Toni Nadal dalla parte di Jannik Sinner: “Credo alla sua innocenza, sorpreso da stampa e alcuni giocatori”
Una situazione che fa discutere. Il caso di positività al Clostebol di Jannik Sinner tiene ancora banco, a pochi minuti dall’inizio degli US Open 2024. L’assunzione involontaria certificata dal Tennis Integrity Agency (Itia), che ha permesso al n.1 del mondo di giocare questo Major, ha avuto e sta avendo non poche reazioni. Ci si è divisi tra chi ritiene che Sinner abbia avuto un trattamento di favore e chi invece pensa che il suo giudizio sia dipeso dalle prove presentate in breve tempo.
Quest’ultima è l’argomentazione ribadita dall’altoatesino in un’intervista alla ESPN. A questo proposito, Toni Nadal, lo zio più famoso del mondo del tennis per la sua attività di tecnico con Rafa, si è espresso attraverso un articolo molto approfondito su El Pais. Sulla testa spagnola, lo zio Toni ha teso una mano a Jannik, esprimendo grande convinzione sulla veridicità della tesi difensiva dell’italiano dopo esser stato trovato positivo per una quantità infinitesimale di sostanza lo scorso marzo a Indian Wells.
“A poche ore dall’avvio di US Open la notizia più rilevante continua a essere la positività al Clostebol di Sinner dello scorso marzo. Dopo le dettagliate spiegazioni date sia dal giocatore italiano che da tutto il suo team, a me risulta assolutamente chiara la volontà del giocatore italiano di non commettere alcuna infrazione, e ancor più, di non cercare alcun vantaggio attraverso l’uso di sostanze proibite. Conosco il giocatore sufficientemente bene da poter affermare senza ombra di dubbio che è uno dei ragazzi più corretti ed educati del circuito. Per me è impensabile che possa agire in modo falso, consapevole di ciò che fa. All’interno del suo team c’è stato un problema che ha pagato in modo già importante, con la sanzione economica e la perdita dei punti ATP“, ha scritto Nadal.
Si descrive anche il contesto in cui tutto si può sviluppare e viene fatto un esempio: “Qualsiasi leggerezza o circostanza sfortunata può costare carissimo a ogni tennista, con conseguenze esagerate. Per ricordare un solo esempio, ricordo un caso che abbiamo vissuto nel tour: la sanzione imposta a un doppista argentino che, per colpa di evidenti problemi di alopecia, usava un medicamento che, da un anno dall’altro, fu inserito nella lista di quelli proibiti. I dirigenti sapevano che quel giocatore non aveva alcuna intenzione di commettere alcuna infrazione o trarre vantaggio dall’uso di quel prodotto. Nonostante si animò nel cercare di produrre tutta la documentazione necessaria a dimostrare la sua situazione, il tennista fu squalificato“.
A conclusione, una risposta a stampa e ad alcuni giocatori che hanno espresso forte contrarierà sul caso di Sinner: “Voglio assolutamente sottolineare che mi lascia molto perplesso come certa stampa, invece di criticare le sanzioni smisurate di altre occasioni, adesso esige una punizione similare per il n.1 del mondo. Non è sorprendente che ci sia sempre gente che si prende il diritto di parlare e giudicare senza conoscere pienamente il caso. Ancor più mi stupisce davvero che all’interno del circuito ci siano altri tennisti che abbiano preso posizione contro di lui. Non capisco come alcuni dei suoi colleghi, che sicuramente lo conoscono bene, si sono allenati con lui e l’hanno affrontato in partita, e che conoscono alla perfezione tutte le implicazioni del seguire i protocolli antidoping, sembrano dubitare della sua innocenza o che direttamente vogliano contro di lui una punizione che a rigore di certezza scientifica sarebbe assolutamente smisurata“.
Parole molte decise quello dello zio Toni, specialmente rivolte nei confronti di chi si è mostrato inaspettatamente intransigente nei confronti del n.1 ATP.