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Quanto costa mettersi a dieta

Alimenti «light» o proteici e trattamenti estetici contro i chili messi su durante le ferie. Senza contare la «croce» dell’autunnale iscrizione in palestra... Gli italiani non badano a spese per recuperare la forma. E c’è chi ci guadagna.

Il tam-tam comincia da Ferragosto. Il 15 agosto rappresenta comunque lo spartiacque della stagione estiva. Dribblata questa data si entra subito in modalità ripresa autunnale anche se le temperature sono ancora da spiaggia. L’industria del post vacanze si mette in moto in anticipo. Ed è un vero assedio, condotto a 360 gradi, su ogni tipo di media e sulla Rete. L’obiettivo è far sentire chi ha appena disfatto la valigia, assolutamente inadeguato ad affrontare la quotidianità cittadina. Perché è appesantito dai pranzi e cene delle ferie, ha la chioma distrutta dalla salsedine, la pelle maculata dal sole, qualche ruga in più. Insomma, a dar retta alle campagne di marketing dell’industria dell’estetica e del fitness, la vacanza anziché giovare, fa male. Di conseguenza, per «recuperare», ci sono mille soluzioni purtroppo anche tutte costose. Si comincia dal peso. L’estate, si sa, lascia in eredità qualche chilo di troppo. A ridosso di settembre, si moltiplica il battage pubblicitario sui nuovi tipi di diete (si veda il servizio successivo che racconta efficacia e spesa per quella «del Dna»), sponsorizzate da personaggi noti, a garantirne l’efficacia.

La Sima, Società italiana di medicina ambientale, ha stimato che il business del cibo dietetico vale 14 miliardi di euro. Secondo l’Italian Barometer Obesity Report, in Italia le persone in eccesso di peso sono più di 25 milioni, e circa sei milioni - pari al 12 per cento della popolazione - sono a tutti gli effetti obesi. Il marketing però spesso fa sentire grasso anche chi non lo è. Solo per gli integratori alimentari, la spesa nel nostro Paese ha raggiunto i 4,5 miliardi di euro, come dice il rapporto «Integrazione alimentare: stato dell’arte e nuove evidenze scientifiche», promossa da Integratori & Salute, realtà che fa parte di Unione Italiana Food.

Quanto costa mettersi a dieta? I conti li ha fatti Federconsumatori, mettendo a confronto il prezzo dei prodotti «normali» con quelli «light» e «proteici». Per esempio il pane proteico si aggira in media sui 10,37 euro al chilo contro i 4,60 di quello tradizionale; la pasta 14,80 euro (contro i 3,19 di quella convenzionale). Sensibile la differenza nei biscotti: dai 3,79 euro al chilo di quelli delle caratteristiche più comuni si arriva ai sei euro al chilo per quelli light e ai 12,96 euro al chilo per quelli proteici, cioè il 242 per cento in più. La farina può rincarare anche del 607 percento: quella proteica costa 4,95 euro al chilo contro gli 0,70 di quella 00. Ad incidere non è tanto la materia prima quanto la domanda, secondo la legge di mercato. Sempre l’associazione dei consumatori fa notare che spesso questi prodotti sono in confezioni più piccole, per rendere l’acquisto più accessibile e meno evidente il divario, secondo la pratica commerciale della «shrinkflation». Rapportando però i prezzi alle medesime quantità la differenza si rileva eccome.

Un passaggio dall’esperto di alimentazione diventa quasi un imperativo dopo le ferie. Il prezzo medio di una prima visita da un nutrizionista è di 97 euro, e 155 da un dietologo, a cui vanno aggiunti gli appuntamenti di controllo (rispettivamente, sempre secondo l’associazione, 50 e 65 euro). Un percorso di sei mesi con un nutrizionista, con una prima visita e cinque controlli mensili, costa mediamente 347 euro mentre per il dietologo la cifra sale a circa 480 euro. Il tariffario varia in base alle città con Roma, Milano e Torino che, secondo le tabelle di Nutridoc, risultano più care. Alcuni professionisti offrono anche visite online e pacchetti risparmio se ci si impegna di fare un percorso di tre/sei mesi. Con un investimento di 300-400 euro si possono perdere i chili accumulati durante il relax, assicurano gli esperti.

Ma c’è chi ha poca pazienza per le diete e ricorre a numerosi trattamenti di bellezza, confidando in soluzioni miracolistiche come suggerisce la pubblicità. Molto di moda è la criolipolisi, una terapia di medicina estetica non chirurgica che permette di ridurre il grasso localizzato, soprattutto su addome, cosce e fianchi, sottoponendolo a temperature molto al di sotto dello zero. Si basa sul principio termico secondo cui il tessuto adiposo, se congelato, si riduce. Nei mesi successivi, all’applicazione i «frammenti adipocitari» vengono eliminati attraverso sistema linfatico, intestino e fegato e lo spessore dello strato grasso diminuisce. Il prezzo di un intervento è di circa 750 euro (sono necessarie più sedute), ma può variare a seconda della zona da trattare e dei centri medici. Funziona? Più per le tasche di chi la fa, che per chi vi si sottopone se non si segue un regime alimentare corretto. Altro «intervento» assai richiesto, contro cellulite e rilassamento cutaneo è la radiofrequenza. Il costo per le gambe è di circa 180 euro a seduta, per il viso di 130 euro.

Il mercato del dopo-estate è comunque dominato in assoluto dalla cosmesi. Creme, scrub, sieri, esfolianti, rivitalizzanti, la gamma dei prodotti è infinita come i miracoli che promettono. I prezzi vanno da poche decine a centinaia di euro se i brand sono blasonati. Ma le creme sono solo il primo passo. L’abbronzatura, specie quella senza protezione adeguata, lascia in eredità macchie e rughe. Ormai è noto ma il richiamo per la pelle da spiaggia è troppo forte. Così appena il color mattone comincia a sbiadire si corre dal medico estetico. I trattamenti sono infiniti. La biorivitalizzazione, ovvero le ormai note punture di collagene e vitamine, va da 170 a 220 euro a seduta. Un peeling per rimuovere le cellule morte dopo lunghe esposizioni al sole, arriva anche ai 200 euro. Infine i filler per rimpolpare labbra e zigomi e tornare in ufficio con l’illusoria sensazione di qualche anno in meno, partono da circa 250 e toccano i 400 euro. Il pressing pubblicitario è assillante e il mercato dei «venditori di bellezza facile» a costi esagerati, è sterminato.

«Bisogna fare attenzione alla pubblicità ingannevole di chi promette miracoli. La pelle andrebbe curata durante tutto l’anno con la prevenzione, che peraltro ha costi accessibili a tutti» afferma Emanuele Bartoletti, presidente della Società di medicina estetica e direttore della Scuola internazionale di medicina estetica della Fondazione Carlo Alberto Bartoletti di Roma. «Ci dev’essere un approccio clinico serio basato su un check-up cutaneo in grado di dire lo stato di salute della pelle, se il sole ha alterato il film idrolipidico della pelle, cioè misurare la quantità di sebo e di idratazione, e se si sono formate macchie. Solo dopo, possono essere prescritti trattamenti adeguati. Ripeto: la correzione va fatta se c’è bisogno e con interventi mirati. La prevenzione è fondamentale e deve diventare una routine della salute di ognuno».

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