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Il libro. De Gasperi, lo Scudo e la Croce: una lezione impegnativa che i democratici di oggi non riescono a digerire

Alcide De Gasperi è stato l’uomo che ha sbarrato la strada ai comunisti e ai socialisti del Fronte popolare, permettendo all’Italia di rimettersi in piedi dopo la sconfitta nel secondo conflitto mondiale e l’immane tragedia, tutta interna alla Nazione, della guerra civile. Ed evitò, anche successivamente, che l’appena nata Repubblica democratica, piombasse nuovamente nelle spirali dello scontro fratricida con chi, allora, guardava con ammirazione al regime di Stalin, ai suoi metodi e al suo ateismo istituzionale.

De Gasperi: uno dei più grandi statisti del Novecento

Basterebbero soltanto questi due ingredienti per vedere in Alcide De Gasperi uno dei più grandi statisti del ventesimo secolo. Su questo dovrebbe convergere un consenso unanime: che in parte c’è – per carità! –  ma non come si dovrebbe. Gli eredi diretti della Democrazia cristiana, oggi per lo più stipati nel Partito democratico assieme agli ex Pci di una volta, è vero, lo ricordano: senza tuttavia il trasporto sentimentale che si dovrebbe a un uomo di tale statura.

A 70 anni dalla morte si poteva fare di più

Insomma: a settant’anni dalla morte, avvenuta il 18 agosto del 1954, si poteva fare molto di più. Come uscite editoriali, come dibattito pubblico o come eventi commemorativi. Invece, la data è scivolata via senza particolare attenzione tra i bollettini meteo del caldo estivo. Peccato. Sarà per la prossima volta.

Dai cantieri culturali della destra conservatrice arriva però un tributo che può aiutare a ridurre molte distanze. Ed è un bene che sia così. Si tratta di Lo Scudo e la Croce. L’impegno dei cattolici in politica per i tipi di Historica. Un’antologia di scritti e discorsi che definiscono il perimetro valoriale entro il quale si muoveva lo storico leader della Dc.

Uno dei padri veri dell’Europa

De Gasperi andrebbe ricordato non soltanto per le capacità di traghettare un’Italia sull’orlo del collasso dalla Monarchia alla Repubblica, ma anche per essere stato uno dei padri – assieme a Robert Schuman e Konrad Adenauer – di un’unità europea che oggi stenta a riconoscere le proprie radici morali e culturali.

Radici cristiane, ovviamente, occultate a favore di liturgie burocratiche spesso poco rispettose della identità e volontà popolari.

Un dettaglio che però non sfugge a Papa Francesco che, nei contesti continentali, ha più volte ricordato lo sforzo dei leader di tre paesi che fino a non pochi anni prima si erano dati guerra. Un modo per sottolineare, per chi è attento ai dettagli, che, all’attuale Pontefice, l’Europa così com’è non piace.

Un esempio di vita e di correttezza

La lezione di De Gasperi evidentemente non è più di moda in Italia e stenta a essere rievocata perché troppo impegnativa e scomoda, anche tra chi condivide con lui la medesima matrice popolare e la stessa fede (almeno sulla carta).

Il fondatore della Dc è e resta uno dei più fulgidi esempi di cattolici in politica: morigerato, equilibrato, deciso e – allo stesso tempo – rispettoso della parola data, anche con gli avversari.

In tal senso, può risultare una valida testimonianza la lettera scritta al capo dei comunisti nostrani, Palmiro Togliatti, nell’aprile del 1946, nel pieno di una campagna elettorale durissima, ma davanti la prospettiva concreta di scrivere insieme la Carta costituzionale.

De Gasperi, allora, chiedeva al suo concorrente correttezza, ma soprattutto chiarezza ideale: “Caro Togliatti: non si tratta né di te né di me, ma di un’antitesi che supera le nostre persone. L’onestà politica esige che tu e io segnaliamo con franchezza tale contrasto a quegli elettori ai quali chiediamo un voto di fiducia; né la sincera professione della nostra fede ci impedirà che ciascuno dia il contributo che gli è proprio alla evoluzione politica del paese”.

Una vita esemplare

Una postura da galantuomo lontana mille miglia dai pastrocchi attuali di chi intende blindare le istituzioni anche da sconfitti, facendo finta che gli impegni presi davanti agli elettori, una volta dentro il Palazzo, siano emendabili o addirittura stravolti. “Alcide De Gasperi – ricorda Pasquale Ferraro – è stato il timoniere accorto e deciso nell’affrontare la tempesta, con lo stile e l’eleganza che è sola degli uomini il cui unico interesse è la consapevole certezza d’esser uomini al servizio della Nazione”.

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