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Pavel Durov è stato arrestato o si è “consegnato”?

Non ci sono conferme ufficiali, se non le accuse mirate (e note) mosse dalla Francia nei confronti del fondatore del social VKontakte (venduto nel 2014) e dell’app di messaggistica istantanea Telegram (di cui è anche CEO). Sta di fatto che l’arresto di Pavel Durov ha dato vita a una serie di narrazioni che devono essere prese con le pinze. In questo occasioni, infatti, è facile cadere nella trappola delle fake news cavalcate anche da alcuni Paesi o personaggi noti e molto influenti all’interno dell’ecosistema digitale e al di fuori di esso.

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Sta di fatto che, come abbiamo raccontato in un nostro precedente approfondimento, non è vero che l’arresto Pavel Durov sia avvenuto in Francia come “pena” per aver violato il Digital Service Act: la legge sui servizi digitali prevede solamente sanzioni nei confronti delle piattaforme che non applicano i paletti previsti e – soprattutto – Telegram non è neanche stata inserita tra le VLOP (Very Large Online Platform) che devono seguire (in Europa) i parametri più stringenti. Dunque, narrazioni fantasiose che vanno a toccare il nervo scoperto della “libertà di espressione”, concetto che non ha nulla a che vedere con questa vicenda.

Arresto Pavel Durov in Francia: e se si fosse consegnato?

Al netto dei contorni poco delineati, infatti, evidenziamo come l’arresto in Francia sia frutto di un’inchiesta che ha resto Pavel Durov ricercato nel Paese (di cui ha il passaporto, insieme a tanti altri Stati): le accuse sono quelle di omessa collaborazione con le forze dell’ordine in merito a ciò che viene continuamente pubblicato su Telegram dagli utenti. Parliamo di criptovalute (illegali), truffe, traffico di armi, pedopornografia e altri contenuti pornografici (come il “revenge porn”). Dunque, la libertà d’espressione non c’entra nulla. Le autorità – anche quelle italiane durante le proteste “no vax”, con canali dedicati alla condivisione di minacce nei confronti dei politici (con tanto di pubblicazione dell’indirizzo di residenza dell’allora Presidente del Consiglio Mario Draghi) -, non hanno trovato in Telegram e nel suo fondatore una sponda feconda per mettere a freno le attività illecite che esistono e sussistono sulla piattaforma.

Torniamo, però, al punto iniziale: Pavel Durov è stato arrestato, ma i è consegnato alla polizia francese? Ci sono molti aspetti dubbi attorno a questa storia. Quel che si sa, infatti, è che il fondatore di VKontakte e Telegram si trovava, fino a qualche ora fa, in Azerbaijan. Nel Paese asiatico, in quelle stesse ore, era presente anche il Presidente russo Vladimir Putin. Piccolo fuori-onda: Telegram è una piattaforma molto usata in Russia e anche dai militari fin dall’invasione dell’Ucraina. Proprio da Baku era partito il volo – con il suo jet privato – in direzione Parigi-Le Bourget. Insomma, verso la bocca del leone.

Durov era a conoscenza dell’indagine in Francia e del fatto che fosse ricercato in quel Paese di cui ha il passaporto. E proprio il passaporto è una chiave importante di questa ricostruzione: essendo titolare di questo documento, il fondatore di Telegram non può essere estradato altrove. Dunque, più che un arresto questa storia sembra avere il sapore della consegna consapevole.

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