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Lubiana fa togliere i toponimi storici a Capodistria, scoppia la protesta

CAPODISTRIA. Decisioni e comportamenti antistorici, a danno della locale Comunità italiana e di tutti quanti i cittadini capodistriani. Si va arroventando la situazione a Capodistria legata alla vertenza sulle tabelle con gli antichi odonimi utilizzati nei secoli scorsi, targhe contestate negli ultimi tempi da privati cittadini e definite – da parte dell’ Ispettorato nazionale per la cultura – in violazione della legge sull’uso della lingua slovena. Da Lubiana sono stati lanciati strali in direzione della città costiera per quello che nella capitale è stato definito il mancato rispetto del bilinguismo sulle tabelle di colore oro, collocate in diverse piazze e vie di Capodistria.

Tabelle capovolte

Il Comune, per bocca del sindaco Aleš Bržan, visti gli inutili tentativi di convincere gli ispettori a non rimuovere le tabelle contestate, ha ordinato alle maestranze della competente azienda municipalizzata di voltarle, per non far vedere i nomi di odonimi e personaggi storici, preferendo così non smantellarle come pretendevano i funzionari di Lubiana. «Interpretiamo la delibera sulla rimozione delle tabelle come un gesto ostile – ha dichiarato il sindaco alla Voce del Popolo – che cerca di modificare la nostra identità culturale. Non abbiamo rimosso le tabelle, ma le abbiamo girate come forma di protesta».

I nomi storici

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Il Comune, assieme alla Comunità nazionale italiana, aveva fornito informazioni particolareggiate sul progetto delle targhe con gli odonimi storici, sulla sua importanza per i cittadini e per il territorio. Tutto inutile. C’era stata anche una riunione con esponenti del dicastero della Cultura, il che aveva fatto ben sperare (si parlava di un accettabile compromesso tra le parti), salvo poi venire tradita, Capodistria, dalla rigidità di chi ha ordinato la rimozione delle targhe. Nonostante fossero stati spiegati agli ispettori gli scopi del progetto, le fonti utilizzate per i toponimi nati ai tempi dell’Impero austroungarico, non è cambiato nulla. Gli uomini di Lubiana si sono mostrati decisi a portar via le contestate tabelle.

Danno politico e morale

Il presidente dell’Unione Italiana, Maurizio Tremul, ha diffuso un comunicato parlando di procedura legittima, ma giuridicamente in grado di provocare un danno politico e morale incommensurabile. «Le targhe con i toponimi storici collocate al contrario – ha scritto Tremul – con il vuoto etico che comunicano, sono la pietra tombale sulla presenza storica, autoctona degli Italiani in queste terre». «È la devastante sconfitta della ragione e della politica nella sua accezione più alta e nobile – così Tremul nella sua nota –. Reputo più che giustificata, legittima e aderente allo spirito della legge in materia la collocazione delle targhe con i toponimi storici nella forma e nella dicitura in cui sono state collocate dalla municipalità capodistriana».

Gli antichi odonimi

Tremul, nel ribadire che la Cni è tornata, dopo anni di invisibilità, a fare politica vera, effettiva, a tutti i livelli, ha aggiunto che si dovrebbe imparare dai vicini in questo campo, definiti virtuosi. «Da Buie a Valle, i toponimi italiani sono diventati nomi ufficiali di vie e piazze, senza traduzioni antistoriche e storicamente false. C’è poi l’ esempio di Fiume, con le sue targhe contenenti gli odonimi storici. Se lavoreremo tutti assieme, questo lembo dell’Istria in Slovenia troverà soluzione con la ricollocazione autentica e originaria degli antichi odonimi».

Violazione dei diritti acquisiti

Il deputato italiano al Parlamento di Lubiana, Felice Žiža, ha inviato lettere al presidente della Repubblica Nataša Pirc Musar, e al premier Robert Golob, per scongiurare la palese violazione di diritti acquisiti. Il vicesindaco di Capodistria, il connazionale Mario Steffè, ha chiesto l’urgente intervento del governo, il consigliere comunale di Capodistria, Alberto Scheriani, ha puntato invece il dito contro la municipalità, accusandola di non saper proteggere la storia degli italiani di queste terre, tesi condivisa da Roberta Vincoletto, presidente della Can di Capodistria e consigliere comunale.

Da parte sua, Damian Fischer, presidente della Commissione comunale per la toponomastica, ha asserito che si è ostaggi di un burocrate, che non presta ascolto alle particolarità contemplate dalla competente legge e che tutelano i diritti delle comunità autoctone, come quella italiana.

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