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Dal Teatrone al parco del Cormor: così Enzo Barazza ha voluto contribuire alla città di Udine

UDINE. Abituati come siamo alla politica urlata e personalistica degli ultimi anni, fa quasi impressione – positiva, siamo chiari – sentire descrivere qualcuno che in quell’agone ha recitato da protagonista, come equilibrato, appassionato e intellettualmente onesto.

In maniera trasversale, peraltro. Sì, perché ascoltando i ricordi di chi ha frequentato Enzo Barazza, dentro e fuori i palazzi della politica, il substrato comune è quello che parla di una gran brava persona innamorata di Udine.

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Repubblicano doc fino al tramonto del pentapartito, nel 1995 diventa il primo sindaco che entra a palazzo D’Aronco dopo la riforma che porta all’elezione diretta degli amministratori e – particolare che ricordava sempre con orgoglio – come il più giovane primo cittadino della città.

Vince le elezioni con l’Ulivo sorpassando al secondo turno la candidata del Pdl Silvana Olivotto, grazie all’appoggio del Ppi e, in primis, di Adriano Ioan che convince i Popolari a scommettere su di lui e non su Italo Tavoschi.

«Mi aveva preso per mano come un Cicerone portandomi in centinaia e centinaia di case e facendomi incontrare migliaia e migliaia di udinesi» ricordava Barazza.

Certo, il rapporto con Ioan si logorerà una manciata di anni dopo a causa dello strappo politico che lo portò a chiudere anzitempo la consiliatura nel 1998, ma l’avvocato udinese – e a lungo docente al Deganutti – non era uno da portare rancore in eterno tanto che con Ioan, alla fine, ricuce lo strappo, anteponendo l’amicizia alla politica.

Prima di sedersi sullo scranno più alto di palazzo D’Aronco, veste a lungo i panni consigliere comunale e assessore alla Cultura. Un amore, quest’ultimo, che lo porta a essere il primo sostenitore del progetto Far East e a ideare il centro multimediale di via Asquini, quello che oggi ospita il cinema Visionario, per il Centro espressioni cinematografiche.

Non soltanto, però, perché se qualche anno fa diventa il primo a suggerire a Pietro Fontanini – sindaco certamente di un colore politico non a lui affine – di trasformare il cinema Odeon, fresco di acquisto da parte del Comune, in un museo delle opere dei fratelli Basaldella, passa alla storia della cultura cittadina anche come il sindaco del completamento del Teatrone “Giovanni da Udine”.

E se sempre a lui si deve la realizzazione del parco del Cormor – al posto di un’ipotetica megadiscoteca –, la risistemazione di piazzale Chiavris, nonché il taglio del nastro della prima edizione di Friuli Doc, manifestazione ideata dal suo predecessore Claudio Mussato, diventa consigliere provinciale di minoranza negli ultimi anni di Carlo Melzi e nel primo mandato di Marzio Strassoldo.

Nella Seconda Repubblica passa prima con I Democratici e poi con la Margherita, poi entra nel Pd e diventa tra i primi sostenitori delle riforme renziane e tra coloro che nel 2017, avvistando prima di altri la sconfitta che si stava palesando alle Regionali, chiesero (inutilmente) a Debora Serracchiani ed Ettore Rosato un cambio di marcia nella gestione del partito.

Fuori dalla politica, inoltre, è anche presidente di Nordest Banca nel triennio che va dal 2004 al 2006.

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