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Stanze di Camplus ai turisti, l’Udu in protesta: «Noi danneggiati dalla speculazione»

L’indomani dello scandalo delle 28 stanze del Camplus di Santa Marta, residenza studentesca cafoscarina, su Air b&b, scoperte della Guardia di Finanza e dalla Polizia Locale, gli studenti si fanno sentire. L’Unione degli Universitari di Venezia ha esposto uno striscione a fuori dalla struttura.

«Non siamo stupiti di questa situazione» spiega Angelica Morresi, rappresentante in CdA Esu con Udu Venezia «Camplus non è l'unico studentato veneziano che approfitta di questa situazione e delle storture favorite dalla normativa italiana. In questi anni sono diverse le segnalazioni e le lamentele che abbiamo ricevuto da parte degli studenti stessi. E’ ormai una prassi consolidata che da luglio ad agosto i gestori possano affittare ai turisti, per giunta grazie anche ad una convenzione con il ministero stesso. Alla fine, ad essere danneggiati siamo proprio noi studenti, che dovevamo essere i veri beneficiari di questi interventi, invece siamo costretti a lasciare gli alloggi universitari anche se magari ne abbiamo ancora bisogno, ad esempio per una ricerca di tesi, oppure banalmente perché non abbiamo un’altra casa in cui tornare».

«Questa situazione va risolta immediatamente a livello nazionale» continua Morresi «ma è necessario anche un intervento locale per evitare il ripetersi di queste situazioni, a partire da convenzioni più stringenti tra atenei e gestori, che vincolino gli studentati privati ad ospitare esclusivamente studenti iscritti, insieme a controlli costanti in tutte le strutture che dovrebbero ospitare i fuori sede».

Per l’Udu, è inaccettabile che di fronte all’emergenza abitativa che migliaia di studenti affrontano, ci siano studentati che violino la normativa vigente. «L’investimento nelle residenze è diventato troppo spesso un modo per speculare sulle spalle della comunità studentesca. Per questa ragione, a abbiamo protestato davanti allo studentato Santa Marta, per affermare ancora una volta che gli studenti vogliono vivere e studiare nella stessa città» concludono.

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