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Motodromo nell’ex cava, i residenti non ci stanno:  «Rumori e traffico»

«No al nuovo motodromo di via Levante»: i residenti si schierano contro l’operazione prevista nell’ex pista di motocross tra Paese e Quinto. Nell’ambito della procedura di screening ambientale avviata a luglio dalla Provincia, nei giorni scorsi è stata depositata, oltre alle osservazioni dei gruppi di minoranza dei consigli comunali dei due comuni coinvolti, anche una petizione sottoscritta dalle famiglie residenti nella zona.

In questo documento si lancia l’allarme per gli effetti sull’ambiente e sul contesto agricolo che potrebbero derivare dal progetto presentato da Autopark Fino, che punta a realizzarlo in cordata con la società Smc di Montano Lucino (Como), scuola di motociclismo fondata in collaborazione con il campione del mondo Jorge Lorenzo e il padre Chico.

La protesta

Il vicinato è fermamente contrario: «Chiediamo che la proposta venga assoggettata a valutazione di impatto ambientale», scrivono i sottoscrittori. «Ai sindaci dei comuni di Paese e Quinto di Treviso, ai quali è data la responsabilità della salute dei rispettivi cittadini e territori, oltre che il compito di salvaguardarne e incrementarne la qualità e i valori paesaggistici, chiediamo che osino immaginare un futuro migliore per questa zona, rispetto alla quale questo progetto ci sembra evidentemente incompatibile per la vicinanza insanabile con le abitazioni; per la prossimità al Parco naturale regionale del fiume Sile; per l’inadeguatezza della viabilità di accesso che non può essere modificata se non alterando il contesto di una vicina villa storica (Casa Lin Altana, ndr); perché porterebbe ulteriori irreversibili danni a un territorio già pesantemente penalizzato».

A firmare questa netta presa di posizione contro il progetto sono famiglie residenti nei comuni di Paese, Quinto e Morgano. Il fronte che già nel 2022 si era opposto alla vendita dell’area (di proprietà pubblica) da parte del Comune di Paese e che ne chiedeva la riconversione a parco ora che si concretizza l’ambizioso progetto dei privati, si è dunque ulteriormente allargato.

Secondo i residenti il rombare di go-kart, motocicli e il via vai dei vari clienti (sono previsti anche campi da padel) mal si concilia con il tranquillo contesto agricolo e residenziale della zona.

«Questo è un intervento da zona commerciale o produttiva fatto in piena campagna, che stravolgerebbe inevitabilmente il sistema agricolo e naturalistico circostante», si legge nelle loro osservazioni. E ancora: «Se realizzato questo progetto non solo porterà danni per sempre alla salute dell’ambiente e di chi vi abita ma porterà anche ad una svalutazione economica delle abitazioni esistenti e ne condizionerà il futuro: chi risarcirà questi danni?».

La politica

A sollevare pesanti dubbi sono anche i consiglieri comunali: «Il progetto prevede di realizzare un impianto la cui attività prevede rumore sette giorni su sette, dalle 9 alle 24, oltre che inquinamento atmosferico e luminoso», scrive nella sua osservazione Luca Miglioranza per conto del gruppo consigliare della lista civica di opposizione “Per Quinto”, che fa anche notare «l’aumento di traffico con peggioramento di tutte le problematiche conseguenti in via San Bernardino già in situazione estremamente critica a causa dei camion diretti allo stabilimento San Benedetto».

I gruppi di minoranza del comune di Paese, capitanati da Giuliana Donadi, citano inoltre l’articolo 8 della convenzione europea sui diritti umani e una recente sentenza della corte di Cassazione relativa alle emissioni acustiche. Nel chiedere l’attivazione di una procedura di Via fanno notare l’inadeguatezza delle mitigazioni previste dal progetto.

La scuola di motociclismo e il circuito motoristico in aperta campagna, per un investimento di circa 4 milioni di euro, nell’ex cava da 33 mila metri quadrati di superficie, potrebbe trasformarsi in una corsa a ostacoli.

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