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Radwan, la prossima tempesta su Israele

Nel Libano filo-iraniano, una milizia sceltissima di Hezbollah si prepara a sferrare l’attacco al territorio ebraico. È composta da soldati d’élite, super addestrati e con armi modernissime, pronti a imboccare tunnel molto più vasti di quelli visti a Gaza per sbucare alle spalle delle difese nemiche. Al precipitare degli eventi, saranno loro la minaccia più grande.

«Il Libano è a un passo. Hezbollah addirittura ci filma e può spararci addosso in qualsiasi momento. Davanti a noi c’è la brigata Radwan, addestrata per infiltrarsi in Israele e ripetere il 7 ottobre». Cesare Funaro, romano doc, fucile mitragliatore a tracolla e uniforme verde oliva da combattimento, monta la guardia a Sasa. Il kibbutz evacuato dagli abitanti, ma con una nutrita squadra di protezione, che non molla, a mille metri dai giannizzeri filo iraniani. Funaro è convinto che «l’attacco è inevitabile. Siamo sotto tiro da mesi. Il timore è che non sappiamo da dove arriverà. Potrebbero esserci anche dei tunnel (ne sono stati scoperti sei, nda), che permetterebbero a Hezbollah di spuntare alle nostre spalle».

La forza Radwan, corpo d’élite del Partito di Dio libanese, composta da veterani che si sono battuti nella guerra civile in Siria, è la bestia nera degli israeliani sul fronte Nord. Dozzine di razzi e droni vengono lanciati ogni giorno sulla Galilea scatenando la risposta in profondità sul Libano (115 solo il 20 agosto). Il giorno prima i caccia con la stella di Davide hanno bombardato gli arsenali sciiti nella valle della Beqaa. Il 18 agosto scorso un drone ha incenerito Hussein Ibrahim, uno dei comandanti della forza Radwan, mentre si spostava in motocicletta nel sud del Libano. Il 20 agosto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, incontrando i militari della 36esima divisione dispiegati davanti ad Hezbollah ha dichiarato: «Il nostro centro di gravità si sta spostando da sud a nord».

Il nocciolo duro del reparto scelto di Hezbollah è composto da cinquemila uomini, ma secondo Ely Karmon «le forze terrestri ben addestrate a disposizione di Hassan Nasrallah (il leader del Partito di Dio, nda) sono 15-20mila. I veterani hanno combattuto in Siria con l’appoggio militare russo almeno a livello di copertura aerea». L’esperto dell’Istituto internazionale per l’antiterrorismo di Herzliya conferma che «l’obiettivo di Radwan è un attacco folgorante su più direttrici terrestri nel nord di Israele. Ci sono anche dei video di propaganda che annunciano questa strategia». Negli ultimi due filmati di Hezbollah pubblicati sempre in agosto si esaltano i combattenti Radwan, che assomigliano ai corpi speciali occidentali per equipaggiamento e il modo tattico di muoversi sul terreno.L’ultima clip di Ferragosto è impressionante: sempre le forze di élite aprono un gigantesco portellone in acciaio all’ingresso di un dedalo di tunnel, che percorrono in moto. Quelli di Gaza per dimensioni e lunghezza sono bazzecole. Il video riprende una vera e propria base sotterranea, l’Imad 4, con colonne di camion lanciamissili che avanzano nelle gallerie fino ad una botola che si apre come i silos delle forze nucleari delle grandi potenze.

I corpi speciali di Hezbollah hanno ereditato il nome di battaglia «Hajj Radwan» da Imad Mughniyeh, il leggendario comandante militare degli sciiti libanesi ucciso dal Mossad nel 2008 in Siria. Lo stemma sull’uniforme è un cedro, simbolo del Libano, sormontato da un leone ruggente e dalla spada del cugino del profeta Maometto. La scritta sull’insegna significa «potente punizione» per mano di Allah. All’inizio la forza Radwan era composta da 2.500 uomini addestrati dall’unità speciale Sabeerin dei Pasadaran conosciuta come «commando 6». Un dossier dell’Alma center, centro studi della Galilea che monitorizza la guerra d’attrito con Hezbollah, ha radiografato i corpi speciali del Partito di Dio. «I combattenti, attentamente selezionati, sono addestrati come tiratori scelti, ma anche a utilizzare armi anticarro, al combattimento corpo a corpo, all’impiego di esplosivi, alla raccolta di intelligence e al lancio dei droni» si legge nel rapporto. E, come i corpi speciali di tutto il mondo, a «resistere in caso di cattura».

