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«Falda danneggiata dagli scavi» Esposto e petizione dei residenti

Sbuca una falda d’acqua durante gli scavi per la realizzazione di un’ecopiazzola a Cittadella, si allaga tutto e alzano i decibel della protesta i residenti di via Verdi, dietro lo stadio Tombolato: hanno lanciato una raccolta firme e presentato un esposto contro la realizzazione del contenitore di rifiuti interrato.

Nella segnalazione inviata alle autorità locali e regionali, i cittadini manifestano serie preoccupazioni per i potenziali rischi ambientali associati all’opera, in particolare riguardo alla contaminazione della falda acquifera superficiale presente nell’area interessata dai lavori.

La protesta arriva mentre sta prendendo forma all’ombra delle mura l’iniziativa delle ecopiazzole: si tratta di innovativi strumenti per conferire i rifiuti attraverso contenitori interrati, ai quali si accede mediante ecocard, una carta magnetica consegnata a ogni utente.

A Cittadella ne sorgeranno una in viale del Cimitero, lato sud, una al confine con Tombolo – che andrà a servire anche il territorio di San Giorgio in Bosco – e una appunto sul lato nord del parcheggio dello stadio della squadra granata a servizio della tribuna est.

L’investimento è di 2 milioni di euro, i fondi sono quelli del Pnrr. Ma soldi o non soldi, in via Verdi si dice “no” : il punto centrale della protesta è la presenza di una falda acquifera freatica ad appena 4 metri e mezzo di profondità.

Ad eseguire i lavori è Etra Spa. La segnalazione dei problemi è arrivata all’Ispra a Roma, e poi alla Regione, all’Arpav, alla Provincia, alla Prefettura, al Ministero dell’Ambiente, al Consiglio di Bacino del Brenta e all’Usl 6 Euganea.

Nel loro j’accuse, gli abitanti fanno notare che le prove di carotaggio avrebbero dovuto essere eseguite prima di iniziare a scavare «a profondità maggiori e comunque utili a evitare l’operare di fattori naturali». E criticano «una palese carenza se non insufficienza dell’attività preparatoria e istruttoria, nonché una grave assenza di adeguata valutazione dei presupposti fattuali e tecnico-giuridici».

Peraltro «l’esistenza di una falda acquifera a livello poco profondo rispetto alla quota campagna era una circostanza nota a tutti i tecnici interessati al progetto» essendo una circostanza emersa nel corso di un incontro in municipio l’8 luglio scorso.

Temono, in particolare, «la spinta e l’aggressione dell’acqua di falda contro le strutture interrate, con problemi di stabilità e durata» perché «non è dato sapere se la progettazione delle strutture per la raccolta di vetro, carta, secco non riciclabile e plastica abbia tenuto conto dell’agire della falda» e paventano il «possibile inquinamento della falda freatica o acquifera in caso di scioglimento dei rifiuti, se non adeguatamente impermeabilizzati, a contatto con l’acqua».

Fra le sostanze, si temono ovviamente i Pfas. Si fa notare peraltro che in via Verdi in molti utilizzano pozzi artesiani privati per l’innaffiamento di giardini, aiuole e orti, e ad essere utilizzata è proprio l’acqua di falda, di cui si vuole evitare «il possibile inquinamento delle acque e il pericolo per la salute umana».

I firmatari dell’esposto chiedono alle autorità competenti di valutare le possibili alternative, compresa la non realizzazione dell’intervento.

Nel nome dei diritti costituzionali alla salute e all’integrità ambientale sollecitano «un tempestivo intervento e una verifica in merito» e sollecitano misure e provvedimenti «sia di natura amministrativa che penale», compreso il sequestro preventivo del cantiere.

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