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Irap, la proposta di FdI a Calzavara: «Tagliamo i fondi agli assessorati»

Fratelli d’Italia accoglie la manovra finanziaria leghista con la malcelata rassegnazione riservata all’afa e alle zanzare. Ancor meno, la destra gradisce l’esclusione dal tavolo decisionale («Siamo alleati, non satelliti») e la fredda accoglienza alle sue proposte alternative.

Ciò detto, dopo l’incontro con l’assessore Francesco Calzavara, la sensazione è che in aula il gruppo ribadirà le critiche alle scelte di bilancio - e in primis all’incremento dell’imposta sulle attività produttive - ma al dunque, in nome della realpolitk governativa, non lesinerà il sostegno.

Nel frattempo, un’ora di colloquio nella sede mestrina del partito ha evidenziato punti di contatto e persistenti divergenze tra il fiduciario di Luca Zaia e la delegazione tricolore capitanata dal coordinatore Luca De Carlo e da Lucas Pavanetto, capogruppo di fresca nomina.

«Si profilano spese aggiuntive pari a un centinaio di milioni, metà dei quali assorbiti dal contributo di finanza pubblica che il Veneto dovrà versare allo Stato», l’esordio di Calzavara; «Non intendiamo tagliare i servizi né gli investimenti perciò, raschiato il fondo del barile sul versante dei risparmi, servono ulteriori risorse, ovvero i 51-54 milioni accreditati al lieve ritocco dell’aliquota regionale Irap». Che riguarderà, en passant, 184.249 aziende venete: nell’80% dei casi la maggiorazione prevista è 0,10%, per le restanti lieviterà allo 0,50.

La prospettiva non entusiasma i meloniani, lesti a rilanciare: «Perché non limare il budget di 80 milioni a disposizione degli assessori riducendo così il fabbisogno? Perché, anziché tassare le imprese, non valutare il ripristino dell’addizionale Irpef sui redditi più elevati?».

Argomenti ai quali Calzavara replica in toni dialoganti, salvo escludere nettamente passi indietro: «La dotazione discrezionale della giunta è già stata ridimensionata e comunque si tradurrà in spesa sociale e sostegno al territorio. L’Irpef? Dal 2010 in poi, il presidente ha sempre rifiutato questa opzione, non credo proprio che cambierà idea nell’ultimo anno di legislatura».

Sullo sfondo, ma non troppo, l’irritazione di FdI per l’assenza di confronto nel centrodestra. «Apprendiamo i dettagli della finanziaria dai giornali, il nostro concetto della partecipazione è diverso», lamenta il senatore. Al riguardo, l’interlocutore promette «maggior inclusività» pur se fonti di Palazzo Balbi attribuiscono il difetto di comunicazione alla «particolare congiuntura istituzionale», leggi eredità vacante di Elena Donazzan (unica presenza extra leghista nell’esecutivo), volata a Bruxelles e ancora priva di successori, complici tensioni correntizie e strascichi della stagione congressuale.

Altra questione, sollevata dal veterano Enoch Soranzo, quella della Pedemontana, o meglio, dell’incidenza degli oneri della superstrada sui conti della Regione: «Sappiamo bene che i primi 9 anni di esercizio saranno in perdita, poi l’opera inizierà a produrre utili, in ogni caso, il gettito Irap non servirà a coprire il canone della superstrada», le parole dell’assessore.

Morale della favola? «È stato un incontro schietto e utile, animato dalla volontà di continuare a lavorare insieme, per parte nostra ci riserviamo ulteriori proposte costruttive, nell’obiettivo di scongiurare il ricorso, pur contenuto, alla leva fiscale», conclude De Carlo.

Il nuovo assessore? La ventilata nomina di un vicepresidente dell’assemblea con la casacca di FdI? Il dialogo in atto tra Zaia e Meloni? «Spiacente, devo andare, il carcere mi attende», taglia corto. I competitor non si affrettino a brindare: l’allusione della vecchia volpe corre alla visita istituzionale agli agenti penitenziari e ai detenuti del “Baldenich”, a Belluno.

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