La componente iniziale è cresciuta con reparti indicati solo da numeri, Unit 501, 502, 801, 802 divisi in piccole squadre di sette-dieci uomini disseminate a chiazza di leopardo in Libano con case sicure, arsenali e sistemi di comunicazione autonomi. La segretezza è un dogma, ma le Forze di difesa israeliane (Idf) sono riuscite ad eliminare una decina di comandanti di Radwan dal 7 ottobre fino allo scorso giugno. Il capo operativo dell’intera forza, Wassam Hassan al-Tawil, sarebbe morto nell’esplosione del suo veicolo l’8 gennaio scorso. In passato era stata annunciata l’uccisione del fondatore, Haytham «Ali Tabataba’i», ma forse è sopravvissuto e ha ancora sulla testa una taglia di cinque milioni dollari messa dagli Stati Uniti. Uno dei sistemi per individuare gli ufficiali di Radwan è la sorveglianza con i droni dei funerali dei «martiri» del corpo d’élite, dove si presentano i comandanti.Nella guerra d’attrito sul fronte Nord, che rischia di sfociare in un conflitto totale, si contano già 7.500 razzi, droni o missili anticarro lanciati da Hezbollah e quattromila attacchi dal cielo o con l’artiglieria degli israeliani in territorio libanese. In Libano sono stati uccisi dai raid 400 combattenti oltre a un centinaio di civili. Nel nord di Israele le vittime dei bombardamenti sono una cinquantina, meno della metà militari.

L’equipaggiamento delle forze Radwan comprende le migliori armi occidentali, come le mitragliette Heckler & Koch di ultima generazione, ma pure gli anticarro russi Rpg 29, nome in codice «vampiri», o i fucili da cecchino iraniani. I corpi speciali di Hezbollah utilizzano come copertura sul terreno i Verdi senza frontiere, organizzazione registrata a Beirut come Ong ecologista che spegne incendi e pianta alberi. In realtà i «volontari» e i loro posti di osservazione servono a Radwan per raccogliere informazioni sulle difese israeliane al confine. Gli «attivisti» hanno tentato di intralciare la costruzione del muro lungo la frontiera con la scusa dell’impatto ambientale. nIn una foto pubblicata nel dossier di Alma center si vede Ali Ahmed Hasin, comandante di un’unità Radwan, con capellino e occhiali per non venir riconosciuto, vicino alla recinzione fra Libano e Israele. Gli stessi caschi blu della Unifil vengono a volte respinti dai Verdi senza frontiere per evitare che entrino in zone dove Radwan ha stabilito basi.

Alma center sottolinea che i possibili piani di attacco della «tempesta» Radwan in Israele prevedono cinque fasi. La prima è un bombardamento massiccio di razzi, missili e droni suicidi dal Libano; la seconda fase punta a neutralizzare i sistemi di sorveglianza elettronica israeliana lungo il muro di divisione tra gli Stati, che però non copre l’intera frontiera, l’apertura di brecce e l’infiltrazione di commando attraverso tunnel scavati sotto il confine. La fase 3 è di fatto l’«invasione» soprattutto con quad e motociclette adatti al territorio collinare. Le ultime due fasi prevedono il blocco delle principali strade, che non sono molte, l’assalto a villaggi e kibbutz di confine con la presa di ostaggi oltre ad imboscate e trappole esplosive per intralciare l’intervento delle truppe nemiche. Gli israeliani hanno già schierato due divisioni al nord per fronteggiare scenari così drammatici e non mancano piani di attacco preventivo. L’11 agosto scorso la 646esima brigata ha svolto esercitazioni al confine nord con scenari di guerra totale. In una fascia di cinque chilometri sono state evacuate per sicurezza da 43 centri ben 60 mila persone. Agli inizi di agosto, poi, Sadek Al-Naboulsi, accademico di Hezbollah, ha proclamato che Radwan entrerà nella «Palestina occupata» e che «la bandiera di Hezbollah sventolerà sulle montagne della Galilea e sulla cupola della moschea di Al-Aqsa» a Gerusalemme.

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