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Coach Andrea Trinchieri: «L’Apu è solida e se la giocherà con un super Hickey. Cividale si divertirà»

Parlare di pallacanestro con Andrea Trinchieri è come entrare in un negozio di giocattoli per un bambino.

Un’esperienza che vorresti non finisse mai, viene voglia di fare domande su tutto ciò che ha a che fare con la palla a spicchi sul pianeta terra.

Il tecnico milanese, 56 anni compiuti di recente, ci ha dedicato un po’ del suo tempo fra un allenamento e l’altro dello Zalgiris Kaunas, squadra lituana che allena per il secondo anno consecutivo.

In un’intervista esclusiva abbiamo parlato di Eurolega e Apu, di Olimpiadi e Eagles, di serie A e basket in tv.

Trinchieri, che obiettivi si pone per la sua seconda stagione allo Zalgiris?

«Mi aspetto una cosa fondamentale: riuscire a costruire che giochi insieme. L’anno scorso siamo arrivati corti. Vogliamo provare a essere competitivi, che significa vincere il campionato e fare del nostro meglio in Eurolega, piazzandoci nelle prime dieci».

Non le manca il basket italiano?

«Dell’Italia mi mancano gli amici e il campionato. Mi mancano ma non nell’accezione negativa, non ho nessuna nostalgia e qui sono molto contento».

Previsioni per la prossima Eurolega?

«È una competizione mostruosa. Ogni anno ci sono squadre più forti, faremo la corsa solo su noi stessi. Preferisco non guardare gli altri roster, guardo al mio: cercherò di proporre qualcosa di nuovo, di creativo».

In Italia sarà ancora duopolio Milano-Bologna?

«È probabile, però vedo anche Venezia molto bene, Trapani e Sassari benissimo, idem Tortona. Sotto si sono rinforzate tutte, sulla carta sarà uno dei campionati più competitivi di sempre».

Cosa le sembra della nuova Apu del suo amico Vertemati?

«Ha un roster perfetto, uno dei migliori del lotto. Sarà lì a giocarsela. La società è solida, a Udine faranno tesoro dell’esperienza dell’anno scorso, quando arrivò ai play-off monca di un americano. Dico “esperienza” e non “errore”, perché solo chi non fa niente non sbaglia. Credo che l’Apu si ripresenterà ai nastri di partenza della serie A2 con un gran desiderio di riscattarsi, come la mia squadra, che l’anno scorso perse il titolo nazionale in finale».

Hickey è un acquisto azzeccato per Udine?

«È un bell’apriscatole, un giocatore che serve come il pane. Se sei capace di tirarne fuori il meglio, e mi riferisco a staff, compagni e ambiente, raddoppi la tua forza. Hickey è un realizzatore di altissimo livello, quindi bisogna metterlo in condizione di fare canestro. lo considero un giocatore di livello superiore, europeo».

Da ex canturino, può essere l’anno buono per i brianzoli?

«Sarà una serie A2 folle, nel senso buono del termine: c’è un livello di competitività pazzesco. Chi sarà la migliore? Cantù ha un roster molto buono e un ottimo coach, sarà sicuramente fra le protagoniste».

Due parole sulla piccola ma vivace realtà Cividale?

«Li reputo bravissimi, e poi c’è il mio amico Pillastrini. È una realtà molto bella, con un bel tifo e un gruppo di sponsor a sostegno. Penso che anche quest’anno spariglierà le carte, del resto sono degli “underdog” professionisti. A Cividale perderanno in molti, perché loro hanno un grandissimo vantaggio: vanno in campo con un “mindset” diverso. Il loro pensiero è “possiamo batterti”, e non “dobbiamo batterti”. Questo fa la differenza».

Questa A2 a 20 squadre è davvero di alto livello?

«Sì, è la miglior seconda lega di tutto il mondo. Nettamente».

Lei è un personaggio molto mediatico, cosa manca al basket per avere più appeal in tv?

«Servono contenuti. Le partite ci sono già, si possono vedere in diretta e in streaming, così come gli highlights si possono rivedere in mille situazioni diverse. Ci vogliono storie e, come dicevo prima, contenuti».

Le è piaciuto il torneo olimpico di basket?

«Tantissimo. È stato straordinario, la fase a eliminazione diretta si è giocata su livelli fantastici. Gli Usa hanno rischiato di non farcela, ma sono stati più bravi e hanno vinto l’oro».

Cosa è mancato alla Serbia per sgambettare gli Usa in semifinale?

«Un possesso e un Curry in meno. Il tiro da tre aperto di Dobric, se realizzato, avrebbe dato un grande vantaggio ai serbi. Poi ci ha pensato Curry, che è uno solo e gioca negli Usa».

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