.

A prendere posizione contro il degrado, dentro e fuori dalla stazione, considerato il più pesante di sempre rispetto al passato, sono in particolare le dipendenti donne, tutte molto giovani, che rappresentano il 70% dell’occupazione all’interno della stazione.

Le immagini choc con persone che si drogano e fanno i loro bisogni sotto gli occhi di tutti, che dormono davanti all’ingresso su veri e propri materassi o su lerci giacigli improvvisati o addirittura solo sul marciapiede, raccontano una situazione di reale emergenze.

I ferrovieri hanno inviato una serie di mail ai rispettivi dirigenti, a Venezia ed a Roma, in cui sottolineano la preoccupazione ogni volta devono coprire il proprio turno di lavoro; non è raro che le lavoratrici subiscano vessazioni e violenze verbali da parte di quanti bivaccano in stazione.

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I ferrovieri, come i tassisti, hanno raccolto una serie di fotografie che documentano il problema. La più originale è la foto in cui viene ripreso un ragazzo, dall’apparenza un tossicodipendente, che chiede l’elemosina con in testa un cappello da ferroviere.

Un’azione che ha causato l’intervento immediato della polizia, che lo ha accompagnato in Questura e lo ha denunciato all’autorità giudiziaria.

«La situazione in cui si trova la stazione ormai da mesi fa capire che è arrivata l’ora di cambiare metodo nel controllo quotidiano da parte delle forze dell’ordine», spiega Andrea Rizzo, che fa parte della segreteria territoriale della Filt-Cgil, «Il controllo del territorio va potenziato e va effettuato in modo più capillare rispetto a quello attuale. Da troppo tempo in stazione arrivano delinquenti e balordi da tante altre città del Veneto. C’è un giro di criminalità e di para-criminalità mai visto prima. Servono azioni più incisive. Nello stesso tempo, però, non bisogna militarizzare la zona della stazione. Servono, parallelamente, anche interventi sul piano sociale ed assistenziale, che siano frutto di azioni incrociate da parte dell’amministrazione comunale, della Caritas e delle altre associazioni di volontariato».

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Sul caso interviene anche il presidente di Ascom/Confcommercio che già aveva chiesto un intervento di rilancio a fronte delle troppe serrande abbassate dentro la stazione: «Bisogna prendere provvedimenti subito, prima che sia troppo tardi», spiega Patrizio Bertin, «Altrimenti sarà inutile varare altre politiche per attrarre nuovi turisti in città. La stazione, da sempre, è il biglietto da visita di Padova. Non può e non deve essere infangato dalla situazione attuale che è vergognosa sotto tutti i punti di vista. L’amministrazione comunale non può restare alla finestra sperando che il miglioramento avvenga da solo. Come Ascom siamo disponibili a fare la nostra parte, anche se il problema principale riguarda l’ordine pubblico e la sicurezza dentro e fuori la stazione. Con la situazione attuale che va peggiorando non occorre più parlare, è arrivato il momento del fare. Nel piazzale sono in corso i lavori del tram per il Sir 3 e 2. È una buona occasione per riqualificare tutta l’area anche dal punto di vista commerciale e sociale, dove la sicurezza dovrebbe essere garantita a tutti. Ossia ai residenti, ai commercianti, ai pendolari e ai turisti».

Ieri intanto la situazione in stazione era invariata: dopo il grido d’allarme lanciato dai tassisti, per tutta la giornata non era cambiato nulla. In giro sempre tanti balordi, alcuni dei quali hanno molestato i viaggiatori e i turisti.

Alle 13. 50 un giovane si è sdraiato per terra davanti all’ingresso della stazione ed è rimasto a dormire fino al primo pomeriggio, mentre un gruppetto di tossicodipendenti si è riunito ancora una volta a pochi metri dalla corsia dei taxi.

Le opposizioni in Consiglio Comunale

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«Troppo tardi, la misura è colma». Opposizione lancia in resta sul caso del degrado in piazzale Stazione, denunciato dai tassisti con immagini choc. «Lo scenario che si presenta quotidianamente ad un passante è fatto solo di desolazione, spaccio, degrado urbanistico e miseria economica ed umana», testimonia l’esponente di Fratelli d’Italia Enrico Turrin, a cui si aggiunge la capogruppo della Lega Eleonora Mosco: «È lo specchio di un fallimento politico, più che amministrativo. Un’amministrazione appiattita sull’ideologia non fa il bene della città». E ancora Luigi Tarzia, fuoriuscito dalla lista Giordani e oggi dunque al gruppo misto: «Padova ha bisogno di un assessore con la A maiuscola non di un assessore alle inutili scuse e ai lavori incompiuti», afferma in un post mettendo nel mirino – come in molte altre occasioni – Diego Bonavina.

«Abbiamo documentato più volte questa situazione, senza mai ricevere risposta dall’amministrazione – ricorda Turrin – Con l’arrivo dei cantieri del tram e la chiusura di alcune strade di passaggio la situazione è ulteriormente peggiorata. Ma che solo ora l’assessore alla sicurezza parli di situazione inaccettabile, e proprio dal pulpito di quella stessa amministrazione che fino ad oggi ha sempre cercato di sminuire gli allarmi, francamente risulta questo sì inaccettabile, oltre che ridicolo».

L’esponente FdI si dice d’accordo con lo spostamento delle Cucine popolari, che grazie a un finanziamento del Pnrr sono destinate al trasloco nell’edificio a fianco della Chiesa della Pace: «Per anni siamo stati tacciati dalla sinistra di razzismo, cattiveria, insensibilità e quant’altro. Parlare del problema sembrava diventato addirittura un tabù da evitare per non irritare qualcuno. Ora scopriamo che è giusto liberare quella parte di via Tommaseo da un incubo. Peccato che resteranno aperti quei locali, anche questi fonte di degrado, a cui andrebbe tolta definitivamente la licenza».

Sempre nell’alveo del centrodestra, c’è l’analisi di Mosco: «Voler agire sul tema della sicurezza solo in termini di prevenzione sociale non risolve il problema. Me che meno cercando di creare gruppi di associazioni che vadano a riqualificare le varie piazze. Così come infine, investire risorse destinate alla sicurezza per i mediatori culturali diventa solo uno specchietto per le allodole – ragiona la capogruppo leghista in consiglio comunale – Il tema della sicurezza va affrontato in modo integrato: con politiche non solo di repressione e controllo, ma finalizzare al miglioramento della vivibilità della città – spiega – Quindi in stazione significa intervenire sul piano dell’arredo urbano, della viabilità, dell’illuminazione, della videosorveglianza, della pianificazione urbanistica».

«Minimizzare il problema della sicurezza non è una soluzione – conclude – Piuttosto affrontiamo di petto una situazione che è un rischio anche economico per la città: quello che commercianti e imprenditori non siano più disposti a investire in alcune aree della città e che rischiamo di perdere tanti turisti»

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