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Il palazzo delle Poste di Trieste compie 130 anni: una mostra per celebrarlo

TRIESTE Centotrenta, tutto sommato ben portati. E ancora in attività. Il prossimo 28 ottobre per il palazzo delle Poste e dei telegrafi, come era originariamente denominato, scoccherà un importante genetliaco, in quanto coinciderà con la data di inaugurazione risalente al 1894.

Sia il Museo postale, nel quale si accede da via Galatti, sia il Comune triestino, tramite l’Archivio tecnico disegni, sono intenzionati a non lasciare scorrere invano l’anniversario. Infatti la giunta Dipiazza ha detto sì a una delibera dell’assessore Michele Babuder, cui afferisce l’Archivio. Con una memoria di carattere familiare, perché il padre del titolare dell’Urbanistica, Ezio, ha diretto per anni le Poste triestine.

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La mostra

In programma una mostra equipaggiata da immagini d’epoca, disegni progettuali e documenti, oggetti provenienti da collezioni private. Con il coinvolgimento di altri civici istituti culturali e l’organizzazione di un convegno sulla storia e le vicende architettoniche dell’edificio. Allestimento previsto in ottobre all’interno del Museo.

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Le ragioni dell’iniziativa vedono convergere due direttrici di ricerca: quella municipale su pianificazione territoriale-urbanistica e tutela del patrimonio culturale, quella museale per evidenziare «bellezza e funzionalità» dello stabile. Al riguardo si rammenta che l’Archivio nell’ultimo biennio ha preparato lavori sulla mensa Crda, sul ghetto, su piazza Unità, sul giardino de Tommasini, su viale XX Settembre.

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La costruzione sulle saline abbandonate

Quando in precedenza si accennava alle vicende architettoniche del palazzo, ci si riferiva alla faticosa genesi del fabbricato, per il quale fu necessario un cantiere di quasi quattro anni. Architetto fu Friedrich Setz, funzionario ministeriale, cui si devono ben 26 realizzazioni di analoga finalità, tra cui le poste di Trento, Bolzano, Graz, Lubiana, Cracovia. Dell’illustre stabile si è occupata Elena Clari nell’apposita voce pubblicata nel volume “Trieste 1872-1917. Guida all’architettura” a cura di Federica Rovello (Mgs).

La costruzione venne decisa perché la sede delle Poste nell’attuale via Rossini era diventata ormai inadeguata per le esigenze della città. E così fu individuato il sito della Dogana in un’area caratterizzata da saline abbandonate: aspetto di centrale rilevanza, perché questa critica configurazione del terreno costrinse l’impresario Hauser a consolidare il luogo mediante 5.000 pali di legno, operazione che venne completata nell’agosto 1891.

Poi si dovette aspettare cinque mesi, affinché questa fondazione si irrobustisse. Nel gennaio 1892 i lavori furono appaltati alla Gregersen & Schwarz de Zimony di Budapest, la direzione del cantiere venne assegnata a Rudolf Göbel.

L’inaugurazione nel 1894

Le opere furono terminate nell’estate 1894, ma si preferì inaugurare a fine ottobre, in modo tale da organizzare i servizi postali-telegrafici. Il fabbricato occupava un’area di oltre 7.000 metri quadrati, perché in realtà era il risultato di due corpi distinti, uno dedicato alle Poste, l’altro agli uffici finanziari. Così da interessare un intero isolato, perimetrato dalle odierne piazza Vittorio Veneto, largo Panfili, vie Milano e Galatti. Un rettangolo dove le facciate principali su Vittorio Veneto e Panfili misurano 86 metri e quelle laterali quasi 81.

Lo stile

Elena Clari ritiene che l’edificio si rifaccia, dal punto di vista stilistico, all’eclettismo di moda all’epoca, nella fattispecie Setz si è ispirato ai canoni neo-rinascimentali. Il palazzo si sviluppa per cinque piani, ospitando al suo interno cinque cortili. La facciata su Vittorio Veneto è arricchita da sei statue che rappresentano navigazione, ferrovia, commercio, viticoltura, agricoltura e industria. Eredità delle esperienze viennesi, è invece la cupola che chiude la facciata principale. All’interno, di immediato impatto, gli scaloni e il vestibolo, che conferiscono a esso un aspetto imponente

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